Sono trascorsi 45 anni da quelle domeniche su Raidue piene di musica e di follia trasgressiva. 45 anni in cui l'impudente Renzo Arbore sfidava la corazzata Raiuno (allora c'erano soltanto due canali) con la canonica e istituzionalizzata Domenica in. Nasceva così nel primo pomeriggio festivo L'altra Domenica, programma apripista del moderno entertainment che oggi lo stesso Arbore festeggerà con una diretta di dieci ore (dalle 14 alle 24) su Rai Storia con alcuni pezzi inediti come un'intervista a Ray Charles di passaggio da Napoli.
«Uno dei nostri punti di forza era la musica - racconta Arbore tutto gasato dall'operazione - infatti siamo stati i primi a mandare in giro gli inviati a riprendere i concerti. Così abbiamo catturato anche Ray Charles o il concerto di una leggenda come Harry Belafonte alla Carnegie Hall. Era una leggenda, aveva una sessantina d'anni ma a noi sembrava un anziano, ma che anziano, un vero maestro».
Come è nata l'idea della trasmissione?
«Io e Ugo Porcelli volevamo fare qualcosa che lasciasse il segno. Il nostro motto era: Occorre razzolare nell'inconsueto, proprio come fanno le galline nell'aia. Così radunammo una tribù surreale di personaggi come Roberto Benigni, Milly Carlucci, Isabella Rossellini, Andy Luotto, le Sorelle Bandiera che si esibivano en travesti e che scoprii in un locale che si chiamava Alibi e cominciammo a darci da fare per scardinare le vecchie regole della tv».
Quali sono le «invenzioni» di cui va più fiero?
«I quiz telefonici con la telefonata a casa al pubblico, dove nacque la famosa frase, usata ancora oggi: Da dove chiama?. Quelli li ho inventati io».
Che strana idea?
«Già, perché c'era il quiz classico, quello di Mike Bongiorno, che era dedicato agli esperti. C'erano i concorrenti veri. Noi chiamavamo a casa persone comuni e si vincevano 20mila lire con domande strampalate, o cose come il Cruciverbone, oppure il mostro che - per dire - aveva gli occhi di Ruggero Orlando e la bocca di Gigi Proietti. È stato molto divertente».
Giocavate tutto sulla satira.
«In tv la satira politica la faceva solo Alighiero Noschese ma lui era un imitatore. Noi avevamo dei personaggi ad hoc come Mario Marenco e Andy Luotto. Con Luotto durante le elezioni politiche del 1979 invademmo lo studio dei risultati elettorali condotto dal mitico Mario Pastore. È una scena che rivedrete su Rai Storia».
Benigni come l'ha reclutato?
«Sapevo che voleva fare il cinema. Così gli ho detto: Spesso i critici cinematografici parlano in modo così criptico che non si capisce nulla. Tu impersonane uno davvero fuori dagli schemi, sii comico. E fu il successo. Da allora ha spiccato il volo e non si è più fermato».
E Milly Carlucci?
«Era una bellissima ragazza e un'abile pattinatrice così la misi a fare servizi sportivi. Ho lanciato le prime giornaliste donne che facevano le inviate. Prima di allora non c'erano ragazze parlanti a parte Enza Sampò».
Come dicevamo la musica era un vostro punto di forza.
«Sì, registravamo concerti in tutto il mondo. Michael Pergolani ci mandava gli ultimi spettacoli dei rocker più famosi e Isabella Rossellini, così carina e perbenino, andava a New York in certe bettole dove si scopriva il vero rock e il punk».
Cosa le manca di più di quell'esperienza?
«L'energia e quel pizzico di incoscienza che ci permetteva di fare ciò che volevamo senza essere sottoposti alle regole dell'Auditel. Insomma eravamo liberi di fare cose fuori dall'ordinario mentre Raiuno doveva stare in riga. Il nostro non era un pubblico da dati di ascolto, era un pubblico d'elite. Ci tengo a ricordare che una giuria di giornalisti ha votato L'altra Domenica il miglior programma televisivo italiano dopo Il fatto di Enzo Biagi».
Ci sarà nostalgia in queste dieci ore?
«Manco per sogno, solo sano divertimento e tante gag inedite».
Ha seguito Sanremo?
«A spizzichi, non mi interessa e sto lavorando sul mio Doc e su un nuovo progetto che presto vi svelerò».
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