"Uso anche il nudo per fare la differenza. E sì, sono caruccia". Intervista a Elodie

La diva pop sarà tra le protagoniste del prossimo Calendario Pirelli

"Uso anche il nudo per fare la differenza. E sì, sono caruccia". Intervista a Elodie

«Sai che c'è? È che io mi sento caruccia». Disarmante: hai davanti la Dea del pop e finisci per scoprire il suo lato B, inteso come quello che nei dischi di una volta ti faceva trovare gioielli nascosti. Elodie è così: sensuale, sessuale (in senso buono), diva. Eppoi scopri invece una persona, divertente e appassionata. Normale, si direbbe, perché poi «questo lavoro provoca una scissione tra quello che sei e quello che sei pubblicamente. L'importante è sapere da che parte stare». O anche dove, visto che proprio lei, Elodie Di Patrizi (tanto per sottolineare la normalità) sarà una delle protagoniste del prossimo Calendario Pirelli che verrà presentato a metà novembre ed è firmato dal fotografo americano Ethan James Green: «Che effetto fa? Sono orgogliosa, è un onore: ha sempre celebrato donne che fanno la differenza. Quando è successo mi sono chiesta: ma che ci faccio io lì dentro?»

Beh, in fondo il Cal è bellezza. In ogni senso.

«Sì, ma davvero la cosa mi ha stupita. Io il Calendario Pirelli l'ho sempre visto da fuori e non avrei mai pensato di finire sulle sue pagine. Però chiariamolo: nessuno è stato obbligato a chiamarmi, eh?».

In che cosa Elodie fa la differenza?

«Mah, io credo prima di tutto di essere onesta. Faccio il mio mestiere al meglio delle possibilità, e aggiungo sempre qualcosa: per esempio anche il cinema, ora sto girando Fuori con Mario Martone. Lavoro e studio tanto: non ho consapevolezza di essere una star, cerco di essere coerente e una brava persona. Ecco, questo mi interessa: una brava persona».

Poi però c'è anche il corpo, quello che finirà lì dentro appunto.

«Sì, c'è il ritorno al nudo. Non so quale foto sceglieranno, comunque è vero: si vede il seno. Ma che male c'è? È un nudo Pirelli».

In che senso?

«È un po' come il manifesto politico di libertà degli Anni '70: non si tratta si mostrare il corpo per attirare gli uomini, l'importante è come vivere la nudità. Tra l'altro si tratta di un calendario dove ci sono anche uomini e donne transgender. C'è un pensiero dietro, come in tutti i lavori di Green che rappresenta la bellezza senza generi. Sono fiera di esserci».

A chi ti accusa di far uso eccessivo del tuo corpo che rispondi?

«Certo: io uso il mio corpo, fa parte di quello che sono, è l'esteriorità della mia persona. Io sono stata educata alla libertà in modo sereno dai miei genitori, e avere un buon rapporto con se stessi ti porta ad averlo anche con gli altri. La nudità fa parte di noi: se ci pensiamo così siamo nati, poi abbiamo inventato i vestiti. È come avere rapporto con la natura: il corpo è vivo, è bello, va accudito e non va mostrato come un oggetto. È la casa di quello che sei. Ovviamente poi mi piace il gioco della seduzione, perché a me piace giocare. Ma col gioco si possono dire anche cose serie.

Inclusione, per esempio.

«I diritti sono importanti: ci stiamo dimenticando come ci si rispetta l'un l'altro. Siamo tutti uguali nella diversità e questo va capito. Per questo mi fa piacere far parte di questo calendario».

Hai detto: «Continuerò a farmi vedere nuda fino a quando la gente non comincerà a parlare di cose più serie».

«Io penso che in questo Paese dovremmo diventare più adulti e non discutere sempre di cose che distraggono. A noi invece piace parlare degli altri, ma poi nessuno fa niente in prima persona. Siamo bravi solo nelle chiacchiere da bar».

A proposito di questo, visto che sei fidanzata con uno sportivo: ma che ci fate voi donne a sti ragazzi?

«Ah, sì, parli di Sinner e delle Olimpiadi Ma io mi chiedo: uno che ha fatto cose talmente grandi come lui, può essere messo in croce per un weekend al mare con la sua ragazza? Mi chi ha il coraggio di giudicarlo cos'ha fatto nella sua vita?».

È sempre colpa delle donne

«E come no, certo. Ma sai perché? È perché siamo troppo fighe noi donne: siamo intelligenti, gli uomini vorrebbero essere come noi. È solo invidia. Ma come si fa a dire certe cose? I chiacchieroni stiano al bar, che è meglio».

A proposito: hai fatto aprire il tuo tour a Gaia.

«Lei è bravissima e tra noi c'è una sorta di sorellanza. E questo è il punto centrale che dobbiamo capire: se non ci amiamo tra di noi come facciamo poi a lottare per la nostra libertà? Amo essere donna e amo le donne per come pensano: abbiamo avuto paura di noi stesse a lungo, è tempo di essere vicine. E per questo anche nella musica siamo forti e dobbiamo fare rete».

Quali sono le tue donne preferite nella musica?

«Quando penso a Loredana Bertè penso all'amore, ai pezzi che mi hanno cresciuta, a una donna di rottura che ha sofferto e ha trasformato il tutto in arte. Ho una grande ammirazione per lei. Poi ho adorato Celine Dion all'inaugurazione dei Giochi: fa parte della storia della nostra musica, è una donna di grande e forza e personalità. Ci ha dato un esempio di grande coraggio».

L'anno prossimo canterai a San Siro. Elodie dopo Taylor Swift

«Sarà bellissimo, un grande traguardo. Però preferisco dire dopo Laura Pausini, e poi canterà lì anche Elisa: per noi musiciste italiane è più difficile raggiungere certi obbiettivi. E poi, confesso: a me Taylor Swift non piace. Per carità: brava, bella, professionista, ma io preferisco Beyoncè. È un po' come l'amatriciana che mi piace più della carbonara: bona anche quella, però».

Eppure ti hanno visto al concerto

«Ma chi? Ma quando? Io non ci sono mai stata al concerto di Taylor Swift. Vedi? A proposito di chiacchieroni».

Torniamo allora ad Elodie: davvero soltanto caruccia?

«Da bambina ero molto vanitosa, per fortuna poi mia ha mamma mi ha insegnato i valori importanti e cosa ti fa bello, dentro e fuori. Sono particolare, ma davvero: io mi sento solo tanto caruccia».

E cos'altro?

«Sono molto dolce: io gioco con la seduzione, ma in realtà nella vita quotidiana sono una patata. Sono buffa, ecco. Vero che sono buffa?» (intorno a lei confermano)

Qualche vizio?

«Più che altro una mania: cambio casa spesso. Adesso mi sono fermata un po' e già la odio, non so perché è così. Mi annoio, mi agito, gli oggetti mi soffocano: li regalo a tutti, anche ai vicini. Chiunque entra in casa mia deve andar via con qualcosa».

Prima al Quartaccio, poi in Puglia, infine una star: le tre vite diverse di Elodie. La prossima?

«Più passa il tempo e più mi chiedo come rimanere come sono. Tengo stretta le amiche che mi hanno aiutato a stare coi piedi per terra: io non sono una cantante o la ragazza del calendario Pirelli; io mi sveglio, faccio la spesa come tutti. Sono un essere umano e non una proiezione di me stessa».

Come farai a rimanere normale?

«Ho capito che dipende da te e da cosa vuoi: gli

orpelli mi piacciono, ma solo sul palco. E poi non amo le persone che mi dicono solo che sono brava, la lusinga mi fa venire il dubbio. La verità è che intorno a me voglio persone che mi facciano pensare».

Carucce, pure loro.

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