Il Papa contro le "armi immorali". "Continua la terza guerra mondiale"

Nell'udienza agli ambasciatori presso la Santa Sede, Francesco ha invocato la pace ed ha chiesto l'abolizione della pena di morte.

Il Papa contro le "armi immorali". "Continua la terza guerra mondiale"

Come da tradizione ad inizio anno, il lunedì successivo alla solennità dell’Epifania è l'occasione in cui il Papa concede udienza al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per rivolgere loro gli auguri. In quest'appuntamento, il Pontefice tiene un discorso che rappresenta la linea programmatica dell'azione diplomatica della Santa Sede. Così è stato anche per il 2023.

Francesco, infatti, ha pronunciato il suo discorso agli ambasciatori mettendo al centro, come prevedibile, il richiamo alla pace. Egli, infatti, ha ricordato il sessantesimo anniversario della Pacem in terris, l'enciclica che - ha ricordato Bergoglio - Giovanni XXIII scrisse avendo ancora "vivo il pericolo di una guerra nucleare, provocato nell’ottobre 1962 dalla cosiddetta crisi dei missili di Cuba". Inevitabile, dunque, il parallelo con la minaccia nuclare vissuta oggi in scenari particolarmente caldi come Ucraina e Medio Oriente. "Ancora oggi la minaccia nucleare viene evocata, gettando il mondo nella paura e nell’angoscia. Non posso che ribadire in questa sede che il possesso di armi atomiche è immorale", ha affermato Francesco citando il suo predecessore Roncalli.

La terza guerra mondiale

Francesco è stato il primo a parlare già anni fa dell'esistenza di una "terza guerra mondiale a pezzi". Oggi che questo scenario sembra drammaticamente possibile, il Papa ha detto che "è in corso la terza guerra mondiale di un mondo globalizzato, dove i conflitti interessano direttamente solo alcune aree del pianeta, ma nella sostanza coinvolgono tutti" citando quello che ha definito "l’esempio più vicino e recente" ovvero la guerra in Ucraina "con il suo strascico di morte e distruzione; con gli attacchi alle infrastrutture civili che portano le persone a perdere la vita non solo a causa degli ordigni e delle violenze, ma anche di fame e di freddo”.

Ai diplomatici presenti, il Pontefice ha ricordato che la guerra va a colpire soprattutto i più fragili ed ha fatto un appello affinché possa "cessare immediatamente questo conflitto insensato" di cui ha ricordato gli effetti scaturiti su "intere regioni, anche fuori dall’Europa a causa delle ripercussioni che esso ha in campo energetico e nell’ambito della produzione alimentare, soprattutto in Africa ed in Medio Oriente".

Non solo Ucraina

Nelle parole del Papa indirizzate a raggiungere una pacificazione dei contesti geopolitici più difficili, non c'è stato spazio solo per invocare la pace in Ucraina. Sono state ricordate, infatti, anche altre situazioni delicate: di nuovo, ad esempio, è risuonato il suo appello per la Siria definita "terra martoriata" con la richiesta che la "rinascita di quel Paese deve passare attraverso le necessarie riforme, anche costituzionali, nel tentativo di dare speranza al popolo siriano, afflitto da una povertà sempre crescente, evitando che le sanzioni internazionali imposte abbiano riflessi sulla vita quotidiana di una popolazione che ha già sofferto tanto".

Ma nei pensieri di Bergoglio c'è anche la questione iraniana dove la repressione del regime ai danni delle proteste continua ad andare avanti. "Il diritto alla vita - ha affermato - è minacciato anche laddove si continua a praticare la pena di morte, come sta accadendo in questi giorni in Iran in seguito alle recenti manifestazioni, che chiedono maggiore rispetto per la dignità delle donne". Da qui l'occasione per ribadire la sua condanna della pena di morte e chiedere che sia abolita nelle legislazioni di tutti i Paesi del mondo perché "non possiamo dimenticare che fino all'ultimo momento, una persona può convertirsi e può cambiare".

Migranti

La questione dei migranti è stata sin dall'inizio al centro del magistero di Francesco. Impossibile, dunque, non parlarne nel discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Il Papa ha rivendicato "il diritto alla libertà di movimento" delle persone ma ha chiesto che la gestione del fenomeno migratorio non sia lasciata al caso. Ricordando i suoi richiami sul Mediterraneo divenuto "un grande cimitero", Francesco ha detto che "in Europa è urgente rafforzare la cornice normativa, attraverso l'approvazione del Nuovo Patto sulla Migrazione e l'Asilo, perché si possano implementare adeguate politiche per accogliere, accompagnare, promuovere e integrare i migranti".

In questo senso, ripetendo quando già detto in precedenza, il Pontefice ha chiesto che l'accoglienza dei naufraghi non gravi "interamente sulle popolazioni dei principali punti d'approdo". Parole che faranno piacere alla presidente del consiglio italiana, Giorgia Meloni che domani sarà ricevuta per la prima volta a Palazzo Apostolico.

Dialogo con la Cina

Francesco, che nel giorno dell'Epifania ha incontrato dopo anni il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, simbolo della lotta per i diritti umani e per la libertà religiosa in Cina, ci ha tenuto a sottolineare come il prolungamento dei rapporti tra la Santa Sede e Pechino all'insegna di un auspicato "dialogo rispettoso e costruttivo". Come in precedenza si era augurato il Papa, infatti, ad ottobre è stata comunicata la proroga dell'accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi tra le due parti. "Auspico che tale rapporto collaborativo possa svilupparsi a favore della vita della Chiesa cattolica e del bene del Popolo cinese", ha detto il Papa.

Contro l'aborto, per la libertà religiosa

La difesa della vita è nei pensieri del Papa. Per questo non ha taciuto un monito su quelle legislazioni che facilitano il ricorso all'aborto. "Nessuno puo' vantare diritti sulla vita di un altro essere umano", ha detto Bergoglio facendo un appello alle "coscienze degli uomini e delle donne di buona volonta', particolarmente di quanti hanno responsabilita' politiche" allo scopo di incoraggiarli ad adopersi per "tutelare i diritti dei piu' deboli e venga debellata la cultura dello scarto, che interessa purtroppo anche i malati, i disabili e gli anziani".

Poi, agli ambasciatori, ha trasmesso la sua preoccupazione per le persecuzioni che avvengono nel mondo ai danni di chi crede. Non c'è pace senza libertà religiosa, ha sintetizzato il Papa spiegando che "è preoccupante che ci siano persone che vengono perseguitate solo perché professano pubblicamente la loro fede e sono molti i Paesi in cui la libertà religiosa è limitata".

Impossibile non menzionare il caso specifico dei cristiani e questo avviene anche in Paesi insospettabili.

"E' bene non dimenticare che la violenza e le discriminazioni contro i cristiani aumentano anche in Paesi dove questi non sono una minoranza", ha tuonato il Papa prendendosela anche con il "malinteso concetto di inclusione" in nome del quale si minaccia la libertà religiosa riducendo ai credenti "la possibilità di esprimere le proprie convinzioni nell'ambito della vita sociale".

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