Dalla tv alla Camera Ora anche Mentana vuole fare un partito

Signore e signori del pubblico votante, tenetevi forte. Dopo Beppe Grillo l’uomo delle risa a 5 Stelle, dopo Gerry Scotti l’uomo del riso dato per leader di un movimento in area Pdl, sugli schermi della politica in cerca d’autore non poteva mancare Chicco, al secolo Enrico Mentana. «Se non facessi un altro mestiere, mi piacerebbe fondare un movimento per il lavoro ai giovani, da portare alle elezioni» annuncia sul web il direttore del TgLa7.
In fondo è l’era delle «pazze idee», per la serie buttiamole lì e vediamo che effetto fanno. La strategia l’ha inventata ancora una volta Silvio Berlusconi. Che ancora una volta viene copiato, par di capire. In fondo, sia il Gerry Nazionale sia Chicco Mitraglia vengono non solo da esperienze nel Psi, ma soprattutto dal Biscione. Entrambi, da uomini della tv, sono finiti sui social network: se il nome di Scotti era girato su Twitter, Mentana ha scelto la sua bacheca Facebook.
Primum smentire: «Non voglio candidarmi a nulla - giura Mentana - scrivo “se non facessi un altro mestiere”, e per fortuna un altro mestiere lo faccio». E però nulla vieta a un opinion-leader di dire la sua, soprattutto se altri nomi, da Saviano alla De Gregorio, girano intorno al listone civico del Pd. Così ecco il manifesto di Chicco: l’Italia «sembra sempre più una immensa casa di riposo», visto che «si è essiccata la pianta del ricambio sociale e culturale». Per invertire la rotta, «senza smantellare lo stato sociale, si possono spostare i pesi di incentivi e ammortizzatori, di defiscalizzazioni e finanziamenti verso i nuovi lavoratori». Il tutto ribaltando «il nostro impianto sociale e normativo, politico e sindacale, che tutela fino in fondo chi è già inserito nel mondo del lavoro, delle professioni e della pubblica amministrazione, tutto a scapito delle nuove generazioni». Gli si potrebbe rimproverare il pulpito dei garantiti, ma Mentana fa da sé, con un mea culpa generazionale: «Quando avevo 25 anni potevo scegliere che mestiere fare, e con me tutti i miei coetanei. Provo oggi rimorso per l’ingiustizia che stiamo compiendo verso i ventenni di oggi». Diceva Mentana che da anni non vota. Ora ha ritrovato l’impegno: «Sarebbe bello e giusto battersi per invertire la tendenza, con forza». «Chicco for President» è piaciuto ai fan su Facebook, che in oltre 3mila l’hanno incitato all’urlo di: «Licenziate Mentana, abbiamo bisogno di lui».
Eppur si muove il giornalismo applicato alla politica, anche per un altro dei volti noti del laboratorio di La7. Luca Telese dopo tanto scalpitare ha deciso di tirare il calcio finale, anzi d’inizio, e di fondare un nuovo quotidiano. Lo chiamerà Pubblico e a giudicare dalle ultime fatiche giornalistico-letterarie del conduttore di In Onda, darà voce al cosiddetto «partito della Fiom», da Landini a Vendola passando per l’ala barricadera del Pd. Una specie di Giuliano Ferrara di sinistra, questo vuol diventare Telese, con un quotidiano di opinione come il Foglio. Un’altra «pazza idea», ma che importa. Le idee camminano sulle gambe di chi le porta e Luca almeno una cosa la sa: le sue, di gambe, devono portarlo via dal Fatto.

Il quotidiano di Padellaro e Travaglio è diventato non solo troppo filo grillino per i suoi gusti, ma anche troppo stretto per ospitare due star come Travaglio e Telese. In riunione non si rivolgono più neppure la parola, tocca cambiare aria. Si parte a settembre. Chissà, magari aprirà il primo numero con il partito di Mitraglia.

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