Tunisi - Perde subito pezzi il governo di unità nazionale del premier Mohammed Ghannouchi che traghetterà la Tunisia alle prossime elezioni mentre le strade di Tunisi e di altre città del Paese sono ancora teatro di proteste e scontri. Sotto accusa le scelte del nuovo premier di dare comunque spazio a diversi esponenti dell’Rcd, il partito di del presidente destituito Ben Ali. Il principale sindacato del paese, l’Unione per il Lavoro (Uggt), che contava tre uomini nel nuovo governo, ha ritirato i suoi tre ministri. Successivamente si sarebbe dimesso anche Mustafa Ben Jaafar, neo ministro della Salute, capo del Forum del Lavoro e Libertà, uno dei tre esponenti dell’opposizione mentre Al Jazira ha smentito le voci riguardo a una dipartita della regista cinematografica Moufida Tatli.
Ancora scontri nella Capitale Poco prima la polizia aveva disperso nel centro di Tunisi un corteo con molti esponenti dei sindacati e con alla sua testa personaggio di spicco del movimento islamista Ennahdha, messo al bando dal vecchio regime: Sadok Chourou, 63 anni, scarcerato lo scorso ottobre dopo 20 anni. Mentre andava in scena la manifestazione, Ennahdha annunciava il boicottaggio delle prossime elezioni presidenziali. Nessun candidato a presidente ma partecipazione alle legislative, la posizione del movimento islamista moderato. Migliaia di manifestanti si sono riversati per le strade di Tunisi e di altre città del paese prima delle dimissioni dei tre ministri per protestare contro la presenza nel governo ad interim di esponenti del partito dell’ex presidente. In più di una occasione la polizia ha disperso i manifestanti con lanci di lacrimogeni. In mattinata erano arrivate notizie di incidenti causati dalle milizie vicine a Ben Ali e sono stati uditi colpi d’arma da fuoco.
Il ritorno del leader della sinistra Dovrebbe arrivare a Tunisi nelle prossime ore Moncef Marzouki, leader del Cpr, partito della sinistra laica illegale sotto il regime di Ben Ali, da anni in esilio in Francia, che ieri ha parlato di "farsa". Ghannouchi intanto ha respinto le critiche al suo nuovo governo. Ha affermato che i ministri "hanno le mani pulite" e hanno "sempre agito nell’interesse del Paese" Ha promesso che "tutti coloro" che hanno avuto un ruolo nella repressione della protesta popolare "ne risponderanno davanti alla giustizia". La lista dei ministri comprende rappresentanti della società civile e tre leader dei partiti di opposizione, due dei quali senza rappresentanza parlamentare. Non c’è spazio però per i partiti dichiarati illegali da Ben Ali. Cresce intanto la preoccupazione che la protesta si allarghi ad altri Paesi africani.
In Egitto si sono verificati, dopo quello di ieri, altri due roghi umani. Episodi analoghi erano accaduti poche ore prima in Mauritania ed Algeria, dove oggi ’e stato un disoccupato 36enne padre di sei figli a darsi fuoco: il quinto nell’ex colonia francese.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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