Parla l'altro segretario di Benedetto XVI: "Ecco le sue prime parole a Francesco"

Monsignor Alfred Xuereb racconta la telefonata tra Joseph Ratzinger e il neoeletto Jorge Mario Bergoglio. "Promise obbedienza" conferma il segretario. E ricorda i suoi anni accanto al Papa tedesco

Parla l'altro segretario di Benedetto XVI: "Ecco le sue prime parole a Francesco"

Siamo abituati alla figura di monsignor Georg Gänswein, storico segretario personale di Joseph Ratzinger sin dai tempi del suo incarico da prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Di lui si è parlato molto all'indomani della morte di Benedetto XVI anche per via del libro, Nient'altro che la verità (Edizioni Piemme), scritto a quattro mani con il giornalista Saverio Gaeta e che ha provocato furibonde polemiche per le sue confessioni sul difficile rapporto con Francesco. Al fianco del Papa tedesco, però, dal settembre del 2007 fino al febbraio del 2013 c'è stato anche monsignor Alfred Xuereb, suo secondo segretario e oggi nunzio apostolico in Corea del Sud.

L'altro segretario

A stretto giro dalla morte di Benedetto XVI, oltre al libro di Gänswein è uscito anche il libro di Xuereb, un diario dei suoi anni accanto al Papa tedesco. Nel suo I miei giorni con Benedetto XVI (Edizioni San Paolo) si ritrova un ritratto di un Ratzinger inedito, raccontato nella quotidianità dei pranzi, delle messe, delle passeggiate e con fotografie inedite di momenti privati. Alcuni particolari raccontati restituiscono un'immagine inedita al grande pubblico dell'ultimo Pontefice europeo: il suo umorismo, ad esempio, o l'amore per i gatti e per gli orsacchiotti.

Quest'ultima passione, peraltro, s'intreccia con l'evento probabilmente più importante della storia della Chiesa degli ultimi secoli: la rinuncia dal ministero petrino. Nei giorni finali del pontificato, in preparazione del trasloco per il monastero Mater Ecclesiae, Xuereb ricorda nel libro che Benedetto XVI aveva subito pensato a far spostare nella nuova residenza i due orsetti di stoffa che risalivano alla sua infanzia e che gli erano stati regalati dalla madre.

ll 2 marzo del 2013, mentre la famiglia pontificia si trovava a Castel Gandolfo in attesa di sapere l'esito del conclave, il prelato maltese annota un dettaglio che lo ha colpito dell'atteggiamento di Benedetto XVI mentre i media ed i fedeli sono ancora sotto shock per gli eventi. "Se avessi avuto bisogno di una conferma della tranquillità d’animo del Santo Padre - scrive Xuereb - questa mi è stata data stamane, quando mi ha mostrato dove ha sistemato i suoi due orsetti storici.

L'annuncio choc delle dimissioni

La testimonianza del nunzio maltese è importante anche per ciò che riguarda l'annuncio delle dimissioni. Benedetto XVI, infatti, scelse di comunicarglielo qualche giorno prima dello storico concistoro dell'11 febbraio 2013. Precisamente martedì 5 febbraio: Ratzinger lo convocò nel suo ufficio e, senza troppi fronzoli, lo avvisò immediatamente della sua decisione. Così lo ricorda Xuereb nel libro: "Andrò a vivere – mi spiega con calma – nell’ex monastero di clausura che c’è nei Giardini Vaticani e che attualmente è in ristrutturazione. Ma Lei, monsignore, rimarrà con il nuovo Papa". In effetti, il prelato maltese divenne in seguito segretario di Francesco svolgendo quel ruolo di transizione che prima di lui aveva svolto monsignor Mechyslav Mokshytskyi. Dunque, il nuovo Papa argentino accettò quell'ultima decisione del suo predecessore e mantenne Xuereb al suo fianco fino al 2018, quando lo nominò nunzio apostolico in Corea e Mongolia e lo elevò al rango di arcivescovo.

È interessante la testimonianza dell'ex segretario particolare sulla sua reazione alla notizia delle dimissioni. Scrive nel diario: "A mano a mano che prendo coscienza della decisione di Benedetto, mi viene da piangere. Mentre il Papa mi parlava, per un istante ho pensato di dirgli di ripensarci, ma poi mi sono trattenuto, anche perché ho visto il Santo Padre sereno ed ero sicuro che aveva a lungo vagliato la decisione nella sua preghiera. Inoltre, non ho voluto rinfocolare il turbamento che sicuramente ha vissuto negli ultimi tempi".

Quella di Xuereb è l'ennesima conferma della serenità e al tempo stesso della determinazione con cui Benedetto XVI annunciò ai suoi collaboratori più stretti lo storico passo indietro. L'importanza del diario sta soprattutto nelle piccole cose relative alle grandi cose: ad esempio, significativo il racconto del pranzo successivo alla notizia della rinuncia nel quale - ricorda Xuereb - il Papa cercò di stemperare il clima con battute su un cardinale di una certa età arrivato col fiatone ad un incontro con lui. Si legge nel libro: "Il Santo Padre ha commentato con sentimenti di simpatia: «Due sono le ragioni, è grasso ed è anziano!». E sapendo che al Santo Padre non è mai piaciuto praticare sport, mi sono consentito una battuta: «Mi permetto di aggiungere un’altra motivazione: forse aveva il fiatone perché non ha praticato nessuno sport!». Al che il Papa ha subito replicato: «Se avesse fatto sport, sarebbe già morto!»".

L'umorismo di Ratzinger in quelle ore che precedevano il concistoro dell'11 febbraio 2013 contrastava con l'inquietudine di Xuereb e degli altri membri della famiglia pontificia. Una situazione che si replicò nel pranzo successivo a quell'annuncio pubblico durante il quale, ancora commosso, il segretario maltese provò ad intavolare una conversazione su quanto accaduto: "Butto là un’osservazione: «Padre Santo, ma Lei è apparso molto tranquillo mentre pronunciava il suo atto di rinuncia…». «Sì», risponde deciso Benedetto. Non una parola di più. Capisco che non è il caso di aggiungere altre osservazioni".

Il conclave ed il telefono

Nei giorni successivi, la segreteria del Papa venne tempestata di richieste per udienze private e si trovò a dover sbrigare le numerose lettere d'affetto che arrivavano da tutto il mondo. Nel diario si ritrovano i racconti di scene fondamentali viste in prima persona come l'addio al Palazzo Apostolico ed il viaggio sull'elicottero da San Pietro a Castel Gandolfo. Xuereb rimase al fianco di Benedetto XVI in quello storico volo.

Il 5 marzo 2013, quando i cardinali cominciarono le congregazioni generali in vista dell'ingresso in Cappella Sistina, il prelato maltese fu protagonista di un episodio intenso nel clima tranquillo e al tempo stesso surreale di Castel Gandolfo. Si legge nel diario: "Questa mattina il Santo Padre ha consegnato il suo anello del Pescatore che nei tempi passati, in caso di morte del Papa, veniva distrutto. Ora invece viene solo graffiato: è il segno che il Papa che l’aveva indossato non è più Pontefice regnante. Ieri, quando l’ha portato in ufficio per consegnarlo, gli ho chiesto se potessi baciarlo per l’ultima volta, ed ha acconsentito. Ho notato che la mia richiesta gli ha fatto piacere".

Sul conclave, Xuereb racconta che Benedetto XVI lo ha vissuto "con molta aspettativa" e che era "desideroso di sapere chi gli sarebbe succeduto". La famiglia pontificia aspettò la fumata bianca in preghiera ed apprese il nome del nuovo eletto dalla televisione, come tutti. Concentrati sul piccolo schermo, non si accorsero del telefono che squillava poco prima dell'apparizione dalla loggia del nuovo Papa. A chiamare era proprio Francesco che - racconta Xuereb - voleva salutare il suo predecessore prima di presentarsi alla folla, ma senza successo.

Una telefonata solo rinviata. Francesco, infatti, al termine del suo primo saluto in piazza San Pietro, chiamò di nuovo a Castel Gandolfo e fu proprio Xuereb a passare il telefono portatile all'orecchio del Papa emerito. La testimonianza del segretario maltese è storica perché monsignor Gänswein, riferendo di questa telefonata, aveva spiegato di non averne sentito i contenuti. Xuereb, invece, ascoltò quanto si dissero Francesco ed il suo predecessore e lo riporta nel suo diario. "La ringrazio Santo Padre – e già sentire Benedetto dire questo suscitava ammirazione – la ringrazio che abbia subito pensato a me e prometto fin d’ora la mia obbedienza e la mia preghiera». Sentirgli dire questo mi ha molto edificato".

Dunque, Ratzinger volle immediatamente ribadire a quel successore che ora aveva un nome quanto aveva detto il 28 febbraio ai cardinali convocati in Sala Clementina per il congedo: la sua promessa di incondizionata reverenza e obbedienza.

Un rapporto filiale

La testimonianza di monsignor Xuereb sulla clamorosa rinuncia di dieci anni fa è preziosa perché rende bene l'idea della serenità e, al tempo stesso, della convinzione con cui Benedetto XVI prese la sua decisione, nonché di come accettò senza esitazione e senza alcuna intromissione l'esito del conclave.

In un recente intervento pubblico che l'ex segretario particolare di Ratzinger ha cortesemente inviato a chi scrive, viene messo in evidenza come quei momenti furono "vissuti con ammirevole pace interiore, frutto della Sua intima unione di fede con Dio". La rinuncia al ministero petrino, ha detto monsignor Xuereb, "non è stata, come si sentiva dire, una mancanza di coraggio; è stato invece un atto d’amore per la Chiesa" di cui lui stesso ha "sperimentato in prima persona l’audacia".

Il diario del prelato maltese ha un valore storico per le testimonianze dirette relative ai giorni precedenti e successivi all'11 febbraio 2013 ma sarà sicuramente apprezzato da chi vuole conoscere il volto inedito di Benedetto XVI raccontato nella sua quotidianità, dall'amore per gli animali alla fedeltà agli amici, dall'attaccamento nei confronti del fratello e dei ricordi familiari alla sensibilità che dimostrava verso i collaboratori.

Tutto riportato dalla voce di un sacerdote - ora arcivescovo - che non nasconde la sua ammirazione e la gioia per il rapporto filiale che in sei anni si era venuto a creare con il Papa tedesco.

È emblematico quanto scrive Xuereb nel suo diario il 28 ottobre 2010, con Benedetto XVI ancora in vita: "Il Papa ha un rapporto speciale con i santi. Per lui non sono lontani, ma fanno parte della vita quotidiana. A volte penso che lui viva già in paradiso!"

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