Tutti a Cannes. Aspettando Genova

Dove tra quindici giorni arrivano i grandi stranieri. Con qualche italiano in meno

di Antonio Risolo

Cannes tira fuori l'argenteria. Huîtres e champagne a volontà. Non manca il caviale. In un clima da «arsenico e vecchi merletti», però. Nelle acque della splendida baia, infatti, è schierata l'imponente flotta made in Italy al completo, grandi e piccoli insieme, tutti in una vetrina che contiene appena 600 imbarcazioni con un contorno di circa 50mila visitatori.

Bene, tra due settimane, a poco più di 150 miglia marittime, rotta a est, di barche ce ne saranno più di mille, con oltre 100mila visitatori. Che cosa significa? Tutti a Genova? No. Più semplicemente alcuni marchi italiani vanno all'estero ma snobbano il Nautico per eccellenza. Scelte, o «strategie», si dirà.

Per contro, a Genova tornano i grandi brand stranieri, dal nord Europa alla Turchia. E se tornano significa che il format è ancora attrattivo, funziona, ha immagine e fascino intatti, consolidati in 56 anni di Storia.

Il lettore si stupisce e obietta: ma come, se arrivano gli stranieri perché gli italiani scappano? Ce lo chiediamo anche noi. Evidentemente i conti non tornano. O qualcosa ci sfugge.

«Se i big stranieri della nautica tornano a investire in Italia (leggi Nautico di Genova, ndr) ci sarà pure un motivo - dice Carla Demaria - presidente di Ucina Confindustria Nautica - A oggi il Salone ha ricevuto le adesioni di Sunseeker, Princess Yachts, Canados, Chantiers Amel, Fjord, Najad, Numarine, Rodman, Sealine, 3B Craft, Tornado Yachts. Credo che questo quadro non abbia bisogno di commenti. E che Genova funzioni lo dice il mercato: qualcuno chieda ad Assilea, che mi risulta superpartes, quanto il Salone 2015 abbia fatto da traino al leasing nautico. Sui numeri non si può barare. E le cifre dicono questo: +44% per numeri e + 26% per valore. Il resto è chiacchiera pura. La mia opinione personale? Eccola, ma senza polemizzare. A mio avviso boicottare Genova più che una strategia, che in ogni caso sarebbe folle, è una rivalsa bella e buona. Insomma, sì, un dispetto».

Difficile scrivere di Genova nel giorno di Cannes. Ma è sul 56° Nautico che sono accesi i riflettori di mezzo mondo. Che si interroga: che Nautico sarà?

«Innanzitutto - dice Marina Stella, direttore generale di Ucina - il contributo del ministero dello Sviluppo Economico non è in discussione. A beneficio di chi sostiene il contrario. Che Salone sarà? Senza fare della retorica, una rassegna decisamente più internazionale visto il ritorno dei grandi marchi stranieri. Più forte e solido grazie alla collaborazione, concreta e seria, di Ice Agenzia e dello stesso Mise. Le presenze, confermate, di circa 150 tra operatori e giornalisti stranieri, la partecipazione di 15 operatori indipendenti della Florida Yacht Broker Association, significheranno pure qualcosa. Ma vorrei aggiungere il seguente dettaglio: se nel 2015 abbiamo registrato 480 incontri B2B tra aziende italiane e buyer stranieri, quest'anno ne abbiamo previsti oltre 800. Orgoglio e soddisfazione, quindi, per questa solida partnership con Ice e Mise - conclude Stella - che ci ha consentito di superare l'incremento (+21%) di espositori che avevamo registrato in luglio».

Resta un dilemma: capire chi è orfano di chi.

Con l'ennesimo tentativo (a vuoto) di far comprendere a tutti come al di sopra dei personalismi e delle rivalse ci sia un grande settore che, per colpa della crisi globale e di qualche governo criminale, ha rischiato di celebrare i suoi funerali. Evidentemente la lezione di otto lunghi anni trascorsi sotto schiaffo ha insegnato ben poco.

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