“Non restiamo impotenti”. La lezione del Papa durante la veglia pasquale

Il Papa ha celebrato l'omelia di Pasqua in una basilica gremita con 8mila persone, invitando i fedeli a tornare al primo incontro con Gesù

“Non restiamo impotenti”. La lezione del Papa durante la veglia pasquale

Veglia pasquale per il Papa in Vaticano con circa 8mila fedeli, stando a quanto riportano i dati ufficiali della Santa Sede. Nel corso della liturgia, Francesco battezzerà otto adulti provenienti da Albania, Stati Uniti d'America, Nigeria, Italia e Venezuela. È stata un'omelia pasquale accorata quella del Santo Padre: "Se recuperi il primo amore, lo stupore e la gioia dell'incontro con Dio, andrai avanti. Ricorda e cammina. Ricorda la tua Galilea e cammina verso la tua Galilea".

Non sono mancati i riferimenti al conflitto scatenato in Ucraina dalla Russia ma, in generale, a tutti i conflitti che affliggono il pianeta. "A volte", ha detto il Papa, "ci siamo sentiti impotenti e scoraggiati dinanzi al potere del male, ai conflitti che lacerano le relazioni, alle logiche del calcolo e dell'indifferenza che sembrano governare la società, al cancro della corruzione, ce n'è tanta, al dilagare dell'ingiustizia, ai venti gelidi della guerra". Francesco, però, sottolineando quello che accadde per le donne che annunciarono la resurrezione di Cristo, ha aggiunto: "La Pasqua del Signore ci spinge ad andare avanti, a uscire dal senso di sconfitta, a rotolare via la pietra dei sepolcri in cui spesso confiniamo la speranza, a guardare con fiducia al futuro, perché Cristo è risorto e ha cambiato la direzione della storia".

Nonostante tutto, il Santo Padre durante l'omelia ha invitato a non perdere la speranza. A volte "ci siamo forse trovati faccia a faccia con la morte, perché ci ha tolto la dolce presenza dei nostri cari o perché ci ha sfiorato nella malattia o nelle calamità, e facilmente siamo rimasti preda della disillusione e si è disseccata la sorgente della speranza. Così, per queste o altre situazioni, i nostri cammini si arrestano davanti a delle tombe e noi restiamo immobili a piangere e a rimpiangere, soli e impotenti a ripeterci i nostri 'perché'". E come quelle donne che "non restano paralizzate davanti a una tomba ma, dice il Vangelo, 'abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, corsero a dare l'annuncio ai suoi discepolì. Portano la notizia che cambierà per sempre la vita e la storia: Cristo è risorto!".

Francesco ha invitato i fedeli a portare "Gesù nella vita di tutti i giorni: con gesti di pace in questo tempo segnato dagli orrori della guerra; con opere di riconciliazione nelle relazioni spezzate e di compassione verso chi è nel bisogno; con azioni di giustizia in mezzo alle disuguaglianze e di verità in mezzo alle menzogne. E, soprattutto, con opere di amore e di fraternità". La Pasqua di Resurrezione è il ritorno al primo incontro con Gesù ma "ciascuno di noi conosce il proprio luogo di risurrezione interiore, quello iniziale, quello fondante, quello che ha cambiato le cose non possiamo lasciarlo al passato, il Risorto ci invita ad andare lì per fare la Pasqua.

Perchè è quando hai dimenticato quel primo amore, è quando hai scordato quel primo incontro che è cominciata a depositarsi della polvere sul tuo cuore. E hai sperimentato la tristezza e, come per i discepoli, tutto è sembrato senza prospettiva, con un macigno a sigillare la speranza".

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