Perché sempre più cattolici hanno nostalgia di Giovanni Paolo II

Fedeli ed autorità hanno ricordato l'anniversario del decesso del Papa polacco. E per il decennale dalla canonizzazione si prepara una grande messa a San Pietro

Perché sempre più cattolici hanno nostalgia di Giovanni Paolo II

Un pontificato lungo quasi 27 anni e finito ormai quasi 20 anni fa. La lunga stagione wojtyliana ha forgiato generazioni di vescovi, sacerdoti e di fedeli. Nonostante i tanti cambiamenti conosciuti dalla Chiesa, specialmente negli ultimi 11 anni, risulta ancora difficile considerare come d'archivio le immagini e i documenti di Giovanni Paolo II. Martedì scorso sono ricorsi i 19 anni dalla morte del Papa polacco e i tanti omaggi hanno dato l'impressione di un anniversario pieno.

I ricordi della politica

Si sa, è la politica a dettare spesso l'attualità. E la politica italiana non ha dimenticato l'anniversario della morte di Giovanni Paolo II. Lo ha ricordato il presidente del consiglio Giorgia Meloni definendolo "un grande Papa, un Santo, ma anche uno statista" e confessando di portare "sempre nel cuore gli insegnamenti che ha lasciato a tutti noi, con la sua opera, i suoi gesti, le sue parole. Sono grata di aver avuto l’onore di incontrarlo e conoscerlo. Una figura immensa e indimenticabile. Per sempre nel cuore". Anche il vicepremier e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini ha omaggiato "un grande Papa amato e mai dimenticato - anche dai non credenti - che con messaggi di pace, amore e umanità ha saputo cambiare il mondo".

La veglia e l'appello ai romani per la messa

Il 2 aprile di 19 anni fa l'annuncio dato per primo da Mauro Mazza, all'epoca direttore del Tg2, di una morte a cui tutti erano preparati e che venne definita dal giornalista romano "un momento doloroso per tutta la cristianità ma anche per coloro che hanno imparato a volere bene a questo Papa in questi anni". L'anniversario non è passato inosservato tra i fedeli di tutte le nazionalità che si sono riuniti in piazza San Pietro - proprio come quel sabato sera del 2005 - per pregare il rosario in una veglia in onore del santo polacco.

Tra le tante uscite da showman del Pontefice slavo resta indimenticabile quel "Damose da fa'! Volemose bene! Semo romani!" pronunciato in un incontro col clero di Roma nel 2004. Nonostante i tanti viaggi apostolici realizzati e la sua provenienza "da un Paese lontano", come ebbe dire lui stesso poco dopo l'elezione nel 1978, tra Wojtyla e la Città eterna c'è stato un legame indissolubile. Il cardinale Angelo De Donatis, poco prima dell'inusuale ma anticipata defenestrazione da Vicario della diocesi di Roma, ha lanciato un appello ai fedeli capitolini ricordando come Giovanni Paolo II abbia visitato la stragrande maggioranza delle parrocchie romane ("317 parrocchie su un totale di 332") e sottolineando come "in questo modo le parrocchie visitate dal Papa diventavano una vera Cattedra di Pietro dalla quale si sentiva la voce del Vescovo di Roma come Pastore della Chiesa universale". Da quest'osservazione, De Donatis ha formulato l'appello ai fedeli romani a partecipare alla messa nella Basilica di San Pietro che verrà celebrata il 27 aprile alle ore 17 in Basilica di San Pietro. Questa lettera è uno degli ultimi atti del cardinale nell'incarico di Vicario visto che ieri Francesco, come previsto, lo ha "declassato" nominandolo Penitenziere Maggiore al posto del quasi ottantenne cardinale Mauro Piacenza. Da tempo il Papa argentino aveva dato segnali di insofferenza in privato e in pubblico nei confronti dell'appena 70enne porporato da lui stesso nominato suo Vicario di Roma nel 2017.

La messa per la canonizzazione

Quest'anno, peraltro, ricorrerà il decimo anniversario della canonizzazione di Giovanni Paolo II. Per l'occasione, come detto, verrà celebrata una messa alle 17 nella Basilica di San Pietro presieduta dal cardinale decano Giovanni Battista Re. Proprio quel giorno, peraltro, compirà 85 anni il suo storico segretario, l'attuale cardinale Stanislaw Dziwisz. Nel 2014 Giovanni Paolo II venne canonizzato insieme al suo predecessore Giovanni XXIII dal suo successore Francesco e in presenza dell'altro suo successore all'epoca in vita, Benedetto XVI. In quell'occasione, Joseph Ratzinger ricordò il "suo" Papa ed amico in un contributo scritto per il volume della Ares "Accanto a Giovanni Paolo II. Gli amici & i collaboratori raccontano" curato dal vaticanista polacco Wlodzimierz Redzioch. Nell'intervista concessa a Redzioch, l'allora Papa emerito ha ripercorso i suoi anni al fianco di Wojtyla nel ruolo di prefetto della congregazione per la dottrina della fede ed ha specificato: "il mio ricordo di Giovanni Paolo II è colmo di gratitudine. Non potevo e non dovevo provare a imitarlo, ma ho cercato di portare avanti la sua eredità e il suo compito meglio che ho potuto. E perciò sono certo che ancora oggi la sua bontà mi accompagna e la sua benedizione mi protegge". Parole che tracciavano un bilancio anche del proprio pontificato e si agganciavano in un certo senso a quel primo saluto pronunciato il 19 aprile del 2005 dalla loggia centrale della Basilica, con l'umiltà di sostenere che "dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore". La continuità tra Wojtyla e Ratzinger è stata tale che molti tendono a considerare il periodo dal 1978 al 2013 una sorta di unico pontificato. Diciannove anni dopo la morte di Giovanni Paolo II e dall'elezione di Benedetto XVI, quella stagione sembra lontana nei fatti ma è viva nel ricordo e nella testimonianza.

E così gli anniversari diventano l'occasione di manifestare nostalgia e riconoscenza per due grandi figure della Chiesa contemporanea, mentre nei confronti di Giovanni Paolo II non si dimentica l'impegno a favore della fine del comunismo e per la libertà al di là della cortina di ferro. In questo senso va interpretata quella definizione di "statista" che la presidente Meloni ci ha tenuto a rimarcare nel suo omaggio sui social.

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