Svelato per errore il vincitore del Festival, la ricca Rai e Amadeus: quindi, Sanremo...

Quindi, Sanremo...: la presenza di Zelensky all'Ariston, il ruolo delle vallette e il perbenismo

Svelato per errore il vincitore del Festival, la ricca Rai e Amadeus: quindi, Sanremo...

- È partita la polemica su Sanremo. E noi siamo felici, visto che permette di dare il via a questa nostra rubrica speciale.

- Secondo La Repubblica è nato un fronte rossobruno contro la presenza di Volodymyr Zelensky al Festival di Sanremo. È la stessa accusa di "putinismo" rivolta a chiunque criticasse le scelte della Nato nel periodo pre-bellico. Che poi si tratta di una bufala. La verità è che ormai sono tanti quelli che ritengono la presenza del presidente ucraino all'Ariston un po' come la maionese nel bigné: nessuno ti vieta di infilarcela, ma...

- Propongo un cambio di nome: da Festival della canzone italiana a Festival del perbenismo.

- Questa nostra rubrica nasce col botto: un'esclusiva mastodontica su Sanremo. Siamo in grado di rivelarvi che per errore è stato già svelato il nome del vincitore dell'edizione 2023. La soffiata è sfuggita a Bruno Vespa in diretta Rai: a portarsi a casa la statuetta sarà Zelensky. Infatti da due giorni non si parla di altro che di lui e soprattutto avrà non pochi minuti davanti a milioni di telespettatori per chiedere al governo italiano sostegno incondizionato alla causa di Kiev. Se ha ragione Oscar Wilde ("Nel bene o nel male, purché se ne parli"), allora Zelensky ha fatto bingo. Ha già vinto lui, insieme al marketing manager della Rai che venderà la pubblicità a peso d'oro: farà ricca la Rai.

- "A Sanremo si è portato il tema della violenza sulle donne (2020) con Rula Jebreal. Il racconto delle sanguinose stragi di mafia (2022) con Saviano. Improvvisamente la politica si preoccupa per l'intervento di Zelensky sulla guerra a #Sanremo2023. Mi spiegate perché?". Lo scrive su Twitter Enzo Mazza, CEO di Fimi, la Federazione dell'Industria Musicale Italiana. Infatti, hai ragione: noi avremmo eliminato tutti e tre.

- E se pure Calenda considera "un errore combinare un evento musicale con il messaggio del Presidente di un Paese in guerra", praticamente lo stesso che pensa Salvini, allora sì che siamo a cavallo. Una coalizione così variopinta e coesa contro di lui, Volodymyr non era ancora riuscito a crearla neppure a Mosca.

- Unico piccolo rischio per Zelensky, lo dico senza pretese: spesso si dice che "il troppo stroppia". Sta a significare: anche la Nutella, se assunta in quantità eccessive, alla fine può dare fastidio. Quindi va bene presenziare a Cannes, agli Oscar, all'Onu, al Wef, alla Sagra del Pomodoro e a quella della cipolla tropeana. Ma non bisogna esagerare, altrimenti poi uno rischia di produrre l'effetto opposto. E risultare antipatico.

- La pensa più o meno così Lucio Caracciolo, non proprio uno dei nostri, ma persona intelligente. Dice: "La domanda è: perché Zelensky ha accettato l'invito al Festival? Non credo possa guadagnarci qualcosa". E ancora: "Questo mescolare continuamente l'orrore della guerra, i combattimenti in corso, il sangue che scorre, con un sottofondo musicale o sportivo, oltre a essere di cattivo gusto, è anche diseducativo". La guerra non è un pranzo di gala. Non è una canzone. E neppure una partita di calcio. È una roba seria, dove si spendono miliardi per ammazzare gente e distruggere cose.

- Ah, ho una proposta meravigliosa per Amadeus (lo dico: se accettata pretendo un pagamento

sostanzioso, che ovviamente non devolverò il beneficenza ma andrà a pagare le rate del mio mutuo trentennale): perché tra i monologhi non ne prevediamo uno di Madame sull'importanza dei vaccini e del green-pass?

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