Bollettini, fake news, dimissioni: la storia già vista del Papa malato

Da Pio XII a Francesco non è cambiato il modo in cui viene raccontata la sofferenza dei Pontefici. La prudenza dei comunicati ufficiali è la stessa

Bollettini, fake news, dimissioni: la storia già vista del Papa malato

L'apprensione per la salute di Francesco è in piena continuità con quanto avvenuto per i suoi predecessori. Sensazionalismo, speculazioni, voci di presunte morti o guarigioni: tutto già visto nel secolo scorso e all'inizio di quello attuale quando un Papa sta male e il mondo vuole sapere se si rimetterà.

Pio XII

L'agonia di papa Pacelli, la figura più ieratica degli ultimi successori di Pietro, è stata tra le più tristi proprio per le numerose fughe di notizie. La situazione precipitò la mattina del 6 ottobre del 1958 mentre Pio XII si trovava a Castel Gandolfo ed ebbe un collasso circolatorio cerebrale. La Santa Sede già all'epoca si affidava a bollettini medici quotidiani per dare notizia delle condizioni di salute. Nel primo giorno di malattia ne furono emessi due: il primo riportava che Pacelli era stato "colpito da disturbi circolatori cerebrali di cui attualmente si sta seguendo l'evoluzione"; nel secondo, pomeridiano e firmato dai medici curanti Gasparrini, Galeazzi Lisi e Corelli, si rassicuravano i fedeli dicendo che "le condizioni del Santo Padre sono sensibilmente migliorate" e lodando "la fibra del Santo Padre che ha dimostrato ancora una volta notevole resistenza". Una notizia arrivata anche per frenare le false voci, che già allora si erano diffuse sin da subito, della presunta morte del Pontefice. Pacelli morì il 9 ottobre dopo un progressivo peggioramento al termine di giorni in cui la notizia della suo decesso venne data in anticipo a causa di un giornalista fuori al Palazzo Apostolico che equivocò un segnale dato dall'interno da una fonte, presumibilmente l'archiatra Riccardo Galeazzi Lisi. In quelle ore drammatiche vennero anche scattate e poi vendute ad alcuni giornali le foto del Papa morente. Ma già quattro anni prima Pio XII ebbe un serio problema di salute che scatenò le solite speculazioni su una morte prossima. Anche allora la Santa Sede comunicava gli aggiornamenti tramite bollettini dai contenuti piuttosto simili a quelli che stiamo leggendo in questi giorni per Francesco. Ad esempio il 29 gennaio 1954 veniva scritto che "le condizioni generali del Pontefice vengono considerate soddisfacenti anche se egli non ha trascorso una notte molto tranquilla per il noioso disturbo del singhiozzo che, anche se attenuato, ancora persiste". In quei primi due mesi dell'anno le comunicazioni ufficiali relative alla salute di Pacelli erano all'insegna della prudenza, parlando spesso di stazionarietà a proposito della gastrite che aveva colpito il Papa.

Giovanni XXIII

A Giovanni XXIII venne diagnosticato un cancro allo stomaco alla vigilia dell'apertura del Concilio Vaticano II. Alla fine di quell'anno cominciò ad emergere la gravità della situazione, le udienze vennero sospese per qualche settimana e i medici rivelarono una sofferenza per gastropatia. In una conferenza, il cardinale canadese Paul-Émile Léger si fece scappare una confidenza: "Il Papa soffre di una malattia che lo accompagnerà fino alla fine dei suoi giorni". Sarà così. Nel maggio del 1963 le cronache dell'epoca cominciarono a notare il volto sempre più smagrito e la voce meno potente di Roncalli. Poi una serie di indizi dati da lui stesso: "potrebbe essere l'ultima", commenta dopo che gli viene scattata una fotografia con una delegazione della Coldiretti ricevuta in udienza. L'allarme scattò quando Giovanni XXIII fu costretto a rinunciare alla benedizione domenicale del 27 maggio e la Santa Sede produsse un primo comunicato che accennava allo "stato anemico" provocato dalla "malattia gastrica". Da lì partì la preoccupazione maggiore, con veglie di preghiera partecipatissime a piazza San Pietro. Anche per Roncalli uscirono comunicati quotidiani scritti all'insegna della prudenza, ma senza nascondere la gravità della malattia. La pena dei fedeli per il Papa malato ebbe un crescendo fino alla messa celebrata in piazza san Pietro dal cardinale di Albano Laziale Luigi Traglia, pro-vicario di Roma poco prima dell'annuncio della morte di Roncalli.

Paolo VI

I timori per la salute di Paolo VI e l'attenzione mediatica sull'argomento emersero molto prima della sua morte, avvenuta nel 1978. Già a settembre 1967 il Papa fu costretto a sospendere le udienze coi fedeli per problemi alla prostata e in quei giorni di apprensione venne diffuso un bollettino medico firmato dai medici. Le udienze ripresero dopo diciannove giorni, ma Paolo VI non era guarito e il 4 novembre 1967 fu sottoposto ad un intervento chirurgico di prostatectomia per il quale venne installata una sala operatoria proprio in Vaticano. Al termine dell'operazione venne diffuso un bollettino medico che dava notizia di come l'intervento fosse stato reso necessario per un"'ipertrofia semplice adenomatosa della prostata" e che era durato 45 minuti. Paolo VI, come rivelato anni dopo, firmò in quell'occasione delle lettere di dimissioni indirizzate al Segretario di Stato e al collegio cardinalizio, preoccupato dalla possibilità di non risvegliarsi dall'anestesia o finire in coma.

Giovanni Paolo II

Giovanni Paolo II è stato il Papa più mediatico della storia ed anche quello di cui più si è saputo delle condizioni di salute. L'attentato del 13 maggio 1981 Giovanni Paolo II è un evento scolpito della memoria collettiva. Al gesto di Ali Ağca seguirono ore di apprensione, con la corsa in ambulanza verso l'ospedale Gemelli durata quindici minuti e la preghiera dei fedeli rimasti in piazza san Pietro. Le prime notizie vennero date da un sacerdote che con un microfono spiegò alla piazza che "il Papa è stato ferito allo stomaco e si trova in sala operatoria al Policlinico Gemelli. La sua situazione è abbastanza seria". La seconda comunicazione però rassicurò i fedeli in preda alla disperazione: "le condizioni del Papa non sono gravi, il pericolo è minore di quanto sembrava", avvertì il sacerdote. E mentre Wojtyła era sotto i ferri per l'intervento all'addome, le agenzie scrissero che durante la corsa in ambulanza era stato colpito anche da una crisi cardiaca. Nelle 24 ore successive all'attentato vennero rilasciati quattro bollettini medici all'insegna della cautela, in cui le condizioni del Pontefice polacco - descritto come cosciente - venivano definite stazionarie e si informava che la prognosi rimaneva riservata.

Anche all'epoca il Gemelli fu assalito dai giornalisti e dal seguito papale, tant'è che venne ricavata una sala ad hoc all'ingresso. La salute di Giovanni Paolo II avrebbe fatto preoccupare numerose volte i fedeli di tutto il mondo, come nel caso delle operazioni del 1993 per una lussazione alla spalla e del 1994 per una frattura al femore, ma le immagini impossibili da dimenticare restano quelle dell'ultimo ricovero al Gemelli nel febbraio del 2005. Dopo una crisi respiratoria registrata un martedì sera, Giovanni Paolo II venne ricoverato d'urgenza nell'appartamento dove attualmente continua la sua degenza Francesco. "La sindrome influenzale da cui il Santo Padre è affetto da tre giorni si è complicata in serata con una laringo-tracheite acuta e crisi di laringospasmo", avvertì il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Joaquín Navarro - Valls.

Giorni di attesa e di angoscia, poi Wojtyła si affacciò la domenica successiva per l'Angelus con un cerotto al polso destro e non riuscendo a parlare. Nove minuti di sofferenza che avrebbero preparato il mondo all'agonia e alla morte di un Papa tanto amato, avvenuta due mesi dopo in Vaticano.

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