La Turchia torna in piazza per bloccare l’islam

da Ankara

La Turchia laica e che non ha paura torna in piazza sulla costa egea. A Manisa, a Marmaris, a Cannakkale. Ancora decine di migliaia di persone, ieri, si sono radunate per le strade per ribadire gli stessi concetti: «La Turchia è laica e resterà laica» e «Proteggiamo la Repubblica». Moniti che sono arrivati alla vigilia del nuovo tentativo per fare eleggere Abdullah Gul, candidato del partito al governo islamico-moderato, alla presidenza della Repubblica. La stessa carica che fu di Mustafa Kemal Atatürk, fondatore dello Stato moderno. Oggi il Parlamento turco si riunisce. Le probabilità che Erdogan riesca ad avere 367 deputati presenti in aula sono poche, ma il premier non vuole lasciare nulla di intentato.
Dall'altra parte, però, una folla vivace e composta gli ha fatto capire che non ha intenzione di arretrare nemmeno di un centimetro. Migliaia di bandiere e di striscioni, ironici ma sempre con garbo. «Questi siete voi e questi siamo noi», recita uno e si vedono da una parte il premier Recep Tayyip Erdogan e Abdullah Gul vestiti da mullah e dall'altra Atatürk con persone in abiti occidentali. La terza «Marcia per la Repubblica», organizzata dall'Associazione per il pensiero di Ataturk, è arrivata dopo il milione di persone di Ankara il 14 aprile (e che il governo turco ha cercato di minimizzare) a soprattutto dopo l'imponente raduno di Istanbul del 29 aprile, dove il milione di presenze è stato superato abbondantemente. Il prossimo 13 maggio sarà la volta di Smirne, sempre sulla costa egea. A Cannakkale, gli oltre 400 poliziotti schierati non hanno avuto nulla da fare, se non guardare una manifestazione colorata e in uno dei luoghi dov'è più forte la memoria del Padre della Patria. Uno dei cortei ha sfilato a Manisa perché questa località è città natale del Presidente del Parlamento, Bulent Arinc, da sempre ritenuta una delle personalità più conservatrici dell'Akp, il partito guidato da Erdogan. La gente è passata a poche centinaia di metri dalla sua abitazione, ma non ci sono state contestazioni o momenti di tensione. A dimostrare, nel caso ce ne fosse ancora bisogno, che c'è una parte di Turchia laica, democratica e anche rispettosa.
Lo stesso non si può dire della situazione politica. In un Paese ormai spaccato in due fra laici e islamici e dove la tensione cresce di giorno in giorno, il governo sta cercando in tutti i modi di imporre il suo candidato alla Presidenza della Repubblica e, nel frattempo, manda avanti una riforma che cambia alcuni punti salienti della Costituzione. Due giorni fa, non senza prima una contrattazione degna di un bazar di Istanbul, il partito di maggioranza si è conquistato l'appoggio del Partito della Madre Patria (Anavatan), fondamentale per portare avanti il suo progetto politico. La bozza della legge è stata approvata ieri dalla Commissione parlamentare, non senza momenti di grande tensione fra maggioranza e opposizione. I quotidiani locali dicono che nei prossimi giorni potrebbe passare a tempo di record anche in Parlamento. I punti salienti sono l'elezione diretta del Presidente della Repubblica e la diminuzione del quorum per dare luogo alle votazioni. Giusto perché l'Akp non abbia più l'incubo del numero legale che ha bocciato il suo candidato.
L'iter costituzionale è complesso e soprattutto, almeno per la prima versione della legge, l'attuale, ultra laico e già compianto presidente della Repubblica Ahmet Necdet Sezer è pronto a intervenire. Il popolo turco potrebbe anche essere chiamato a decidere con un referendum. A quel punto la data delle elezioni anticipate, fissata per il 22 luglio, slitterebbe. Ma per il momento rimangono tutte ipotesi.

Di certo si sa solo che oggi Abdullah Gul, moglie velata e un passato da militante in due partiti islamici alla spalle, torna in parlamento per cercare di diventare capo di uno Stato laico e democratico. E che una parte di quello Stato non lo vuole.

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