Vasco spiega Vasco. "Ispirato da Ginsberg, all'inizio mi sputavano quando ero in strada"

Il rocker parla del volume "Vivere/Living": "Io provoco, poi succede un casino"

Vasco spiega Vasco. "Ispirato da Ginsberg, all'inizio mi sputavano quando ero in strada"
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Questa in fondo gli mancava, la serata a teatro per parlare del suo libro, mica delle sue canzoni, anche se poi il libro è fatto di parole come le sue canzoni. Teatro Storchi di Modena. Vasco Rossi arriva in coda alla presentazione del libro Vivere/Living che esce per la collana di libri di poesie della Galleria Emilio Mazzoli. Cinquecento copie già tutte vendute. Tutti i proventi vanno a Don Ciotti (le spese sono a carico dell'editore, la donazione è netta). Nessuna ristampa prevista. Insomma un divertissement, non un'operazione commerciale.

Nel libro, con poca cura grafica, bisogna dirlo, ci sono i testi di alcune delle canzoni che grazie a Vasco sono diventate la colonna sonora di due o tre generazioni. A loro si affiancano testi inediti che ha scritto «nei cinquant'anni trascorsi praticamente solo a scriver canzoni». Ma, anche qui in questa bomboniera di teatro, il libro è un pretesto per parlare delle sua musica, della sua storia, insomma di un rockettaro che è nato ribelle e poi è diventato molto di più, è diventato coerente. «All'inizio ho preso molti schiaffi, soprattutto dalla critica, ma anche dalla gente. C'è stato un periodo in cui mi sputavano anche per la strada e mi davano la colpa di tutto, avevano interpretato le mie canzoni in modo diverso dalla realtà». Il tutto perché «le mie canzoni sono provocazioni artistiche». Lui le riassume un po' scherzosamente così: «Io provoco, poi succede un casino e mi dispiace, poi mi dimentico di aver provocato e ricomincio daccapo». Risate in platea.

Di certo per Vasco questo libro «è un Oscar anche se in Italia gli Oscar non ci sono» e in effetti il poeta beat Paul Vangelisti, che ha tradotto i suoi testi in inglese, anzi «in americano», conferma in videocollegamento che «qui il poeta è Vasco perché qual è dopotutto, amico mio, lo spirito della poesia se non quello di praticare l'impossibile?».

Fra tutte le parole che ha dovuto tradurre, dice, quella che lo ha lasciato più in difficoltà è stata «sconvolto». Vasco ride seduto sul palco. «Sì in effetti sconvolto ha molti significati, anche stupefatto. Noi che uscivamo dagli anni Settanta con tutti i sogni che avevamo avuto, poi negli anni Ottanta eravamo un po' sconvolti...». Risate.

Vasco, cappellino e giaccone e sneakers, ammette di riconoscersi molto nei versi del poema Urlo di Ginsberg e ammette, quasi a sorpresa, di aver trovato nel gallerista Emilio Mazzoli «quasi un fratello». Lui, il gallerista, dalla prima fila saluta e riconosce che «l'età e la vita spericolata che ho fatto mi impediscono di alzarmi».

C'è un pizzico di nostalgia in questa apparizione di Vasco Rossi al di fuori delle sue abitudini, gli stadi, le luci, i watt. «Qui davanti, quando avevo 11 anni, si fermava la corriera da Zocca e io scendevo per andare a scuola, passavo sotto un cavalcavia, io nella mia vita non avevo mai visto un cavalcavia. Andavo a scuola di canto, dal maestro Boloncini, ma la mia prima esibizione non è stata qui, allo Storchi, ma al Teatro Comunale per L'Usignolo D'Oro». Circa sessant'anni fa o giù di lì. «Le parole delle canzoni d'autore, quelle che ti arrivano fin dentro, non sono semplici parole, sono liriche, perciò i brani sono l'unione di musica e letteratura», spiega prima di darsi la definizione finale dopo mezzo secolo di dischi: «Io mi sento uno che dà musica alle parole». Ma se gli togli la musica, specialmente quella a volume altissimo, Vasco appare fragile, quasi indifeso, come fosse un bambino a vita. Non a caso sulla copertina del libro c'è il foglio con la prima stesura del testo di Vivere, con tanto di correzioni fatte in pochi minuti. «Mi viene la prima frase di un testo, ma poi non so che cosa scriverò», dice anche questa volta come tante altre in passato. E spesso le parole sono foto, immagini talvolta parziali o senza sviluppo. Lui sorride: «Come quando in Toffee ho scritto Passami l'asciugamano, quello bianco lì, sul divano Toffee, dai che c'ho freddo. È mai arrivato quell'asciugamano?».

Nel frattempo sono arrivati centinaia di concerti e anche quelli prossimi, dal 31 maggio 2025 al 28 giugno, sono già in prevendita anche se la parola prevendita con lui è

quasi inutile: forse è meglio la vendita istantanea visto che vanno esauriti subito. Anche per questo, a 72 anni ha deciso di mettere i propri versi migliori su di un libro. La musica, si sa, si ascolta al prossimo stadio.

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