Scandalo londinese, il cardinale Becciu rischia più di sette anni di reclusione

Il promotore di giustizia, Alessandro Diddi ha chiesto più di 78 anni complessivi per gli imputati al processo vaticano sull'investimento di Sloane Avenue. Tra di loro anche l'ex sostituto

Scandalo londinese, il cardinale Becciu rischia più di sette anni di reclusione
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Sette anni e tre mesi di reclusione. Questa è la richiesta che il promotore di giustizia, Alessandro Diddi ha chiesto per il cardinale Angelo Becciu nella requisitoria al processo all'udienza del procedimento penale per la vicenda legata agli investimenti finanziari della Segreteria di Stato a Londra. Il porporato sardo è nella lista dei dieci imputati del processo nato per l'operazione finanziaria che il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin definì "opaca".

Le richieste del promotore di giustizia

Settantatré gli anni complessivi chiesti dal promotore Alessandro Diddi per i dieci imputati, oltre alle pene interdettive e pecunarie. Nello specifico, sono stati chiesti tre anni e otto mesi per l'ex presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria, René Brülhart, cinque anni e quattro mesi per l'ex segretario di Becciu monsignor Mauro Carlino; nove anni e nove mesi per lo storico consulente finanziario della Segreteria di Stato Enrico Crasso, quattro anni e tre mesi per l'ex direttore dell'Aif Tommaso Di Ruzza, tredici anni e tre mesi per l'ex dipendente della segreteria Fabrizio Tirabassi, quattro anni e otto mesi per Cecilia Marogna, undici anni e cinque mesi per il broker Raffaele Mincione, sette anni e sei mesi del broker Gianluigi Torzi e sei anni per l'avvocato di quest'ultimo Nicola Squillace.

La difesa di Becciu

Maria Concetta Marzo e Fabio Viglione, legali dell'ex sostituto, hanno contestato la richiesta di Diddi in una nota nella quale si sostiene che "le richieste del promotore di giustizia non tengono conto degli esiti del processo, che ha dimostrato l’assoluta innocenza del cardinale per l’operazione relativa al Palazzo di Londra e per ogni altra accusa". Secondo i legali, il promotore di giustizia avrebbe continuato a sostenere nella sua requisitoria "teoremi clamorosamente smentiti in dibattimento" e "una tesi sganciata dalle prove".

Becciu non ha mai smesso di rivendicare la sua innocenza. Una difesa a cui non ha creduto il promotore di Diddi, autore di una requisitoria molto dura nei confronti del cardinale finito imputato nel processo. La richiesta di sette anni e tre mesi di reclusione per il porporato ha suscitato anche la reazione del fratello, Mario Becciu, che sui social ha criticato il lavoro di Diddi sostenendo che la richiesta serva "solo a giustificare un impianto accusatorio colabrodo" e affermando che "sarà divertente attendere il prosieguo per smascherare i trucchi dell’accusa".

Il ruolo di Marogna

Al centro della requisitoria di Diddi anche il ruolo di un'altra imputata, Cecilia Marogna, definita dai media ai tempi dello scoppio dello scandalo del palazzo londinese la dama del cardinale per via della sua vicinanza professionale all'allora Sostituto. Diddi l'ha definita "sedicente analista geopolitica" sottolineando come "pur non avendo alcuna credibilità" sia riuscita ad ottenere una collaborazione con la Segreteria di Stato "solo per desiderio del cardinale Angelo Becciu".

In particolare, il promotore di giustizia si è soffermato sul suo presunto ruolo nella mediazione per il rilascio di una religiosa francescana colombiana, suor Gloria Cecilia Narvaez, rapita nel 2017 in Mali. Incarico da 575 mila euro che secondo il promotore di giustizia non sarebbero stati spesi per "una finalità istituzionale" o per "una missione umanitaria".

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