Van Dyck o Fontana? La Superba dell’arte strizza l’occhio ai visitatori dell’Acquario

Certo la location dell'incontro, Palazzo Spinola, dava vincente sulla carta Van Dyck su Fontana. I nomi dei due artisti, simbolo di diverse sfide espositive, si sono trovati a essere il «la» dell'incontro organizzato dal Rotary Club Genova martedì pomeriggio. Ma da questa contrapposizione, volutamente provocatoria, al tema del confronto «quale il futuro delle grandi mostre a Genova?» sono stati molti i nodi sollevati da Piero Boccardo, Luca Borzani, Camillo Manzitti e Giorgio Teglio, stuzzicati con sapiente ironia da Mario Paternostro. Perché il tema delle mostre è legato a filo doppio a un'infinità di altre dinamiche che con la crisi l'hanno trasformato in un nodo scorsoio. Dalla forzata bonaccia - quando non tempesta - in cui navigano soprintendenze e musei alle difficoltà di comunicazione di Genova su terra e sui media, fino alle occasioni mancate. Senza dimenticare il saldo demografico e un certo vento da Berlino est, per dirla con Borzani, che continua a soffiare in città. Ovvero l'idea che debba fare tutto il pubblico che pone al riparo da esami di coscienza una società civile in crisi. Sul tavolo del confronto, che nella migliore delle tradizioni offre più domande che risposte, una Genova che proprio con la crisi è obbligata a ripensarsi. Nell'immaginario collettivo resta città barocca e d'altronde, appunta Boccardo, questo esprime anche il suo gusto: i collezionisti cercano più uno Strozzi di un Monet. Eppure tra gli anni '60 e '70 è stata anche teatro di sperimentazioni con personalità del calibro di Battisti, Trionfo, Chiesa e Luzzati, ribatte Teglio. Cosa accade lo sappiamo: più difficile fare pronostici sul futuro. Nessuno ha la sfera di cristallo, ma idee sì. Le mostre sull'âge d'or della Superba sono state ottime occasioni per studiosi e cittadini e si spera lo saranno ancora insieme a tante altre. Genova non è Firenze ma è un museo a cielo aperto e c'è sete di partecipazione, come attestano le tante presenze ai pomeriggi del Dvj. E allora è giusto fare sistema partendo dalle proprie risorse, ignorando le vecchie sirene delle mostre-evento che lasciano le città a bocca asciutta. Quella stagione è finita e Genova deve scommettere sul futuro e non nascondersi dietro progetti «solo» a termine. E anche se non manca il pessimismo, con Boccardo in testa, tra la «padrona di casa» Farida Simonetti, i relatori e gli interventi di Marzia Cataldi Gallo, Luca Leoncini e Giovanni Meriana alla fine qualche speranza si accarezza tra dati di fatto - uno su tutti: i tagli ai musei li lasciano aperti ma a stento capaci di offerta - e un cauto ottimismo.

Magari il milione di visitatori dell'Acquario farà qualche passo oltre il porto, l'arte contemporanea avrà il suo agognato castello e i direttori dei musei più carte da giocare. Perché no, in fondo siamo sempre la vecchia Superba.

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