
Giorgio era un giovane «sessantottino» entusiasmato dalle battaglie per i diritti umani e dalle provocazioni a una Chiesa in ricerca di nuovi orizzonti, affascinato dalle nuove aperture della società e del Concilio Vaticano II, motivato dalla realizzazione della sua vita, animato da tante domande di senso che gli ballavano e traballavano dentro. I suoi genitori erano stranieri emigrati dall'Italia in Sud America per scappare dalla povertà, anche se poi si erano ritrovati non tanto meglio, col rischio di essere isolati, sfruttati, senza diritti. Giorgio era il primo di cinque figli. Quando il padre morì improvvisamente di infarto, lavorava la sera come buttafuori in un locale e di giorno studiava da perito chimico. Anche la mamma si ammala e resta quasi paralizzata, quindi Giorgio assisteva lei insieme ai fratelli e alle sorelle. Oggi tre sono morti: Oscar, Marta, Alberto. Resta Maria Elena. A 21 anni per una polmonite a Giorgio viene tolta parte di un polmone. Poi entra in Seminario.
Viene consacrato sacerdote nel 1969 nella «compagnia di Gesù», i Gesuiti. Dopo soli 5 anni di ordinazione diventa Provinciale della sua Congregazione, cioè responsabile nazionale. Non verrà più rieletto perché - si racconta - considerato troppo severo e poco dialogante. Di fatto non avrà più ruoli e sarà lasciato in un santuario come confessore. Qui viene conosciuto dal nuovo Vescovo di Buenos Aires che lo coinvolge nella formazione del clero. Dopo qualche anno, nel 1992, chiederà a Papa
Giovanni Paolo II di farlo suo Ausiliare. Diventando Vescovo sceglie un motto particolare nel suo stemma: «miserando atque eligendo», usando misericordia e scegliendo. È una frase presa da un commento di San Beda al brano evangelico in cui Gesù chiama l'esattore Matteo. Nel 1997 Papa Giovanni Paolo II lo nomina Arcivescovo di Buenos Aires e nel 2001 lo crea Cardinale.
Dal 13 marzo 2013 Giorgio è conosciuto da tutti come Papa Francesco. La scelta del nome stupisce, ma fin da subito si capisce essere rivelativa di uno stile di porsi, di una logica di pensiero, di un metro di misura, di un criterio di giudizio, di un modo nuovo di interpretare il pontificato, di un principio rinnovativo della Chiesa, di una mano tesa all'esterno, di uno sguardo di chiarezza all'interno. Tra le tante parole che di lui si ricordano in questi giorni ce n'è una che io amo: nella piazza della rivoluzione a Cuba fece rimbombare la richiesta di una «insurrezione delle coscienze». Sono convinto che per lui non sia stata solo un'espressione ad effetto in un'omelia, ma una scelta quotidiana che lo ha reso figura poliedrica, amata da qualcuno e contestata da altri. Questa sua forza ha incredibilmente avuto il volto della «rivoluzione della tenerezza», come lui stesso l'ha definita.
Ne aveva parlato addirittura fin dalla sua prima predica ufficiale da Papa il 19 marzo 2013: «Non dobbiamo avere paura della bontà. Non dobbiamo mai vergognarci
della tenerezza. L'invidia e la superbia sporcano la vita». Intonò così in modo chiaro quella melodia che poi giorno per giorno, nelle parole e nei fatti, abbiamo imparato a riconoscere come la colonna sonora del suo pontificato. Sta a ciascuno ora cogliere questa nota per seguirne l'armonia. In questo Papa Francesco non è stato solo maestro, ma anche e soprattutto testimone; non è stato solo padre, ma anche e soprattutto fratello maggiore. Capace di smuovere gli animi di ogni persona, anche di chi «crede di non credere» (come disse lui), denunciò che il grande peccato di oggi è la tragica mancanza di tenerezza, che secondo lui è generata dal rischio di balconear. Nel dialetto di Buenos Aires significa «stare al balcone», guardare senza coinvolgersi, parlare senza mettersi in discussione, giudicare senza assumersi responsabilità. Lui è sceso per strada con la sua veste bianca senza paura di sporcarla e ha spinto la Chiesa «in uscita».
Mi viene in mente una frase dell'antico filosofo Eraclito: «Ogni giorno quello che scegli è ciò che diventi». Ci ritrovo il suo testamento per una necessaria insurrezione delle coscienze, «miserando atque eligendo», usando misericordia ma scegliendo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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