
In queste ore, migliaia di fedeli si stanno recando in Vaticano per dare l’ultimo saluto a Papa Francesco. Un momento di raccoglimento e spiritualità che, per il mondo cattolico, va ben oltre il semplice tributo: è un gesto di profonda gratitudine verso chi ha guidato la Chiesa per anni.
Il trattamento sul corpo del Papa
Per consentire a tutti di vivere questo momento con serenità e rispetto, il corpo del pontefice è stato sottoposto a un trattamento specifico, noto come tanatoprassi. Si tratta di una pratica moderna e temporanea, spesso fraintesa, che non ha nulla a che vedere con la mummificazione o rituali antichi. A differenza dei metodi utilizzati nell’antichità per conservare i corpi, la tanatoprassi non prevede svuotamenti o conservazioni permanenti: l'obiettivo è semplicemente quello di preservare per pochi giorni un aspetto dignitoso e sereno del defunto.
Non è la trasformazione del corpo in reliquia, ma un modo rispettoso per permettere ai fedeli di congedarsi senza il trauma visivo della morte. Un ultimo, delicato atto d’amore verso chi ha lasciato un segno profondo nella storia della Chiesa e nel cuore di milioni di persone.
Cos'è la tanatoprassi
La tanatoprassi è una procedura moderna utilizzata per preservare temporaneamente i corpi dei defunti, in particolare quando è prevista un'esposizione pubblica. Introdotta ufficialmente nel quadro normativo italiano nel 2022, questa pratica rappresenta una versione attuale e meno invasiva dell’antica imbalsamazione. A differenza dei metodi tradizionali, la tanatoprassi impiega sostanze più delicate e rispettose del corpo umano. Si tratta infatti di un trattamento igienico e conservativo che rallenta la naturale decomposizione, permettendo di mantenere per alcuni giorni un aspetto sereno e naturale, senza dover ricorrere al congelamento o ad altri interventi drastici.
Questo tipo di intervento è particolarmente importante nel caso di personalità di rilievo, come i pontefici, il cui corpo viene esposto alla venerazione dei fedeli. Il processo comprende l’applicazione di disinfettanti, l’iniezione di fluidi conservanti, un attento maquillage correttivo e la sistemazione del viso e delle mani, affinché l’ultimo saluto possa avvenire in un clima di rispetto e raccoglimento.
Papa Francesco
La procedura sul corpo di Papa Francesco è stata condotta seguendo rigidi protocolli, in linea con le disposizioni italiane e vaticane, e prevede l’uso di tecniche non invasive, finalizzate a mantenere un aspetto sereno e naturale del volto. Grazie a questo intervento, il Santo Padre potrà essere esposto al pubblico per più giorni, offrendo a credenti e non credenti l'opportunità di rendergli omaggio in un clima di raccoglimento e rispetto, fino al giorno del funerale.
Una modalità antica
L'impiego della tanatoprassi, o di tecniche simili, affonda le radici in una lunga tradizione della Chiesa cattolica. Da secoli, infatti, i pontefici vengono sottoposti a trattamenti conservativi, sia per ragioni liturgiche sia per esigenze pratiche legate alla durata delle cerimonie funebri e alla venerazione pubblica del corpo. In passato, prima della diffusione delle metodologie moderne, si faceva ricorso all’imbalsamazione, un processo decisamente più invasivo che includeva la rimozione degli organi interni e l’impiego di sostanze chimiche forti come alcool o formalina.
Con il tempo, tuttavia, è emersa una maggiore attenzione verso la tutela della dignità del corpo, portando a privilegiare pratiche più sobrie e rispettose proprio come la tanatoprassi. L’intento rimane invariato: permettere a milioni di fedeli di salutare il Pontefice in modo composto, durante i giorni che precedono il funerale, offrendo un momento di raccoglimento che unisce fede e memoria.
Il caso controverso di Papa Pio XII
Tra gli episodi più discussi e drammatici legati alla conservazione post-mortem dei pontefici, spicca quello di Papa Pio XII. Alla sua morte, avvenuta nel 1958, il corpo fu sottoposto a una procedura di imbalsamazione che si rivelò presto fallimentare. A eseguire il trattamento fu un medico che sperimentò una tecnica ancora non collaudata, utilizzando sostanze chimiche inadatte. Le conseguenze furono evidenti in brevissimo tempo: secondo molte testimonianze dell’epoca, il corpo del Papa subì una decomposizione accelerata. La pelle iniziò a gonfiarsi, scurirsi e a lacerarsi in più punti, generando sgomento e imbarazzo negli ambienti vaticani.
L’incidente segnò un momento decisivo nella gestione dei trattamenti post-mortem per le figure religiose di alto profilo.
Da quel momento, la Chiesa comprese la necessità di affidarsi a operatori specializzati e a tecniche validate scientificamente. È anche per questo che oggi, con l'affermarsi della tanatoprassi moderna, si prediligono procedure più sicure, rispettose e controllate.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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