Trump inventa la laurea per chi vuol essere milionario

Oltre 160mila ragazzi iscritti all’ateneo virtuale del magnate americano che promette ai giovani un futuro a molti zeri. Per il momento continua ad arricchirsi lui

da New York

Ottantamila iscritti a New York, in fila per entrare nell’immensa sala conferenze del Javits Center. Trentaquattromila a Boston, che compravano il biglietto sotto una pioggia torrenziale. Sessantaquattromila matricole a San Francisco, venute ad ascoltare il nuovo professore: Donald Trump.
Se i politici hanno perso lustro, se di profeti non se ne vede nemmeno l’ombra, se i talk-show televisivi sono ormai ripetitivi e hanno ben poco da insegnare, gli americani hanno invece trovato nel «signore dei grattacieli e dei casinò» il nuovo profeta. Da lui vanno a imparare come diventare miliardari, come far soldi e vivere felici. Il Paperon de’ Paperoni di New York non si tira indietro: vista la gigantesca ambizione, peraltro mai nascosta, questo nuovo ruolo di professore del dollaro gli piace. Centinaia di migliaia di persone, ogni giorno s’iscrivono on-line alla virtuale Trump University, sperando di laurearsi e diventare anch’essi, come il leggendario Donald, miliardari e perfetti self-made men all’americana.
Adesso che New York offre, come ogni anno, uno spettacolo natalizio senza eguali al mondo, l’immensa folla di turisti si snoda lungo la Quinta Strada e si sofferma a vedere l’albero di Natale del Rockefeller Center; ma la vera ressa è nella splendida lobby di marmo rosato del Trump Building: gente di tutto il mondo viene a farsi fotografare accanto alla figura di cartone di un Donald sorridente, l’indice puntato quasi a ripetere l’odioso refrain che il suo reality show, The Apprentice ha reso famoso: «You are fired!». Cioè, sei licenziato. Uno slogan che secondo le statistiche è la terza frase televisiva più famosa dall’invenzione del piccolo schermo.
«Non male!», sorride Trump, nato il 14 giugno 1946 nel Queens, a New York, è appena diventato padre per la quarta volta con Melania, la terza consorte: una modella che definisce «la moglie perfetta». «Se poi aggiungiamo che The Apprentice a gennaio tornerà sulla rete Nbc ed è ancora il reality show più seguito dopo sei stagioni; se diciamo anche che il mio nuovo libro, Why we want you to be rich, è in testa alle classifiche dei best seller; se ricordiamo che la rivista Crain ha scritto che la Trump sarebbe la holding privata di maggior successo di New York, be’, devo ammettere che il 2006 è stato un anno meraviglioso».
I suoi capelli, col quel riporto tinto, esagerato e odioso che è cresciuto al passo col suo carisma di uomo più ricco della città, sono gli stessi che aveva negli anni Novanta quando stava per fallire, risucchiato in un buco di un miliardo di dollari. Ma lui aveva le banche in pugno: andando a fondo, avrebbe trascinato nel baratro anche loro. Così è rimasto miracolosamente a galla negli anni neri del mercato immobiliare di una New York in cui le case costavano sempre meno. Poi, appena il real estate ha ripreso quota, Trump ha risalito la china per gettarsi sui casinò di Las Vegas e Atlantic City; dopo aver lasciato la prima moglie, Ivana, divenuta famosa per le appassionate love story con alcuni playboy italiani, ha sposato un’attricetta della Georgia, da cui ha divorziato in un battibaleno. E ha fatto del suo nome un marketing da miliardi, tra la sua linea aerea (la Trump Air, che non c’è più) e la flotta di elicotteri, le bottigliette d’acqua Trump Water e la linea di abiti da golf.
Così non c’è da stupirsi che oggi, appena compiuti sessant’anni, Donald si stia riciclando nel ruolo di professore; anzi di profeta, di insegnante, di guru. Come accadeva una volta, nella Magna Grecia, all’arrivo di un grande filosofo, anche lui tiene banco negli immensi anfiteatri americani, spiegando al pubblico il segreto del suo successo.
Che, secondo lui, è banalissimo: «Dovete fare quello che vi piace. Avere passione. Se vi pagano bene ma odiate il vostro lavoro lasciatelo, magari fate la fame ma trovate qualcosa che vi piaccia». Gli applausi scrosciano e lui accenna un lieve inchino. La Learning Annex, che lo invita regolarmente a parlare, lo paga un milione di dollari per un’ora di conferenza: un onorario che lo mette al di sopra di Bill Clinton, di Colin Powell e degli astronauti della Nasa.
«Nemmeno io riesco a giustificare tutto questo interesse per le mie lezioni e per la Trump University ma sono contento», sorride. Ammette di aver imparato il mestiere da suo padre, che sessant’anni fa aveva costruito le prime palazzine per famiglie meno abbienti a Brooklyn. Gli avevano fruttato miliardi. «Sono felice che la gente voglia educarsi. L’istruzione è alla base di tutto. Il mio messaggio non si riferisce solo ai soldi, che pure sono importanti, ma a tutta una filosofia di vita che porta alla felicità. Mio padre, per esempio, lavorava tutto il giorno, anche il sabato e la domenica, ma era soddisfatto. Il lavoro era la sua vita».
È possibile, allora, diventare milionari semplicemente ascoltando Donald? «Un momento, bisogna avere una certa abilità. Come nello sport, come nel baseball, se non sai colpire bene la palla non sarai un campione. Alla gente non piace sentirselo dire ma per fare l’imprenditore servono certe qualità. Quali? Una, soprattutto: non arrendersi mai. C’è gente che mi dice che possiede mille dollari e mi chiede come investirli. Certo, sono pochini... ma li aiuto, perché la prima mossa è fondamentale». Finora il professor Trump ha «creato» vari milionari, anche se preferisce non svelarne l’identità. «I giovani americani sono molto, molto intelligenti», sorride.
I suoi studenti imparano queste regole basilari: mai seguire i consigli della gente sulla carriera da intraprendere, fidatevi dell’istinto. «Dicevano che dopo l’11 settembre downtown sarebbe rimasta una città fantasma, nessuno voleva comperare ma ho investito un milione di dollari per acquistare la palazzina al 40 di Wall Street. Oggi ne vale 400». Chiedetevi sempre se potete fare meglio. Cercate di incontrare gente di successo, businessmen, scrittori, esperti e fatevi dare qualche consiglio. Preparatevi alla perfezione prima di ogni negoziato. Fissatevi dei minimi e dei massimi. Iscrivetevi a un corso di recitazione: il business dipende soprattutto dalla vostra performance.

Leggete i giornali, dovete conoscere il mondo per far soldi. Imitate gli uomini di grande successo, studiatene le stile e i risultati.
«Ovviamente, io sono il perfetto caso da analizzare», sorride Donald, con una vena di humour. «Iscrivetevi ai miei corsi e capirete».

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