Lady Diana ha vissuto una vita breve ma piena, fatta di esperienze, incontri, momenti felici, ma anche sofferenze da cui trarre insegnamento. In 36 anni, la principessa ha saputo reinventarsi più volte, è caduta, ma è riuscita anche a rialzarsi. Ha conosciuto personaggi che hanno scritto pagine di Storia, affascinato milioni di ammiratori in tutto il mondo e trascorso gran parte del proprio tempo sotto i riflettori. È diventata una delle personalità più famose e chiacchierate di sempre. Talvolta abbiamo l’impressione di sapere tutto di lei e che ogni cosa sulla sua esistenza sia già stata scritta e detta. Da una certa prospettiva ciò potrebbe corrispondere a verità. Noi conosciamo benissimo la principessa Diana.
Cosa possiamo dire, invece, riguardo a Diana Spencer, la contessa timida che faceva la maestra ed è diventata un’icona? Dov’è finita quella giovane? Schiacciata sotto il peso dei gioielli della Corona, oppure ben nascosta dietro al personaggio ma onnipresente? Ridurre un’intera vita in un libro, in un film o in un articolo di giornale è impossibile, soprattutto se parliamo di Lady Diana. Eppure ci sono aneddoti poco conosciuti su di lei che potrebbero farci avvicinare di più alla maestrina dai capelli biondi che temeva le telecamere.
Attraverso i piccoli gesti quotidiani, le scelte in apparenza poco interessanti, i microscopici errori di percorso che tutti commettono ogni giorno, possiamo incontrare una Diana diversa, che non aveva bisogno di paparazzi, né di finzioni per essere semplicemente se stessa. Oltre i vestiti e le tiare c’era una donna che non molti hanno avuto la voglia e il tempo di conoscere sul serio.
Da ballerina a principessa
Prima di diventare la principessa del Galles, Lady Diana fu un’adolescente come tante altre, alle prese con i problemi tipici di quell’età. Come ricorda il magazine Elle, furono dei precettori a impartire lezioni private alla piccola contessa Spencer fino a quando non ebbe compiuto 9 anni. Nel mondo dell’aristocrazia è sempre stata una pratica piuttosto comune far istruire i figli a casa e la famiglia di Diana non faceva eccezione. Solo dopo il divorzio dei genitori la futura principessa iniziò a frequentare la Riddlesworth Hall a Norfolk. A 12 anni, invece, venne iscritta nell’esclusiva West Heath School. Purtroppo Diana non fu la classica “studentessa modello”. Lasciò la West Heath School dopo aver fallito per 2 volte gli esami. Il padre provò a iscriverla in una scuola svedese, ma lo scarso rendimento spinse Diana a ritirarsi anche da lì.
Nonostante i problemi con la scuola la giovane contessa non si diede per vinta e iniziò a lavorare come baby sitter e donna delle pulizie (ebbene sì, Lady Diana fu anche una colf). Riuscì a diventare maestra alla Young England School. Amava moltissimo i bambini e con loro si sentiva a proprio agio. Tuttavia Diana, da ragazza romantica e sognatrice qual era, coltivava una bruciante passione per la danza: desiderava con tutta se stessa diventare una ballerina professionista e per riuscirci aveva studiato danza classica fin da bambina. Il suo sogno si infranse durante l’adolescenza. Il primo di molte altre chimere che avrebbero finito per spezzarle il cuore. Diana, infatti, era troppo alta per poter aspirare a una carriera di danzatrice.
Nonostante la cocente delusione la contessina non smise mai di amare il ballo e divenne una delle principali sostenitrici del National Ballet. Aveva due vezzi che mantenne per tutta la vita: adorava vestirsi di rosa ed era ghiotta di pudding. Il suo chef personale a corte, Darren McGrady, raccontò che la principessa scendeva sempre in cucina per assaggiarne un po’.
A 19 anni si fidanzò con Carlo, principe di Galles ed erede al trono d’Inghilterra. Si dice che l’unione tra i due giovani fosse fortemente caldeggiata non solo dalla Queen Mother, ma anche dalla nonna di Diana, Ruth Fermoy. Ruth, infatti, fu per circa 40 anni dama di compagnia e confidente della madre di Elisabetta II, che la reputava una donna coscienziosa, oltre che un’amica fedele.
Il fidanzamento tra Carlo e Diana durò solo un anno, poiché la Royal Family esercitava continue pressioni sul principe, affinché si decidesse a prender moglie e a dare un erede alla Nazione. Al momento delle nozze lo sposo aveva 32 anni, 12 in più della sposa.
I due si erano conosciuti nel 1977, durante una battuta di caccia. All’epoca il giovane Windsor frequentava la sorella maggiore di Lady Diana, ovvero Lady Sarah. La famiglia reale, però, orientò la scelta dell’erede al trono sulla più timida e in apparenza manipolabile, quartogenita degli Spencer. Secondo quanto riferito da Cosmopolitan, fu soprattutto il principe consorte Filippo, marito della regina Elisabetta, a spingere Carlo tra le braccia di Diana. Prima delle nozze, però, i futuri sposi poterono incontrarsi soltanto 12 volte.
Diana scelse il suo anello di fidanzamento da un catalogo di gioielli della collezione Garrard: uno zaffiro da 12 carati, circondato da 14 diamanti su una montatura in oro bianco. Di solito preziosi di questo tipo, destinati a una futura principessa, vengono creati su misura. Diana, però, si innamorò del gioiello a prima vista e non vi fu modo di dissuaderla. Molti anni dopo il principe William, primogenito di Carlo e Diana, avrebbe regalato quell’anello all’amata fidanzata e futura sposa Kate Middleton. Da simbolo di una unione sfortunata, lo zaffiro sarebbe divenuto emblema di un matrimonio felice e di un amore destinato a durare.
Il matrimonio di Lady Diana
Una delle prime immagini che ci vengono in mente quando pensiamo a Lady Diana è quella di una ragazzina dalla pelle candida, molto magra, che si avvia lungo la navata centrale della Cattedrale di Saint Paul, pronta a sposarsi con l’uomo che, ne è quasi certa, l’adorerà per tutta la vita. Era il 29 luglio 1981 e le nozze tra il principe Carlo e Diana furono le prime a essere trasmesse in diretta televisiva. 800 milioni di persone si erano sintonizzate davanti alla televisione per seguire la favola di una giovane nobildonna che stava per promettere al suo principe azzurro eterno amore. La sposa indossava una stupenda creazione degli stilisti David ed Elizabeth Emanuel: un abito color avorio di taffetà in seta e pizzi (uno dei quali antichissimo e comprato all’asta, affinché la sposa potesse avere il proverbiale “qualcosa di vecchio”), impreziosito da 10mila perle per un valore finale di circa 9mila euro. Lo strascico lungo 7,62 cm, degno di una futura regina, causò parecchi problemi al padre di Diana, che riuscì solo dopo alcuni tentativi a farlo entrare per intero nella carrozza in cui sedeva la figlia.
Gli Emanuel commentarono così il loro lavoro:“Un abito destinato a passare alla Storia, ma creato secondo il gusto di Diana”. Così avvenne. Il vestito nuziale della giovane Lady D., al pari di quello indossato da Grace Kelly, sarebbe stato copiato da spose più o meno celebri ma ugualmente ansiose di vivere il loro personale incanto a lieto fine.
Gli ospiti erano abbagliati dalla bellezza ancora acerba e dall’innata eleganza della principessa, ma anche dalla meravigliosa tiara posata sul suo capo. Si trattava della “Queen Mary’s Lover’s Knot” ed era stata realizzata nel 1912 per la regina Mary con 19 perle a forma di goccia.
Pochi sanno, però, che l’emozionatissima Diana rischiò di rovinare il suo abito versandoci sopra del profumo. Come riporta Elle la sua truccatrice rivelò che Lady D. prese la boccetta della sua fragranza preferita, “Quelques Fleures”, e se ne spruzzò qualche goccia sui polsi. Inavvertitamente, però, il profumo finì anche sull’abito, macchiandolo.
Hola.com riferisce che era troppo tardi per rimediare al danno, così Diana fu costretta a nascondere la piccola chiazza con il bouquet e con le mani. Deve esserci riuscita molto bene, poiché quel giorno nessun fotografo o giornalista parve accorgersi di nulla e l’aneddoto rimase celato per anni. Quando la sposa arrivò in chiesa gli stilisti si accorsero che il loro capolavoro di alta sartoria era completamente sgualcito. Elizabeth Emanuel confessò: “Sapevamo che avrebbe potuto spiegazzarsi un po’, ma quando l’ho vista arrivare a Saint Paul e abbiamo notato le pieghe, mi sono sentita svenire”.
Ricordate la giovinetta paffutella che veniva fotografata e additata come la futura sposa dell’erede al trono d’Inghilterra? Quel 29 luglio non ve ne era più traccia. Diana dimagrì moltissimo in vista del matrimonio e gli Emanuel dichiararono che ci vollero 15 prove per rendere il vestito perfetto. Ogni volta, infatti, gli stilisti dovevano stringere il corpetto. Nel documentario “Charles and Di: The truth behind their wedding” Elizabeth Emanuel aggiunse che Diana era diventata “sottile come una modella”. Inoltre pare che la principessa fosse alta quanto Carlo e temesse che i tabloid evidenziassero la cosa in modo troppo sfacciato. Clive Shilton, il designer che creò le scarpe della sposa per il matrimonio, disse: “La sua più grande preoccupazione era quella di apparire più alta del principe Carlo e, poiché in effetti era alta ben 1,78 cm, le scarpe dovevano avere il tacco basso”. Elle svela anche un altro dettaglio intrigante: sembra che sulla suola di una scarpa fosse incisa l’iniziale di Carlo e sull’altra quella di Diana.
La nuora della regina Elisabetta non poté scegliersi le damigelle: furono tutte imposte dalla royal family e accuratamente selezionate tra le eredi delle dinastie più in vista. Tra loro figurava persino la pronipote di Winston Churchill.
Prima delle tanto chiacchierate infrazioni al protocollo di Meghan Markle, fu Diana a rompere la tradizione, evitando di pronunciare nella promessa nuziale la formula di obbedienza nei confronti del marito. Durante la cerimonia avvennero perfino due gaffe figlie dell’eccessiva emozione: Lady Diana si rivolse al principe Carlo chiamandolo Philip Charles, mentre il suo vero nome è Charles Philip. Lo sposo, invece, dimenticò di baciare la sposa alla fine della funzione.
La coppia tagliò la torta nuziale a 5 piani realizzata in 14 settimane dalle forze navali con gli stemmi e le iniziali di Carlo e Diana. In realtà, però, di torte ne erano state preparate ben 27, per deliziare il palato dei 120 invitati al banchetto che si svolse a Buckingham Palace, dopo la cerimonia a cui avevano partecipato oltre 2000 tra capi di Stato, teste coronate e diplomatici di tutto il mondo. Quando Lady Diana sposò l’erede al trono aveva solo 20 anni e sembrava la candidata perfetta al futuro ruolo di regina consorte: giovane, bella, di famiglia aristocratica, dolce e, soprattutto, vergine. La mancanza di esperienza influì molto sul destino della principessa, portando alla luce le insicurezze insite nella sua indole e che avevano caratterizzato la sua adolescenza.
Il rapporto con la matrigna
La stampa ha sempre parlato poco del rapporto tra Lady Diana e la matrigna, Raine Spencer, eppure si tratta di una parte molto importante della vita della principessa. I tabloid sostengono che tra le due donne vi fosse astio e gelosia, ma alcuni aneddoti potrebbero ribaltare completamente questa teoria. Edward John Spencer e Frances Ruth Burke Roche, visconti di Althorp e genitori di Diana, divorziarono quando la figlia aveva solo 7 anni. La madre se ne andò con il suo amante, Peter Shand Kydd, mentre il padre ottenne la custodia dei figli. Proprio in quel difficile periodo, come precisa il magazine Marie Claire, Edward John conobbe Raine contessa di Dartmouth.
Raine era figlia di Alexander McCorquodale e la celebre scrittrice di romanzi rosa Barbara Cartland. Forse il nome di quest’ultima non dirà nulla ai giovani di oggi, ma per gli appassionati di letteratura romantica, la Cartland fu un vero e proprio pilastro (una sorta di Liala inglese, per intenderci) con più di 700 romanzi all’attivo. Anche i genitori di Raine divorziarono quando lei aveva solo 7 anni, ma Barbara sposò il cugino del marito e, così, il cognome rimase inalterato. Raine, invece, convolò a nozze la prima volta a 19 anni, nel 1948, con Gerald Humpry Legge, conte di Darthmund, ma il matrimonio finì con un divorzio nel 1976. Subito dopo la nobildonna sposò Lord Spencer e divenne la matrigna dei suoi figli.
All’epoca Diana aveva 15 anni, età complicata per antonomasia. Suo padre era divenuto conte nel 1975, con la morte del patriarca Albert Spencer. La vita della famiglia Spencer sembrava scorrere tranquilla, ma i pettegolezzi non tardarono a farsi strada tra le mura dei palazzi aristocratici. Si disse che i figli di John chiamassero la matrigna “acid Raine”, giocando con le parole inglesi “acid rain”, ovvero “pioggia acida”.
Quando Diana entrò in abito bianco nella chiesa di Saint Paul, Raine non c’era: accanto al conte Spencer, invece, sedeva la madre di Diana. Tanto bastò ai tabloid per sostenere che tra la principessa del Galles e la sua matrigna scorressero fiumi di odio. La vita di Diana venne setacciata palmo a palmo e il Daily Mail riportò una notizia gravissima, ma mai confermata: durante un furioso litigio Diana avrebbe spinto Raine giù per le scale. Ribadiamo, però, che non vi sono prove dell’accaduto. Inoltre, a distanza di così tanti anni, capire davvero come siano andate le cose è quasi impossibile.
Nel 1978 il conte Spencer ebbe un’emorragia cerebrale e la sua salute ne rimase minata per sempre. Quando il marito recuperò le forze, Raine ebbe l’idea di ristrutturare la dimora di famiglia ad Althorp. Per farlo, racconta ancora Marie Claire, vendette numerose opere d’arte degli Spencer. Diana e i suoi fratelli presero malissimo la notizia, ma non poterono opporsi alla volontà della matrigna.
Nel 1992 Lord Spencer morì d’infarto a seguito di una polmonite. Raine fece i bagagli e andò via da Althorp, per evitare che la sua scomoda presenza creasse dissidi in famiglia. Degli insider rivelarono un dettaglio che potrebbe essere emblematico del rapporto tra la matrigna e la principessa di Galles: al momento del trasloco pare che Lady Diana abbia ordinato di togliere i vestiti di Raine dalle valigie con lo stemma degli Spencer e infilarli in sacchi di plastica. La donna, comunque, iniziò una nuova vita con un’eredità di 4 milioni di sterline e la proprietà di una villetta a Mayfair, Londra.
Se la storia si fermasse qui, potremmo supporre che il rapporto tra la principessa e Raine non fosse proprio idilliaco, come spesso accade in casi del genere. Nel 2012, però, accadde qualcosa di inaspettato. Un ex autista degli Spencer tentò di vendere delle lettere private scritte da Lady Diana. In una di queste, indirizzata proprio alla matrigna, la principessa affermò: “Papà è fortunato ad aver avuto te”. Una frase sconvolgente. Diana e Raine non erano nemiche giurate? È possibile che il loro rapporto sia mutato col tempo, oppure che non sia mai stato così terribile come lo dipinsero i giornali? Purtroppo non possiamo dare una risposta certa.
I tabloid, però, scoprirono anche un altro aneddoto interessante, che getta non pochi dubbi sul presunto rancore tra le due nobildonne. Quando Diana si separò da Carlo, nel 1992, non cercò sostegno e conforto in sua madre, bensì in Raine. Fu quest’ultima che la aiutò e consolò in uno dei momenti più tristi della sua vita. Diana le dimostrò tutta la sua gratitudine in una lettera in cui scrisse: “Grazie un milione di volte per il tuo supporto e i tuoi consigli”.
Se acredine e astio vi erano mai stati tra Lady Diana e la sua matrigna Raine, ormai sembravano solo un brutto ricordo. In più i giornali concordano sul fatto che anche tra la principessa e la nonna “acquisita”, Barbara Cartland, vi fosse un solido legame basato sul rispetto e sull’amicizia. Un altro dettaglio importante: Raine non parlò mai con i giornalisti di Lady Diana. Nessuna rivelazione scabrosa, nessun pettegolezzo in merito alla vita e ai problemi della figliastra uscirono mai dalla sua bocca. Prima di morire, nel 2016, riuscì perfino a rientrare in possesso delle lettere che l’ex autista degli Spencer aveva tentato invano di vendere. Infatti la casa d’aste che ne venne in possesso, la JP Humbert del Northamptonshire, le riconsegnò alla legittima proprietaria e destinataria: la discreta Raine.
L’incontro con Madre Teresa e l’impegno umanitario
Lady Diana non divenne famosa unicamente come icona di stile, ma anche per il suo impegno umanitario. La propensione a occuparsi dei più deboli la fece amare in tutto il mondo, ma le attirò anche numerose critiche e frecciate avvelenate.
Iniziò le sue battaglie sociali quando era ancora sposata con il principe Carlo. In particolar modo si interessò alla sorte dei bambini poveri in Africa, alla spinosa questione delle mine antiuomo e ai malati di HIV. Proprio la campagna di sensibilizzazione nei confronti delle vittime dell’AIDS le avrebbe scatenato contro l’ira della regina Elisabetta. Durante una visita in un ospedale, Lady Diana strinse la mano di un malato. All’epoca, come spiega il magazine Express, non si conoscevano bene le modalità di trasmissione della malattia e si reputava che un semplice contatto, come una stretta di mano appunto, bastasse per trasmetterla. Diana venne immediatamente convocata dalla regina, che la redarguì aspramente per il suo comportamento ritenuto avventato. Nel documentario Netflix del 2017, “The Royal House of Windsor, la guardia del corpo Ken Wharfe raccontò di aver visto la principessa in lacrime dopo il colloquio e rivelò: “Mi capitò di essere lì quando Diana terminò l’incontro con la regina e stava piangendo. Chiesi ‘cosa le è accaduto?’ E lei rispose: ‘Oh, non crederai mai a ciò che è successo’. Proseguì: ‘La regina ha detto, perché non ti occupi di qualcosa di più leggero? Qualcosa di più piacevole?’”.
Lady Diana, però, non voleva seguire la via “tradizionale”, già segnata da altre principesse e sovrane, per quel che concerneva l’impegno in favore dei più deboli. Continuò a fare ciò in cui credeva, pur bersagliata dalle polemiche e dalle invettive.
Con la separazione da Carlo nel 1992, Diana perse il trattamento di “altezza reale”, ma non il titolo di principessa di Galles. Pensò, dunque, di usare la sua immagine per proseguire le opere di beneficenza intraprese negli anni. Nonostante le insicurezze, sentiva dentro di sé una irrefrenabile spinta a reinventarsi, a evolvere come donna per crearsi un futuro tutto suo, staccandosi il più possibile dalla famiglia reale. Proprio in quel frangente fece un incontro speciale con un personaggio straordinario: Madre Teresa di Calcutta.
Come racconta Luciano Regolo nel suo libro “L’ultimo segreto di Lady Diana”, la principessa e la Santa si videro per la prima volta il 19 febbraio 1992 nel convento in via Casilina 222. Parlarono per circa 30 minuti, ma nessuno seppe mai cosa si dissero. Mary C. Johnson, ex suora ora docente accademico che collabora con testate del calibro del Washington Post e del New York Times, raccontò nel libro: “…Anche se la visita di Diana, privata e non annunciata pubblicamente, era programmata per il 14, i fotografi si accalcarono fuori dai cancelli del convento…già prima dell’alba…La Madre condusse Diana nella stanza, un piccolo ufficio-camera da letto, appena fuori dall’edificio. Io aspettai all’esterno, sorvegliando la porta…”.
Solo un fotografo venne autorizzato a immortalare l’incontro. Poi Madre Teresa accompagnò Diana nella cappella dove pregarono insieme. Dopo l’evento il cardinale Angelo Comastri mise in guardia Madre Teresa, rivelandole il concreto rischio che i media potessero strumentalizzare la sua figura e quella della principessa del Galles. La risposta della Santa non si fece attendere: “Io non ho mai incontrato la principessa Diana, ma l’infelice Diana, è una cosa molto diversa”.
Madre Teresa di Calcutta si affezionò molto alla fragile Lady D. e sembra che quest’ultima trasse la forza e l’incoraggiamento per portare avanti il suo impegno umanitario proprio dall’incontro con la suora di Calcutta.
Forse fu proprio ricordando le parole della Santa che Lady Diana riuscì ad attraversare un campo minato in Angola nel 1997. La lotta contro le mine antiuomo condotta Jody Williams, la fondatrice del movimento “Campagna Internazionale per il Bando delle Mine Antiuomo” e coadiuvata dalla principessa, riuscì ad attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su un problema politico e sociale di difficilissima risoluzione.
Diana ebbe il merito di affrontare un tema che pochi altri avevano avuto l’audacia di toccare. Le immagini di Lady D. con l’elmetto e il giubbotto antiproiettile, mentre cammina lentamente in una zona non ancora sminata, comparvero su tutti i giornali e i telegiornali. Molti la accusarono di incoscienza ed esibizionismo, ma le critiche non la fecero desistere dal continuare la sua battaglia. Diana spiegò alla BBC che l’Angola deteneva la più alta percentuale di persone amputate nel mondo (1 su 333) e che la conseguenza della guerra civile nel Paese (1975-2002) aveva causato una catastrofe umanitaria.
Jody Williams e il suo movimento contro le mine antiuomo conquistarono il premio Nobel per la Pace nel 1997 ma Lady Diana, purtroppo, non fece in tempo ad assistere a questa vittoria.
Il vestito della vendetta
La storia di Lady Diana può essere raccontata anche attraverso i suoi abiti e i suoi gioielli: il vestito da sposa simbolo di speranza e amore eterno che ereditarono William e Harry al compimento dei 30 anni (il fratello di Diana lo consegnò loro il 15 settembre 2014, giorno in cui il secondogenito della principessa spense le sue 30 candeline), oppure il completo che indossava pochi minuti prima di morire. O, ancora, l’abito di velluto blu che indossò nel 1985 alla Casa Bianca. In quell’occasione danzò con l’attore John Travolta. Il vestito, ribattezzato “Travolta dress”, venne venduto all’asta nel 2011 per più di 500mila dollari.
Ogni abito narra una parte della storia di Lady D. Due mesi prima della morte, 79 tra i suoi outfit più belli vennero messi all’asta da Christie’s. Il ricavato, 5,76 milioni di dollari, fu devoluto in beneficenza alla ricerca contro l’AIDS e il cancro al seno.
Nel corso della sua vita, Lady Diana ricevette persino degli abiti tradizionali in dono. Durante il viaggio ufficiale in Giappone nel 1986, per esempio, le venne regalato un preziosissimo kimono in seta del valore di 40mila dollari. Nel 1989, invece, la principessa ricevette in dono dei gioielli durante il tour in Kuwait e nell’Oman.
Tuttavia l’abito più importante di Lady D., quello che simboleggia ancora oggi uno spartiacque nella vita della principessa, fu il celebre “Revenge dress”, il vestito della vendetta. Come racconta Vanity Fair, Diana lo indossò una sera di giugno del 1994, per partecipare al Garden Party tenutosi alla Serpentine Gallery di Londra. Secondo le indiscrezioni, all’inizio Lady D. aveva scelto per la serata una creazione della maison Valentino, ma all’ultimo minuto cambiò idea, optando per l’audace outfit nero della stilista greca Christina Stambolian.
A quanto pare Diana fece quella scelta per vendicarsi del principe Carlo. Proprio la sera del party, infatti, l’erede al trono rilasciò un’intervista televisiva in cui ammise, per la prima volta, di aver tradito la moglie. L’intervistatore Jonathan Dimbleby gli aveva chiesto se fosse sempre stato fedele a Diana e lui rispose: “Sì, fino a quando non si è irrimediabilmente spezzato tutto”.
Quella sera Lady Diana decise di dare un taglio netto al passato. Prese l’abito nero, corto fin sopra le ginocchia, con le spalle scoperte e vi abbinò una collana di perle e delle vertiginose décolleté nere. Tutti gli sguardi di fotografi e invitati alla serata furono per lei. In un colpo solo, con grazia e raffinatezza, aveva disobbedito al protocollo di corte sulle regole d’abbigliamento ed era entrata nella leggenda della moda e dell’eleganza.
Il suo vestito in, un certo senso, aveva “parlato” per lei, evidenziando che, ormai, si sentiva una donna più forte, più sicura di sé e della sua femminilità. Da quella notte sarebbe cambiato tutto. La fragile Diana, almeno in apparenza, cedeva il passo all’icona di eleganza più matura, glamour e sexy.
Nell’arco della sua esistenza Lady Diana fu una donna dai mille volti: ora debole e bisognosa di attenzioni, ora determinata e forse perfino calcolatrice. Fu la ragazza che si scatenava al ritmo delle canzoni degli Abba, il suo gruppo musicale preferito, la giovane mamma che adorava i suoi figli e chiamava William con il nomignolo di Wombat, prendendo a prestito il nome di un animale tipico dell’Australia. Fu la prima nella Royal Family a pretendere di partorire in ospedale e adorava scrivere lettere di ringraziamento ad amici e fan per i regali e l’affetto ricevuti. Sapeva essere dolce, ma anche indomita se le circostanze lo richiedevano.
Di lei ci rimangono storie, aneddoti, frasi, immagini, opere di beneficenza.
Una mole enorme di materiale dietro cui si cela una donna che, per anni, ha cercato amore e approvazione nelle persone che le gravitavano intorno. Oltre la tristezza e l’infelicità, c’è la vera Diana. Spetta a noi il compito di scoprirla.
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