Quando c’è di mezzo il sapere i cambiamenti avvengono alla velocità del pensiero. Sono bastati dieci anni all'università Bicocca per trasformare il volto di una parte consistente della città, facendola diventare da distretto industriale a distretto culturale. Sembrano anni passati in un soffio, in realtà si tratta di un anniversario serio, di quelli che fanno la storia e rientrano a pieno titolo negli annali di Milano. L'ateneo degli Arcimboldi festeggia il suo primo decennale di fondazione, che cadrà il 10 giugno, e ieri il rettore Marcello Fontanesi ha presentato le iniziative per celebrare la ricorrenza. «La prima volta che venni qui per lanciare il progetto Bicocca era il 1988 e in questa zona c'erano soltanto delle fabbriche e due bar. Nel 1991 partirono le prime attività didattiche con corsi in Scienze dell'ambiente in un capannone ristrutturato di 2mila metri quadrati e gli studenti che pranzavano in mensa insieme agli operai. Di tutti gli stabilimenti che c'erano allora, l'unico che rimane oggi è l'università. Tutto il resto è scomparso e al suo posto c'è un quartiere frequentato da 8mila studenti e migliaia di residenti serviti da cinema e ristoranti».
Il 10 giugno 1998 il giorno della svolta, con un decreto ministeriale che istituì la «Seconda università degli studi di Milano», fino ad allora dipendente dalla Statale. Conferendo il crisma dell'ufficialità all'idea di «creare non una nuova università ma un'università nuova - come ha sintetizzato il rettore -, partendo dalle materie scelte. Si è deciso infatti di non replicare la facoltà di Lettere, ma di creare un ateneo molto forte sia nelle scienze della vita sia in quelle sociali, oltre che in due scuole per la formazione di medici e giuristi. Economia, Formazione, Psicologia, Sociologia e Statistica sono inoltre le uniche facoltà di questo tipo in università pubbliche lombarde». E le cifre hanno dato ragione all'impostazione scelta, con un numero di laureati che è passato dai 71 nel 1998 ai 5.649 nel 2007. Con ben 29.583 iscritti totali all'ateneo al 31 gennaio scorso. «È stata una crescita tumultuosa sia nel numero degli studenti sia delle nuove materie - ha sottolineato il rettore -. Dimostrando che il sistema universitario milanese è ancora molto attivo anche se la città, sotto diversi altri aspetti, qualche colpo lo ha perso». A riprova del ruolo esercitato dalla Bicocca la descrizione dello studente tipo. Per Fontanesi infatti «abbiamo dato un incentivo a rivolgersi a noi a studenti che altrimenti non avrebbero frequentato l'università. Una larga parte proviene infatti dal Nord della Lombardia (solo il 16% dal Comune di Milano) e da famiglie dove nessuno dei due genitori è in possesso della laurea. Su 29.500 iscritti, ben 4mila sono al di sotto della soglia del reddito minimo e dunque non pagano la seconda rata della retta universitaria».
Ma la Bicocca non è soltanto un punto di riferimento per gli studenti. «Il nostro compito è la diffusione della cultura a 360 gradi - ha ricordato il rettore -, facendo della nostra presenza un punto focale da cui deriva un contributo alla crescita complessiva della città».
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