Più voci sollecitano una riflessione sui problemi etici che riguardano l'intelligenza artificiale. Ciò a cui assisteremo (e in parte è già prefigurato), sarà uno scontro tra élite. L'etica è una sintesi di valori espressi dalla società in un tempo determinato, con aperture a nuovi valori presenti in forma minoritaria e talvolta antagonista alla cultura e ai sentimenti dominanti in quel periodo storico, al fine di rendere stabile il controllo sociale. In questa visione storicamente definita dell'etica, sempre si è cercato di non omettere e di declinare, secondo la contingenza dei tempi, norme universali, come non uccidere, non rubare... L'intelligenza artificiale è l'ultima forma più eclatante dello sviluppo tecnologico che aveva incominciato all'alba del secolo scorso il suo cammino sempre più rapido e invadente. Le innovazioni tecnologiche non rappresentano più soltanto strumenti funzionali a un determinato uso, alla semplificazione di una pratica quotidiana, ma sono diventate un apparato che condiziona il pensiero stesso dell'uomo e, quindi, il suo mondo di valori.
Solo per fare un esempio, si pensi all'ingegneria genetica. La millenaria storia della tecnica ci illustra come l'uomo avesse usato le sue invenzioni per migliorare la propria sopravvivenza, ma anche come non avesse mai pensato di modificare la struttura stessa della natura. L'adattava alle sue esigenze di vita con un sentimento di devozione e di indiscusso rispetto. L'ingegneria genetica, al contrario, è una manipolazione scientifica dell'essere umano, che ne modifica profondamente la struttura: la natura viene stravolta, cambiata nell'essenza, cosa che ovviamente ha sollevato problemi etici sui limiti che la scienza avrebbe dovuto rispettare tutte le volte che interviene sull'essere vivente.
Nel suo imporsi, la ricerca tecnologica costringe l'etica a inseguirla per comporre le sue innovazioni all'interno di un quadro normativo che corrisponda al meglio (o si adegui) alla cultura e ai sentimenti collettivi della società del tempo. Nell'esempio prima ricordato, la legge proibisce la clonazione o la selezione della razza nel caso della fecondazione artificiale.
La storia recente a mostrato che lo sviluppo della società globale si trova in questa continua tensione tra l'usare e l'essere dominata dalle tecnologie. L'intelligenza artificiale è una forma particolare di tecnologia informatica che pone un problema specifico nell'universo del linguaggio, così formulabile: se ormai ci sono familiari le forme di manipolazione della natura (umana) con interventi in grado di modificarne la struttura (e con le relative prese di posizione etiche), quella particolare tecnologia informatica che chiamiamo intelligenza artificiale si sviluppa attraverso illimitate composizioni del linguaggio, di cui siamo incerti sui suoi possibili effetti, ma di cui con certezza vediamo il suo dipanarsi e diffondersi in quella particolare esperienza linguistica che è la comunicazione.
Per almeno mezzo secolo abbiamo osservato l'inarrestabile sviluppo delle tecnologie informatiche, pensando (con buoni motivi) di renderle funzionali alle nostre più diverse esigenze. Si è informatizzato tutto, o tutto si sta informatizzando: dalla richiesta di un documento personale, all'acquisto di un biglietto del treno, alla partecipazione politica. Informatizzazioni che ci sembrano molto lontane da qualsiasi forma di manipolazione del linguaggio e, attraverso il linguaggio, del pensiero.
In questa colossale invasione delle tecnologie informatiche nella nostra quotidianità, uno spazio altrettanto gigantesco hanno trovato le fake news, da cui riusciamo ancora a difenderci se possediamo gli strumenti intellettuali necessari per smascherarle. L'intelligenza artificiale non metterà in circolazione fake news (operazione da ritenersi troppo banale e inutile per questo tipo di tecnologia informatica così sofisticata e complessa), bensì quelle che si possono chiamare post-verità, cioè verità composte da dati oggettivi (veri, verificabili) ma ad arte distorti per costruire una comunicazione orientata, manipolata, che, in sé, non è falsa ma che si basa sull'utilizzo delle emozioni, delle credenze delle persone, per costruire notizie, ad esempio, capaci di orientare pesantemente la formazione dell'opinione pubblica, in particolare nelle scelte politiche.
Per semplificare, diciamo che le fake news sono figlie di operazioni cialtronesche; le post-verità nascono dalle élite della comunicazione.
Si è osservato che la tecnologia ha dimostrato di poter modificare la struttura della natura; quella particolare tecnologia informatica che è l'intelligenza artificiale può modificare la struttura del pensiero. Il tema etico che essa solleva è demandato alla comunicazione, in cui si costruisce e si trasmette il messaggio proprio dell'intelligenza artificiale. In questo processo di strutturazione e trasmissione entrano in gioco le élite: sono loro protagoniste, sono loro che impongono al pubblico il modello - i diversi modelli - di intelligenza artificiale.
Arrivati a questo punto, come si evitano illusori moralismi, petizioni di principio, ipocriti rancori? Sfidando gli illusori moralismi, i rancori, le petizioni ecc. senza fare le anime belle, innocenti e indifese di fronte al male del mondo moderno tecnologico. Credo che un orientamento in proposito ci venga dato dalla teoria delle élite di Vilfredo Pareto. Il potere è gestito da più gruppi economici elitari che si scontrano per il dominio della società: questo era, in estrema sintesi, lo scenario descritto da Pareto, quando spiegava che i cambiamenti politici e sociali sono il risultato di conflitti tra élite per il controllo del potere. Le élite seguono cicli di ascesa e declino, e quelle esistenti possono essere sostituite da nuove che meglio interpretano la realtà e meglio si impadroniscono delle leve di comando economico e sociale.
Oggi ci accorgiamo dell'enorme potere di influenza che detengono le élite della comunicazione disposte alla manipolazione delle idee pur di non perdere il proprio spazio di dominio: l'intelligenza artificiale è lo strumento più efficace per passare da arcaiche fake news alle post-verità. Non c'è modo di imporre il rispetto di un'etica della verità dall'esterno, stando al di fuori delle élite: l'intervento necessario è la formazione di un'élite in grado di confutare le procedure di manipolazione delle idee e del linguaggio di altre élite. Quanto tutto ciò sollevi interrogativi sul processo di sgretolamento dei principi fondanti della democrazia, è facile immaginare. Ma non ci sono alternative: già adesso assistiamo a gruppi editoriali che si confrontano e scontrano sulla comunicazione con evidenti conseguenze nella politica.
L'intelligenza artificiale alzerà il livello del conflitto tra le élite della comunicazione, renderà molto più sofisticato e subdolo il linguaggio delle post-verità e sarà impossibile tracciare i perimetri dell'etica, entro cui deve operare l'intelligenza artificiale, non accettando il conflitto tra élite della comunicazione.
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