Tuffi

Martedì sera Tania Cagnotto pensava di essere uscita dal tunnel. La medaglia d’oro nel trampolino da un metro doveva rappresentare la luce per lei che, inaspettatamente, aveva dichiarato di sentirsi intimidita dalla notorietà e dalle pressioni che l’hanno investita dopo gli allori degli ultimi anni. «Ho rotto il ghiaccio, ora posso pensare a divertirmi», esultava Tania pochi istanti dopo essersi presa il sesto titolo europeo. Invece i vecchi fantasmi sono tornati nella gara a lei più congeniale, il trampolino da tre metri, la specialità che nei suoi sogni dovrebbe portarla alla medaglia olimpica a Londra e che l’anno scorso a Roma le ha regalato un bronzo (nel singolo) e un argento (in sincro) mondiali.
Ottima nelle qualificazioni del mattino, chiuse in prima posizione, discreta nel primo tuffo di finale che l’ha lanciata subito in testa alla classifica. Ma mentre si accendevano i riflettori sulla piscina dell’Isola Margherita, sulla gara della bolzanina è piombato il black-out. Irriconoscibile, Tania si è trovata a combattere più con se stessa che con le avversarie. Il secondo salto al limite della sufficienza (un 6 e due 5.5) l’ha fatta scivolare al quinto posto, a 15 punti dalla testa della classifica, la terza rotazione ne ha di fatto chiuso la gara con mezz’ora di anticipo: 4, 4, 3.5, le cifre dell’improvvisa e inaspettata resa. È comprensibilmente ostico tuffarsi quando tutti ti chiedono l’oro. Ancor di più lo è quando ti presenti sul trampolino e sei staccata di oltre 50 punti da chi conduce la gara. E così anche il quarto salto, più che un tuffo è stato un buco nell’acqua, un nebuloso filotto di 4 e mezzo, troppo poco per chi è abituata a viaggiare su livelli «cinesi».
«Dalle stelle alle stalle - dice a denti stretti la Cagnotto - non mi aspettavo certo di finire cosi. Si vede che non era giornata. Mi dispiace perché stavo bene fisicamente, speravo di poter sopportare meglio la luce artificiale. Ma è la prima volta che gareggiamo così tardi, e ho avuto problemi ad orientarmi. Certo c’è stata anche un po’ di pressione, sapevo di essere la favorita, non so cosa sia successo. Arrabbiata? Forse sono più delusa, ma davvero non lo so».
E pensare che sarebbe bastata una gara normale per arrivare all’oro, vinto dalla russa Bazhina con 324 punti, uno score tutt’altro che inarrivabile. Le è bastato non commettere errori per lasciarsi dietro le avversarie che si sono tuffate più per non vincere che per puntare al colpo grosso: dalla terza in poi, tutte le atlete hanno dovuto fare i conti con almeno un salto sotto la sufficienza. La Cagnotto, che in pratica ha sbagliato tre salti su cinque, ha concluso le sue rotazioni una sessantina di punti lontana dall’oro, il bronzo dell’ungherese Barta è rimasto però distante «solo» 28 lunghezze: le sarebbe bastato un errore in meno per salire quantomeno sul gradino più basso del podio. «Peccato perché se avesse ripetuto i tuffi delle eliminatorie avrebbe vinto senza problemi» il rammarico di papà Giorgio che però non cerca alibi: «siamo fatti così, esagerati nel bene e nel male».


Il futuro della Cagnotto ora è un grosso punto di domanda: qual è la vera Tania? Quella che si tuffa con sicurezza dal metro e si porta a casa una medaglia d’oro in apparente semplicità o quella che sul trampolino non riesce a controllare la tensione e ne esce stritolata? Oggi tornerà sul trampolino da tre metri con Francesca Dallapè (undicesima e altrettanto irriconoscibile ieri) nel sincro. In coppia sono campionesse europee e vice-campionesse del mondo in carica. Hanno avuto solo una notte di tempo per resettare gambe e, soprattutto, mente: sarà bastato?

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