Il Tribunale boccia i magistrati di Potenza Ingiustificato il 70 per cento degli arresti

Per il Riesame, gran parte dei provvedimenti di custodia cautelare è sbagliata. Per questi errori lo Stato deve risarcire 700mila euro all’anno. Le critiche del procuratore generale

Anna Maria Greco

da Roma

Clemente Mastella e Antonio Di Pietro sono ministri dello stesso governo, ma come si sfiorano fanno scintille. È successo su decreto o ddl per sospendere la riforma Castelli, si replica sul tema delle intercettazioni. Il botta e risposta è al vetriolo.
Attacca il ministro alle Infrastrutture ed ex-magistrato, sempre pronto a difendere la categoria. Il collega Guardasigilli vuole regolamentare l’uso delle intercettazioni con un decreto legislativo e chiede un aiuto alla Cdl? «Mi preoccupa non poco - commenta Di Pietro al Gr3 -. Che cosa vuole dimagrire, visto che Mastella parla di bulimia? Se l’abuso di pubblicazioni, allora senz’altro sì, se l’uso delle intercettazioni per combattere il crimine, allora no. Sarebbe come limitare l’uso di uno strumento diagnostico, la tac, per paura di scoprire una malattia. Ma se c’è un tumore, meglio saperlo per curarsi».
Il titolare della Giustizia non prende bene il commento: «Se Di Pietro vuole fare il ministro al mio posto - replica da Napoli Mastella - si accomodi. La smetta di fare il giudice in modo permanente. Se ognuno interviene sulle responsabilità degli altri diventa una babele. Mi sono un po’ rotto le scatole del fatto che intervenga ogni volta che c’è una questione che mi riguarda. Il ministro della Giustizia sono io!».
Il Guardasigilli ha già spiegato che le intercettazioni sono «fondamentali» sul piano investigativo e nessuno vuole mettere in discussione la loro utilità nella lotta alla criminalità organizzata. Il problema è la divulgazione, precisa, di «quello che trasuda al di là, che non c’entra nulla con gli elementi probatori e con gli accertamenti che vengono fatti in fase investigativa». Insomma, quello che interessa mediaticamente, ma non penalmente e che nutre periodicamente i mass media, con uno scandalo dopo l’altro.
Il partito di Mastella attacca Di Pietro. «Si occupi di Tav o autostrade - scrive Il Campanile, quotidiano Udeur - non è tollerabile che, da ministro, continui a indossare la toga». Mauro Fabris chiede l’intervento di Prodi per «zittirlo» e Stefania Craxi di Fi lo definisce «cane da guardia del giustizialismo». La lite Mastella-Di Pietro è «allucinante», per Gianfranco Rotondi della Democrazia cristiana.
Oggi l’Autority della Privacy discuterà delle intercettazioni e la prossima settimana la commissione Giustizia del Senato avrà probabilmente la questione in calendario al secondo punto, dopo il ddl del Guardasigilli sulla sospensione di parti della riforma Castelli. Anche se tra i due poli si cercano intese, Mastella constata che per ora l’accordo non c’è: in sostanza, la Cdl spinge per limitarle e l’Unione si oppone. Il ministro spiega che un buon punto di partenza potrebbe essere il testo sui reati di stampa e la diffamazione presentato dal centrosinistra due legislature fa (quello delle manette ai giornalisti). La proposta dell’Udeur alla Camera inasprisce le regole sulla pubblicazione delle intercettazioni e le sanzioni a pubblici ufficiali, editori e giornalisti.
Sull’aereo per Mosca il premier Romano Prodi, dice che delle intercettazioni legate all’arresto di Vittorio Emanuele l’ha colpito la «strumentalizzazione» e il «disprezzo» per le donne. Interviene anche Silvio Berlusconi: ciò che sta succedendo è una «barbarie» e ci vuole una legge che limiti la possibilità di intercettazioni. Duri i coordinatori di Fi, Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto, che parlano di «ondata di indebita diffusione» e di «emergenza democratica». L’azzurro Niccolò Ghedini, dopo l’arresto di Raffaele Fitto legato a nuove intercettazioni, chiede che Mastella riferisca in Parlamento sui provvedimenti per evitare abusi. Per Maurizio Gasparri di An ci sono tutti i presupposti per un decreto-legge. Il leghista Roberto Castelli si rallegra che l’Unione si avvicini alle posizioni della Cdl.
Ma Margherita, Verdi, Rosa nel pugno e Sdi sono contrari al provvedimento d’urgenza, il Prc è possibilista.

Il Ds Cesare Salvi difende l’utilità delle intercettazioni, pur criticando gli abusi. Fieg e Fnsi rifiutano nuovi «bavagli» alla stampa. «La tutela del segreto istruttorio non spetta ai giornalisti ma ai pubblici ufficiali», avverte il presidente emerito Francesco Cossiga, che ha presentato un ddl.

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