E adesso, chi glielo dice a Tremonti? Ieri tre deputate del Popolo della libertà, Alessandra Mussolini, Beatrice Lorenzin e Nunzia Di Girolamo avevano avuto una idea apparentemente indovinata: celebrare l’anniversario dell’Unità d’Italia con un bel dono ai colleghi, patriottico e appariscente. Così avevano distribuito - a tutti i parlamentari azzurri - un gagliardissimo foulard tricolore da indossare, mostrare e sbandierare entusiasticamente nell’Aula di Montecitorio.
Il tricolore serviva per sottolineare l’importanza simbolica - come spiegavano le tre all’unisono - della nascita della Nazione. Molto patriottico. Dopo le sparate contro la nazionale di Renzo Bossi detto il Trota, quale immagine più rassicurante? Grande trovata coreografica, sicura photo opportunity di Palazzo (un genere in cui la Mussolini, dai jeans antistupro alle t-shirt a tema, è praticamente imbattibile) tutti contenti, due piccioni con una fava. Però come nei film di Hitchcock, è sempre il dettaglio fatale che tradisce le migliori intenzioni del protagonista. Infatti, il grazioso fazzoletto tricolore che dovrebbe simboleggiare l’amore patrio dei probi deputati pidiellini, era corredato da una etichetta di quelle che solitamente passano inosservate: «Made in Prc».
Che li avesse commercializzati il compagno Ferrero per pareggiare il deficit del suo partito? No, magari, non era
quel Prc, ma molto peggio. Per risparmiare sul budget, le tre «sorelle bandiera» del Pdl hanno comprato i loro tricolori made nella Popular republic of China, contribuendo - simbolicamente – alla crisi del tessile italiano.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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