da Venezia
Si apre una nuova fase nella storia in differita della vita di Maria Callas, «la voce del Novecento» della lirica internazionale. Con la scoperta di una lettera scritta dal grande soprano tre mesi prima del contratto prematrimoniale che doveva unire, nel 1968, il più potente armatore del mondo a Jackie Kennedy. Si trova nella grande esposizione «Maria Callas e Venezia: l'incontro e la magia», curata da Bruno Tosi, presidente dell'Associazione Culturale in nome del soprano greco, in mostra a Ca' Vendramin Calergi, residenza degli ultimi giorni di Richard Wagner, fino al 25 agosto in occasione del trentesimo anniversario della scomparsa della cantante. Quelle righe appassionate ci svelano una delle più tormentate love stories degli anni sessanta, la vera natura di quel legame. Dalla Callas inteso come qualcosa di assoluto, un amore esclusivo che non tollerava rivali con quelli mitici di Abelardo ed Eloisa per non citare quello che un Tristano e Isotta nell'opera di Wagner. Che, per una curiosa coincidenza, fu la prima interpretazione della cantante a Venezia giusto sessant'anni fa.
Nel giorno del compleanno del «greco d'oro» come Onassis fu definito sia dagli ammiratori che dai detrattori della sua effervescente personalità, la Callas si rivolge a lui nei termini in cui i grandi romantici definivano, all'apice della passione, la loro incrollabile dedizione. «Cerca di mantener salda per sempre la nostra unione», gli raccomanda con enfasi perché «tu sei il mio respiro e la mia mente, l'orgoglio e la tenerezza». Un affetto assai mal ripagato se, ad otto anni di distanza dalla fatal crociera sul panfilo di lui, il «Christina», uno degli uomini più ricchi del mondo già pensava ad unirsi con la vedova del presidente assassinato a Dallas. Lasciando la Callas che, il 20 ottobre di quell'anno, apprese la notizia delle nozze dell'uomo della sua vita da un telegiornale, comprensibilmente distrutta. Ma solo nell'intimo dato che, per fugare qualsiasi dubbio sulle proprie capacità d'autocontrollo, la sera stessa la diva si recò a cenare da Maxim's, il ristorante più famoso di Parigi, già teatro dei suoi frequenti incontri col suo «Aristo», in compagnia di un amico americano.
La Callas offrì quella sera la più grande delle sue interpretazioni mondane, in una toilette di gran gala. Tanto che Yves Saint-Laurent, tra gli ospiti d'onore del locale che celebrava i cent'anni d'attività, confidò agli amici «Maria non è mai stata così splendida». «Stasera devo essere più bella che mai per dimostrare che sono sempre la Callas», confidò in quell'occasione il soprano ad una delle sue amiche più care, la baronessa Maggie van Zuylen. Un assioma degno di una donna che, sia in scena che nella vita, non fu mai disposta a concessioni. Impietosamente sottolineate, a poche settimane di distanza dalle nozze di lui, quando Onassis, deluso da Jackie, tornò da Maria al termine della luna di miele. Ma per trovare in lei nient'altro che un'amica memore del passato comune e non l'innamorata di sempre disposta a qualsiasi umiliazione pur di riprendersi il bene che le era stato sottratto. Una decisione che dev'esserle costata cara se, come racconta Gina Guandalini nella sua bella biografia, la cantante lasciò tra i suoi scritti la significativa confessione: «L'amore rimane anche dopo i torti subiti. Come e peggio di una pazzia, anche se nessuno sceglie di essere pazzo». Toni, come si vede, assai diversi da quelli che sfoggia nelle numerose lettere a Pasolini, esposte alla mostra.
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