Dino viene dalla Slovenia, è giovane, cerca lanima gemella e adora la carne di asina. Ha quasi diecimila fan su Facebook ma non sono pochi neppure quelli che vorrebbero tornasse da dove è venuto e cè perfino chi, ma è una deprecabile minoranza, vorrebbe farlo fuori a colpi di fucile. Dino, nome in codice M5, è lorso che da settimane sta terrorizzando gli abitanti dei monti vicentini e veronesi e che, per sfamarsi, ha dilaniato otto asine e assaltato svariati pollai. Ultimo domicilio conosciuto, grazie anche al radiocollare che una volta al giorno comunica la sua posizione, i monti Lessini, nel Veronese, dove, va da sé, ha già sbranato unaltra asina.
Ci sono state riunioni piuttosto concitate nei comuni vicentini colpiti dal suo passaggio. A Posina, per esempio, il messaggio della cittadinanza, a un certo punto, è stato forte e chiaro: «O lo portate via con le buone, o lo ammazziamo noi. Non possiamo vivere con lincubo di vedere sbranati i nostri animali o, peggio, rischiare noi stessi di finire nelle sue grinfie». Per chi invece abita in città, a distanza di sicurezza, per ora, predomina la simpatia e il tifo per lorso. Tanto che qualcuno ha organizzato escursioni ad hoc per incontrarlo. Impresa molto difficile, perché pare che lanimale che Dino tema di più sia proprio luomo, dimostrando peraltro un discreto intuito.
Sul monte Corno, sempre nel Vicentino, limpresa di arrivare a tu per tu, o quasi, col plantigrado è riuscita, in maniera del tutto involontaria, a un signore appena uscito da un rifugio, di prima mattina. Se lè trovato a una decina di metri e, per un attimo, ha temuto il peggio. Ma a spaventarsi ancora di più è stato lorso, che si è infilato nel bosco alla ricerca di qualche manicaretto più gustoso.
La sua storia monitorata comincia nellottobre scorso, quando viene catturato dal Servizio foreste e fauna selvatica della Provincia di Trento in val Canali, nella zona di Fiera di Primiero, dopo una strage di pecore. Ribattezzato Dino in onore di Buzzati, lanimale è originario dalla Slovenia e, al momento della cattura, aveva unetà compresa tra i 4 e i 6 anni, con un peso di 175 chili. I forestali decidono di applicargli due chip auricolari e una volta al giorno manda segnali utili per la sua localizzazione. Solo che non sempre cè campo, come sa bene chi va per boschi e tenta di chiamare col cellulare, e così la comunicazione, come dire, è intermittente. Al risveglio dal letargo invernale, Dino si ritrova con una fame da... orso e, quindi, comincia il suo peregrinare di banchetto in banchetto. Gli esperti dicono che adesso, però, il suo principale obiettivo sarebbe quello di trovare una compagna e, quindi, starebbe cercando la via del ritorno per andare nella zona del Trentino in cui erano state liberate anche delle femmine. Il guaio è che i suoi movimenti ora sono seguiti passo passo dal popolo del web, che fa il tifo per lui ma gli toglie anche la necessaria privacy. Così come fa il tifo per lui anche Daniele Zovi, comandante del corpo forestale di Vicenza. «Lallarme su Dino è eccessivo - ha dichiarato al Giornale di Vicenza -. Non fa male agli uomini ed è una rivincita della natura, capace di affascinarci col suo mistero. Le persone che ci chiedono preoccupate se possono passeggiare o andare per funghi nei boschi non devono temerlo. Anzi, se hanno il destino di incontrare lorso possono dirsi davvero fortunate».
Non la pensano così i proprietari della asine squartate, e risquartate il giorno successivo, dal famelico orsacchiotto. Ma questa è la natura. E se a qualcuno venisse in mente di dare la caccia a Dino, magari col fucile a pallettoni, sappia che commette un reato perseguito dalla legge. Però nel sondaggio sul sito del Giornale di Vicenza, solo il 33 per cento sostiene che è meglio lasciarlo libero. Il 54% vuole che sia catturato e portato in unaltra zona, il 5% che sia spaventato e costretto ad andarsene e l8% propende per la sua uccisione.
Che fare? «Trattiamolo con rispetto - argomenta il comandante della Forestale - è luomo che si è sempre dimostrato nemico dellorso, non viceversa. È luomo che lo ha sterminato facendolo scomparire. È luomo lessere pericoloso, non lorso».
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