Troppo United per Ancelotti: il Manchester a un passo dal titolo

Il sogno del Chelsea di battere il Manchester per agganciarlo in vetta dura 37 secondi: tanto ci mette Hernandez per sbloccare la partita. Poi il raddoppio di Vidic, inutile il 2-1 finale firmato da Lampard. United a +6 sui Blues a due partite dal termine: basta un punto per festeggiare

Bastano 37 secondi per trasformare il Teatro dei Sogni nel Tempio della Realtà. Quella che vuole il Manchester United ormai a un passo dal suo 19esimo titolo inglese: vittoria per 2-1 sul Chelsea all'Old Trafford, assalto respinto e una ventata di ottimismo anche in chiave europea. Perché se i Red Devils giocano con questa intensità, anche la finale di Champions League contro il Barça dei miracoli potrebbe riservare sorprese.
Trentasette secondi, dunque, durano le possibilità di Ancelotti di agguantare il primo posto. Sotto di tre punti, galvanizzati dall'improvviso stop dello United in casa dell'Arsenal, i Blues devono vincere per raggiungere la vetta. Invece si trovano improvvisamente a fondo valle. Pronti, via, passaggio in profondità a cercare Hernandez, David Luiz si addormenta tenendo in gioco il bomber messicano e per di più «cicca» pure l'intervento in scivolata: al Chicharito non resta che infilare Cech. Non è ancora finito il primo giro d'orologio e Ferguson già può sentirsi di nuovo campione d'Inghilterra.
Il colpo è di quelli da ko, la squadra di Ancelotti non reagisce. Anzi, subisce l'esuberanza atletica dei Diavoli Rossi, riposati dopo il generale turnover contro lo Schalke. La manovra del Manchester è fluida, la condizione esplosiva. Valencia vola sulla destra e innesca Rooney, che con due diagonali da fuori prima impegna Cech, poi sfiora il palo. Il Chelsea è bloccato: Lampard gira a vuoto, Essien arranca, Kalou è una farfalla. Solo Drogba ci prova due volte su punizione, ma Van der Saar è attento. Ancelotti non trova un antidoto, i suoi sono macchinosi e confusi. E soprattutto ballano la rumba in difesa, dove prima Park e poi ancora Hernandez sfruttano le chiusure approssimative di Luiz. Già, proprio il centrale difensivo giunto a peso d'oro dal Benfica a gennaio è l'anello debole del muro blu. Mentre l'altro costosissimo gioiello di calciomercato, Torres, languisce in panchina.
Certo, gli acquisti di Abramovic sono stati disastrosi sul piano del rendimento, ma la sensazione è che la squadra intera sia bolsa e cotta. Ne è la prova la facilità con cui lo United trova il fondo, sia con Valencia sia con il redivivo Giggs, che al 23' salta secco Kalou e mette in mezzo un cross al bacio per Vidic, che fa secco Ivanovic (fallosissimo e graziato dall'arbitro per le ruvidezze su Rooney) e di testa fa 2-0. Il resto del primo tempo sono assalti senza costrutto del Chelsea, che impegna in un paio di occasioni il portiere olandese dello United.
La ripresa si apre con Ancelotti che cerca di cambiare l'inerzia della partita affidandosi a Ramires e a Torres. E in effetti i risultati non tardano ad arrivare, nonostante un colossale rigore per fallo di mano non concesso allo United. È Lampard a riaprire il match a metà del secondo tempo, ma è un fuoco di paglia. Già, perché sono ancora i padroni di casa a sfiorare il 3-1 con Rooney ed Hernandez, che si divorano quattro occasioni perdendo tempo al momento della conclusione.
Ma non succede più nulla: all'Old Trafford finisce 2-1 e ora i Red Devils possono concentrarsi sulla finale di Champions di Wembley, dato che per la certezza matematica del titolo basterà un punto nelle prossime due partite (in trasferta con il Blackburn e in casa con il Blackpool). Titolo che assumerebbe anche un significato particolare, in quanto consentirebbe allo United di staccare il Liverpool e diventare così il club più vincente della Premiership.

In ogni caso, se il Manchester vincesse entrambe le prossime partite arriverebbe a 82 punti, una quota che nelle ultime sei stagioni non sarebbe stata sufficiente neppure ad arrivare secondi: un dato che testimonia come questo campionato sia stato più combattuto del solito.

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