Vendola in maschera: «Io l’Obama bianco»

(...) dei massimi. O, restando sullo scacchiere delle Puglie, una sorta di Fabrizio Miccoli, il Romario del Salento, l’uomo che ha ricomprato all’asta l’orecchino che Maradona aveva lasciato come pegno dei suoi guai con il fisco.
«Sono l’Obama bianco». Così il governatore si è presentato a Repubblica. È dalle pagine del quotidiano di De Benedetti che Nicola parte alla conquista della leadership post comunista. Peccato che il primo passo è il desiderio di essere un altro. Un simulacro d’importazione, un simbolo minore, l’avatar meno abbronzato del padrone del mondo. E lo ha detto serio, gonfiando il petto, mettendo sul banco la sua carta di credenziali per sfidare semplicemente Berlusconi, che resta solo e soltanto il Cavaliere senza dover indossare vestiti e maschere globali. Berlusconi è Berlusconi, gli altri sono come i jeans con il nome americano storpiato al mercato.
È questo l’ultimo segno di una sinistra italiana che da sempre cerca un modello esterofilo per nascondere la propria crisi d’identità, pensiero e carisma. Forse per essere davvero più credibile dovrebbe fare il salto di qualità. Come negli spaghetti western via i nomi italiani: Mario Girotti diventa Terence Hill. E allora vai con Nicki Vendelton e Rosy Bind. Magari funziona.
Di certo c’è che Vendola sta rubando il mestiere a Veltroni, quello che finora è stato il maestro nell’interpretare l’americano de noantri, da Kennedy a Clinton se li è fatti tutti e un po’ di più, fino a diventare la parodia della parodia del Sordi americano a Roma, senza averne la faccia e la ferocia. Povero Walter. Che voleva essere un Jfk e si è ritrovato a imitare Mondale o Dukakis. C’è una sconfitta anche nel copiare.
La politica italiana confinata in una vocazione cinese, con la ricerca spasmodica di riprodurre falsi e interpretare format stranieri. Fini fa il Sarkozy, Vendola l’Obama, i giustizialisti sognano Robespierre, prima o poi Di Pietro scoprirà che il suo modello è Chavez. L’unica identità che gli resta, a tutti questi, è l’antiberlusconismo, ma che si declina solo come antitesi. Io sono il tuo opposto. Io sono, solo perché mi oppongo a te. È un po’ poco come rappresentazione e sta diventando anche un po’ noiosa. L’Obama bianco cosa fa? Adotta Checco Zalone che canta «Se ce l’o’ fatta io... ce la puoi farcela anche tu». Come slogan è un po’ lungo ma il concetto è lo stesso dell’«You Can» obamiano. Che fa? Rivoluziona la sanità con massicce dosi di intervento pubblico? Dove? Qui in Italia? Scherziamo. L’Obama bianco perché sarebbe il primo omosessuale a Palazzo Chigi? Bisogna vedere se non ce ne sono già stati altri.

L’Obama bianco per vincere il Nobel per la pace senza abbandonare l’Irak e l’Afghanistan? L’Obama bianco perché da piccolo sognava di diventare una stella del basket? L’Obama bianco perché se Chicago avesse il mare sarebbe una piccola Bari? L’Obama bianco perché la taranta e il jazz sognano la stessa musica? L’Obama bianco perché «questa terra è la mia terra». Sembra quella vecchia scenetta di Tognazzi che chiede a Vianello: pittore, aggiungi un angioletto nero. Il presepe della sinistra a questo punto è completo.
Salvatore Tramontano

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