L'augurio dei tedeschi, in una Francoforte piovosa e nebbiosa come da miglior luogo comune narrativo, è che l'arrivo degli italiani, Der Italiener, porti il sole del Belpaese. Almeno: è una prima piccola speranza di Juergen Boos, direttore della Frankfurter Buchmesse, che ieri ha aperto l'incontro di presentazione dell'Italia Ospite d'Onore della fiera l'anno prossimo. Una grandissima occasione: perché la Buchmesse è l'evento editoriale più importante al mondo e perché poche nazioni ci conoscono così bene, e ci amano, come la Germania. Non succedeva da 36 anni che l'Italia fosse il Paese Ospite a Francoforte: era il 1988. Il nostro ministro della Cultura era una donna, Vincenza Bono Parrino, e il frontman l'intellettuale italiano più famoso nel mondo: Umberto Eco.
Come eravamo (qui a dividere le due Germanie c'era ancora un Muro), come siamo (un mondo lacerato da guerre e tensioni), come saremo. Il Passato: la memoria. Il Presente: l'intuizione. Il Futuro: l'attesa. Di ciò parlano i libri e gli scrittori.
E di tutto ciò parlerà l'Italia, qui a Francoforte, con i suoi libri e i suoi scrittori, dal 15 al 20 ottobre 2024. Ieri il Commissario Straordinario del Governo, Mauro Mazza, proprio qui a Francoforte, dopo il messaggio di saluto del Ministro Gennaro Sangiuliano - forse la persona che più tiene a questa avventura francofortese - ha annunciato il progetto, lo spirito e le idee che l'Italia, dal suo padiglione alla Buchmesse, presenterà al mondo. Titolo: «Radici nel futuro», fra orgoglio del proprio passato e sguardo rivolto al nostro domani. Testimonial: il fisico Carlo Rovelli, la scrittrice Susanna Tamaro e il filosofo Stefano Zecchi, ossia Scienza, Stupore e Bellezza. Saranno loro a guidare la pattuglia di un centinaio fra romanzieri, storici, saggisti (i nomi tra i quali sceglieranno Mauro Mazza e il suo staff sono proposti dagli editori italiani) che rappresenteranno il meglio della nostra editoria, qui, nel 2024.
Il padiglione Italia sarà di 2mila metri quadrati, l'allestimento è dell'architetto Stefano Boeri, il manifesto disegnato da Lorenzo Mattotti, il logo è formato da un libro tricolore da cui spunta un germoglio - la cultura che genera frutti - e poi c'è un video emozionale-emozionante che in tre minuti racconta al mondo l'Italia migliore. Tre minuti, un incipit girato alla Biblioteca Angelica di Roma, una bambina - gli adulti di domani - che scorre i dorsi dei libri del canone italiano e la pagina di un libro che vola per il Paese, da Nord a Sud, sulla voce di Roberto Pedicini, in un collage di passi celebri della nostra letteratura. Dante, Leopardi, Galilei, Pirandello, Pavese...
E persino un frammento - metafora di cultura e lingue diverse che si ritrovano sul linguaggio comune della Poesia - della celebre intervista di Pasolini a Ezra Pound, a Venezia, anno 1967. Il video è orgoglioso e fiducioso. Per Stefano Mauri, presidente di GeMS, però, è retorico. «Quando c'è un governo di destra e si parla di cultura, ecco che si fa una cosa che viene dal passato. La solita immagine dell'Italia». Mentre per Enrico Selva Coddè, ad Mondadori Libri, «saprà toccare i cuori degli stranieri». Le solite polemiche.
«Che immagine dell'Italia vogliamo trasmettere? - si chiede Mauro Mazza - Certo: aperta, plurale, ricca di parole e di immagini. Ma soprattutto sorridente». Che è una delle nostre grandi virtù, e anche una speranza, visti i giorni che stiamo vivendo. «Quello che è certo è che io penso alla cultura come un confronto, senza alcuna esclusione, né di libri né di autori. Un tempo la politica era brava a piegare la cultura sulle ideologie, ora dobbiamo sollevare la politica con la forza delle idee».
La vita, ha detto qualcuno, o si vive o si scrive. Intanto, in una fiera agitata dalla guerra, perché la geopolitica è l'altra faccia della cultura, fa impressione vedere lo stand dell'Istituto israeliano per la letteratura ebraica completamente vuoto (è stato abbandonato) e quelli di tanti Paesi arabi che non sono stati neppure allestiti. Oggi è in programma una manifestazione di sostegno a Israele, ma il clima confuso, a partire dal caso dalla premiazione sospesa della scrittrice palestinese Adania Shibli, ha indotto alcuni editori ad anticipare di qualche ora la partenza da Francoforte.
Poi, resta il business. Che in fondo è la vera anima della Buchmesse. Qui si comprano e vendono i diritti. E sul fronte italiano c'è qualche curiosità. Il gruppo Feltrinelli-Marsilio sta vendendo bene Il talento del cervello di Michela Matteoli, i gialli del veneziano Alberto Toso Fei e il romanzo di formazione Ingemaus di Marco Meier. Mondadori, invece, per la saggistica si è portata a casa due premi Nobel: Narges Mohammadi, Nobel per la Pace 2023 per la lotta contro l'oppressione delle donne in Iran e tuttora in carcere a Teheran, ha consegnato la sua testimonianza al libro White Torture. E poi Claudia Goldin, fresco Nobel per l'Economia con i suoi studi su gender gap: di lei sarà tradotto Career & Family. Per la narrativa, oltre all'inedito di García Márquez, En agosto nos vemos (Ci vediamo in agosto), il gruppo di Segrate ha acquisito due importanti narratori, Tommy Orange e Irene Solà. E per le vendite molto interesse hanno suscitato Simonetta Agnello Horbny con il suo nuovo romanzo Era un bravo ragazzo, Daniele Mencarelli, venduto in più di dieci Paesi, e Marco Cassardo con Eravamo immortali.
Infine, il gruppo GeMS: già chiusi contratti in 13 nazioni per La portalettere di Francesca Giannone, in ben 32 per Fabbricante di lacrime di Erin Doom e soprattutto - in tempo di guerra tutti vogliono la narrativa romance - il libro bestseller dell'italianissima, sotto pseudonimo, Carrie Leighton. «Lo vogliono tutti» dicono dentro GeMS. Dove festeggiano anche l'acquisizione di tutti i libri del francese Sorj Chalandon, considerato in Francia tra i grandi scrittori come Carrére, Annie Ernaux e Michel Houellebecq.
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