Quaranta capolavori assoluti riuniti tutti insieme a Genova, alcuni dei quali mai visti in Europa, altri quasi mai usciti dai musei internazionali che li ospitano. La mostra «Van Gogh e il viaggio di Gauguin» che si apre domani a Palazzo Ducale ha molto di straordinario. Intanto è un inno alla bellezza. Quella dellarte e degli artisti che hanno saputo interpretarla con mille sfumature di sentimenti. Ed è anche un inno alla ripresa di Genova, che dopo essere andata sulle televisioni di tutto il mondo straziata dal fango e dal dolore, adesso si presenta come padrona di casa per una delle più belle mostre che si terrà questanno in Italia, una delle più straordinarie degli ultimi anni.
Il curatore, Marco Goldin, storico dellarte, appassionato di poesia e di teatro, se lè regalata per i suoi 50 anni, dopo averla cullata per un decennio. Ma laveva già intuita, come egli stesso ha raccontato, ancora prima. Nelle letture obbligate per un ventenne, come «On the road» di Jack Kerouac. Insieme con Palazzo Ducale e alcuni sponsor di peso come la Compagnia San Paolo, Euromobil e il gruppo Unicredit, Goldin ha così regalato a Genova il sogno di una vita: una mostra di grandissimo impatto emotivo, che si innesta su un centro ideale, che è effettivamente al centro del percorso espositivo. Si tratta della grande tela di Gauguin «Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?» che il pittore volle come suo testamento nel 1897, prima del secondo tentativo di suicidio che poi fallì. Splendida la messa in scena che Goldin prepara per questopera maestosa e sublime, quattro metri di lunghezza per uno e mezzo di altezza e che diventa il cuore della mostra: è da sola in una grande sala dove è stata ricostruita la capanna di Gauguin a Tahiti. In Italia non è mai stata esposta, in Europa lo fu solo una volta a Parigi, una decina di anni fa. Il Museum of Fine Arts di Boston, che lha eletta a suo simbolo e dove è custodita, ha fatto uneccezione, concedendola solo per la quarta volta in un secolo. «Solo per ammirarla vale la pena di fare il viaggio a Genova», dicono gli organizzatori. Ma sono tante le opere, scelte da Goldin ad una ad una, che contribuiscono a creare lalchimia perfetta in questa esposizione, per la quale ci sono già oltre 60mila prenotazioni.
Protagonista con Gauguin è Vincent Van Gogh del quale oltre opere come il celeberrimo «Autoritratto al Cavalletto» del 1888 o il «Campo di grano sotto il cielo nuvoloso» che manca alla vista del pubblico da 40 anni, ci sono le lettere che esplorano un altro viaggio, spesso fatto nel buio della disperazione fino agli abissi dellanimo. Percorsi artistici e umani interpretati anche da Monet per il quale il viaggio si consuma nel recinto protetto del giardino di Giverny, o da Kandinsky che lo vive come stato, talvolta malato, della mente. Oppure si consuma nelle monocromie di Mark Rothko, che racconta uno dei viaggi nellinteriorità più straordinari che la storia della pittura ci rimandi. Ogni tela, inserita perfettamente nel percorso espositivo, ha un ruolo e come in un puzzle contribuisce a ricostruire la completezza di un racconto. «Montavamo la mostra mentre è successo il finimondo e molti da fuori Genova ci hanno detto: fermate tutto. La responsabile del museo di Mosca da cui arrivavano i Kandinsky aveva fatto tornare indietro il camion che era già in Ungheria dopo aver visto le immagini dellalluvione - racconta Goldin - dopo tante telefonate labbiamo convinta a stare tranquilla e adesso la mostra cè.
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