Un peccato contro Dio. Così il Papa ha definito le manifestazioni di odio verso gli ebrei e verso l'ebraismo in crescita anche in Europa dopo l'escalation in Medio Oriente seguita all'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023 in Israele. Francesco lo ha scritto in una lettera ai fratelli e alle sorelle ebrei di Israele inviata ieri ed indirizzata alla storica delle religioni Karma Ben Johanan, impegnata nel dialogo ebraico-cristiano.
La lettera
Francesco è tornato sull'escalation in Terra Santa scrivendo che "purtroppo, bisogna constatare che questa guerra ha prodotto nelle opinioni pubbliche mondiali anche atteggiamenti di divisione, che a volte sfociano in forme di antisemitismo e antigiudaismo". Manifestazioni di odio che il Papa definisce "un peccato contro Dio" condannandole "inequivocabilmente" e ribadendo che "il percorso che la Chiesa ha avviato con voi, l'antico popolo dell'Alleanza, rifiuta ogni forma di antigiudaismo e antisemitismo". Richiamandosi ai suoi predecessori, pensando probabilmente a Giovanni Paolo II che nella prima visita di un Pontefice alla Sinagoga di Roma nell'aprile del 1986 utilizzò l'espressione di "fratelli maggiori", Bergoglio ha detto agli ebrei d'Israele che "il rapporto che ci lega a voi è particolare e singolare". Il Papa ha anche detto che la Terra Santa "dal 7 ottobre è precipitata in una spirale di violenza senza precedenti" ed ha voluto menzionare gli israeliani ancora nelle mani dei terroristi che li hanno rapiti in quello che è passato alla storia come il Sabato nero d'Israele: "preghiamo per il ritorno degli ostaggi, rallegrandoci per quelli che sono già tornati a casa, e pregando affinché tutti gli altri si uniscano presto a loro", ha scritto il Papa. Bergoglio, però, nella lettera agli ebrei d'Israele non ha rinunciato a parlare di pace sostenendo che "non bisogna mai perdere la speranza per una pace possibile e che dobbiamo fare di tutto per promuoverla, rifiutando ogni forma di disfattismo e di sfiducia". In questa chiave, Francesco ha sentito la necessità di affermare che "il mio cuore e' vicino a voi, alla Terra Santa, a tutti i popoli che la abitano, israeliani e palestinesi, e prego perche' prevalga su tutti il desiderio della pace".
Le tensioni
La lettera è stata scritta ed inviata ieri, nel giorno in cui il Papa ha ricevuto in udienza Raphael Yaakov Schutz, ambasciatore di Israele presso la Santa Sede con il quale, dopo il 7 ottobre, non erano mancate tensioni dopo che aveva definito la dichiarazione dei patriarchi di Gerusalemme "deludente e frustrante". L'affondo dell'ambasciata israeliana aveva spinto il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin a recarsi di persona nella sede ed incontrare Schutz per esprimere solidarietà e vicinanza. Francesco spesso ha parlato della situazione della popolazione civile a Gaza e a ha ammesso di chiamare ogni giorno la parrocchia cattolica nella Striscia.
A novembre, invece, il Consiglio dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia aveva apertamente criticato il Papa in una nota che aveva incontrato i familiari degli ostaggi israeliani nello stesso giorno di un'udienza ai parenti di prigionieri palestinesi in Israele. In quella nota i rabbini avevano detto che in quel modo "si mettono sullo stesso piano aggressore e aggredito” ed avevano criticato "le acrobazie diplomatiche".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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