Ultimo addio a Cossiga, il feretro è in Sardegna

Un interminabile applauso ha accolto l'arrivo del feretro del presidente emerito alla chiesa di San Giuseppe. Presenti i picchetti di alcuni corpi militari. Napolitano precisa sull'articolo del Giornale: "Tra me e Cossiga stima e amicizia". Feltri: "Riportati solo i suoi articoli"

Ultimo addio a Cossiga, il feretro è in Sardegna

Roma - È stato accolto da un lunghissimo applauso di alcune migliaia di persone che si sono assiepate sul sagrato della chiesa di San Giuseppe il feretro di Francesco Cossiga avvolto nel tricolore e nella bandiera dei Quattro Mori. "Francesco, Francesco" ha scandito la gente tacendo solo quando il comandante del picchetto d’onore della Brigata Sassari ha ordinato il presentat arm. A rendere onore al presidente emerito della Repubblica anche rappresentanze dei Corpi ai quali lui era affettuosamente legato Comsubin, Gis, Nocs, Granatieri di Sardegna e Col Moschin. Dopo la resa degli onori il feretro è stato portato in chiesa.

Monsignor Meloni: "Picconava con amore" "Seppur picconava con amore, la sua vittima di turno faceva fatica a leccarsi le ferite", ma si trattava a volte anche di "qualche pavoneggiamento che lui stesso riconosceva pentendosene e sentiva il dovere di dover essere perdonato". Così monsignor Pietro Meloni, vescovo di Nuoro e amico di infanzia di Francesco Cossiga, ha ricordato il presidente Emerito nel corso delle esequie nella chiesa di San Giuseppe a Sassari.

Le esequie a Roma Non una messa in suffragio, ma le sacre esequie del Presidente emerito della repubblica Francesco Cossiga si stanno celebrando nella chiesa dei Santi Ambrogio e Carlo in via del Corso a Roma. Ieri, al termine di una lunga giornata che a visto sfilare nella camera ardente predisposta nella chiesa madre del Policlinico Gemelli le massime cariche dello Stato, personalità politiche e militari, era circolata la voce di una ’messa strettamente riservata ai parenti e amici più strettì. Una messa in suffragio, insomma, che avrebbe dovuto precedere i funerali a Sassari. Questa mattina, alle 7,20, l’arrivo della salma nella Chiesa della capitale dove ad attenderla c’erano non più di venti persone, tra cui i figli di Cossiga Annamaria e Giuseppe e i fedelissimi uomini della scorta.

Una profonda fede La bara che custodisce il corpo del Presidente Cossiga è avvolta nel tricolore. "Leggo la vita del presidente Cossiga come motivo di vivere il Vangelo e testimoniarlo in tempi e circostanze difficili". È uno dei passaggi più intensi dell’omelia di don Claudio Papa, nella messa funebre del presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga che si è svolta stamani a Roma. Un’omelia in cui è stata ricordata la profonda fede di Cossiga e il suo essere stato un "esempio cristiano", sia pure "con i limiti terreni che abbiamo tutti". "Non sono solito leggere le mie omelie, ma ho anche io oggi una certa commozione", ha esordito don Claudio Papa dopo la lettura del Vangelo. Il sacerdote che ha celebrato le esequie nella chiesa di San Carlo al Corso, nel centro di Roma, era amico da anni dell’ex Capo di Stato e molto vicino alla sua famiglia, cui ha portato conforto durante tutti i nove giorni del ricovero nel reparto di rianimazione dell’ospedale Gemelli.

Napolitano: "Tra noi stima e amicizia" "Il direttore del Giornale non sa nulla del rapporto di amicizia e di stima stabilitosi nel corso di oltre cinquant’anni tra Francesco Cossiga e Giorgio Napolitano e testimoniato anche da una recente corrispondenza privata, che il presidente della Repubblica custodisce gelosamente non intendendo certo venire meno a quel costume di discrezione e di rispetto che sarebbe doveroso per tutti" si legge in una nota diffusa dal Quirinale a proposito dell’articolo pubblicato stamani con il titolo "Ecco quello che Cossiga pensava di Napolitano". In quell’articolo, osserva il Quirinale, sono ripubblicati "alcuni brani polemici a firma dello scomparso già pubblicati anni fa su Libero".

Feltri replica "Ha ragione il presidente Napolitano. Non so nulla del rapporto di amicizia e di stima tra lui e Francesco Cossiga. E difatti non me ne sono mai occupato". Lo afferma in una nota il direttore del Giornale, Vittorio Feltri.

"Tuttavia - aggiunge - so che cosa questi scrisse dell’attuale Capo dello Stato su Libero, perché all’epoca di quel quotidiano ero direttore. E Il Giornale si è limitato a riportare un brano tratto, appunto, da un articolo di Cossiga per Libero".

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