«La guerra rende disumani, induce a tollerare crimini inaccettabili. I governanti ascoltino il grido dei popoli che chiedono la pace». L'ennesimo appello di Papa Francesco perché le armi si fermino e si faccia il possibile perché le popolazioni dei Paesi in guerra possano intravedere un futuro sereno. All'Angelus della domenica il Pontefice è tornato a bussare alla porta delle potenze mondiali, perché facciano qualcosa, non soltanto in Medioriente e in Ucraina, ma anche in altri Paesi spesso dimenticati. Giorno dopo giorno, continua a chiedere la pace, Francesco: ne parla con forza anche in un volume che uscirà oggi e che si intitola La speranza non delude mai. Nel testo Bergoglio riflette sulla crisi umanitaria a Gaza: «A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s'inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali». Parole che il Papa aveva già pronunciato in modo ancora più deciso nel novembre dello scorso anno: in quell'occasione il Pontefice aveva incontrato un gruppo di parenti di ostaggi israeliani e, separatamente, un gruppo di palestinesi, familiari di persone bloccate nella Striscia di Gaza. Proprio con loro, così come riferito successivamente in una conferenza stampa, Bergoglio aveva usato il termine «genocidio». A tal proposito è intervenuto ieri il presidente della Comunità Palestinese di Roma: «Abbiamo sempre ringraziato Sua Santità per la presa di posizione in difesa dei diritti umani, della giustizia e della Pace nel mondo». L'ambasciata israeliana presso la Santa Sede fa notare invece come «il 7 ottobre c'è stato un massacro genocida di cittadini israeliani e da allora Israele ha esercitato il proprio diritto di autodifesa contro i tentativi provenienti da sette diversi fronti di uccidere i suoi cittadini. Qualsiasi tentativo di chiamare questa autodifesa con qualsiasi altro nome significa isolare lo Stato ebraico».
Una preoccupazione costante nel cuore del Papa: un riferimento alla guerra l'ha fatto anche nel corso dell'omelia della messa in San Pietro per l'ottava Giornata Mondiale dei Poveri, organizzata dal Dicastero per l'Evangelizzazione: «Anche oggi vediamo il sole oscurarsi e la luna spegnersi -, ha detto il Pontefice - vediamo la fame e la carestia che opprimono tanti fratelli e sorelle, vediamo gli orrori della guerra e le morti innocenti; e, davanti a questo scenario, corriamo il rischio di sprofondare nello scoraggiamento e di non accorgerci della presenza di Dio dentro il dramma della storia». Protagonisti di questa giornata sono stati gli invisibili, gli indigenti, che hanno partecipato alla celebrazione e poi al pranzo con il Papa in Aula Paolo VI offerto dalla Croce Rossa. 1.300 persone tra senza fissa dimora, bambini di case-famiglia, migranti e persone transessuali, accompagnate da parroci o da volontari, hanno potuto trascorrere qualche ora in compagnia di Francesco, il Papa che sin dall'inizio del pontificato ha invocato «Una Chiesa povera per i poveri». «È un'emozione essere presente a questo pranzo, ho avuto l'onore di star seduto al tavolo del Papa», racconta Davide, che chiede di usare un nome di fantasia, «Il Santo Padre è stato molto generoso con tutti noi, ci ha regalato dei sorrisi e anche qualche battuta. È stato come condividere un pranzo con un caro parente. Ha dato caramelle ai bambini, ha scattato qualche selfie e poi, prese le sue medicine, ha condiviso il pranzo con noi, le lasagne e il polpettone con i contorni, la frutta e il dolce».
Prima del pranzo, Francesco, ha voluto rivolgere un forte appello ai governi, alle organizzazioni internazionali, alle chiese e a tutti i fedeli, ripetendo quella frase che accompagna, ormai da undici anni, il suo pontificato: «Non dimenticatevi dei poveri».
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