Fine vita, la decisione della Santa Sede: "Sì alla mediazione"

La Pontificia Accademia per la Vita apre al dialogo tra posizioni diverse e cita un esempio di Disposizioni anticipate di trattamento

Fine vita, la decisione della Santa Sede: "Sì alla mediazione"
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La Santa Sede apre una crepa al suo 'no' ad eutanasia e suicidio assistito? Un libretto appena uscito e realizzato dalla Pontificia Accademia per la Vita (PAV) sembra suggerire un cambianento inaspettato in Vaticano. Si chiama Piccolo lessico del fine-vita ed è un piccolo testo pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana con l'obiettivo dichiarato di offrire chiavi di comprensione per orientarsi sul dibattito. In esso si ribadisce il tradizionale no all'eutanasia, il sì alle cure palliative ma si riconosce uno "spazio per la ricerca di mediazioni sul piano legislativo".

Sì alla mediazione

Nell'introduzione, il presidente della PAV monsignor Vincenzo Paglia chiude al muro contro muro e sostiene che "mediazioni tra diverse posizioni non sono necessariamente destinate ad assumere la figura scadente di un compromesso al ribasso o della negoziazione per uno scambio di favori politici". Sul tema non c'è una legge in Italia ma su un'eventuale iniziativa legislativa pesano i paletti che la Corte costituzionale ha voluto dare con la sentenza 242/2019. Nel 2022 c'era stata invece la decisione della Corte Costituzionale italiana di non ammettere il referendum per abrogare l’art. 579 del codice penale che vieta l’omicidio del consenziente e che avrebbe potuto portare ad un via libera all'eutanasia.

Il modello di Dat

Come scrive Tommaso Scandroglio sulla Nuova Bussola Quotidiana, il libretto della PAV propone nel finale un esempio di modulo Dat, ovvero le Disposizioni anticipate di trattamento anche ribattezzate "testamento biologico". Il testo dell'organismo guidato da monsignor Vincenzo Paglia non sembra darne un giudizio negativo, riportando che "il loro valore non può essere inteso in senso meramente orientativo". Una posizione che contraddice quanto la Chiesa ha sostenuto in passato: il cardinale Elio Sgreccia, famoso bioeticista e predecessore di Paglia alla presidenza della Pontificia Accademia per la Vita, disse in un'intervista del 2011 che "con la vincolatività delle Dat, di fatto si stabilirebbe il potere di qualcuno di disporre sulla vita umana, che sia quella propria o quella di altri. Verrebbe violato anche il principio di uguaglianza tra gli uomini". Sgreccia, invece, le considerava "un’espressione di orientamenti, di desideri, dei quali il medico tiene conto, se riscontra che la loro attuazione è conforme al principio della indisponibilità della vita e al bene del paziente". Nell'esempio del libro edito dalla Lev la Pontificia Accademia guidata da Paglia sembra ammettere la possibilità che un paziente rifiuti "trattamenti di sostegno vitale quali la ventilazione meccanica invasiva e non invasiva" ed anche la "nutrizione e idratazione assistite".

Un cambio di passo rilevante se si considera la posizione tenuta dalla Santa Sede ai tempi del caso di Eluana Englaro, quando - ad esempio - il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per la Salute, disse che "l'accanimento terapeutico non si consiglia mai, ma l’idratazione e l’alimentazione non appartengono a questa categoria".

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