Primo giorno d'inverno: le tradizioni del solstizio invernale nell'Italia centrale

Il 21 dicembre è il giorno più corto dell'anno, ovvero il solstizio d'inverno: nell'Italia centrale sono tante le tradizioni legate a questo fenomeno astronomico, tra falò e gustose ricette

Primo giorno d'inverno: le tradizioni del solstizio invernale nell'Italia centrale
I punti chiave

Il 21 dicembre si celebra il solstizio d'inverno nell'emisfero boreale, mentre in quello australe prende avvio la stagione estiva. Si tratta di un fenomeno astronomico che, in relazione all'inclinazione della Terra e alla posizione del Sole nel suo moto apparente lungo l'eclittica, determina la giornata più corta dell'anno. In buona sostanza, le ore di buio superano quelle di luce e, per questo, si tratta di un momento che da sempre ispira artisti, come pittori, scrittori e musicisti, e che dai tempi più antichi si è tradotto in tradizioni popolari suggestive.

Per esempio gli antichi romani celebravano i Saturnalia, che erano legati ai cicli dell’agricoltura. Si trattava di una festa in diverse giornate in onore di Saturno con banchetti e giochi, in cui gli schiavi potevano essere liberi e perfino la persona più abietta poteva diventare re, anche se solo per un po’.

Atri e Oratino

Atri
Atri

Gran parte delle tradizioni legate al solstizio di inverno sono relative al centro Italia, ossia laddove si è costituito il primo nucleo dell'Impero Romano fuori dal Lazio. Ad Atri, in Abruzzo, si tiene tra il 7 e l’8 dicembre la Notte dei Faugni - qualche giorno prima del solstizio vero e proprio quindi. Consiste in un grandissimo falò, in cui vengono bruciate delle fascine di canne chiamate appunto “faugni”. Anticamente questo rito veniva eseguito per esorcizzare la paura del freddo e inneggiare al dio Fauno, che proteggeva agricoltura e pastorizia: oggi di tutto questo resta solo il tratto cultural-tradizionale o turistico della festa.

Lo stesso rituale si svolge a Oratino, ma viene chiamato Rito della Faglia. Si crea un enorme falò, sempre con fascine di canne, ma la notte dell’accensione vera e propria è il 24 dicembre, come a rappresentare un trait d’union tra i Saturnalia - che erano una festività pagana - e il Natale - che invece è una festa cattolica innestata su un substrato culturale italico pregresso.

Umbria

Panpepato
Panpepato

Molti di questi rituali che prevedono un falò riguardano proprio il passaggio tra l’autunno e l’inverno e iniziano a partire dal giorno di santa Barbara, il 4 dicembre, per poi culminare a ridosso del Natale, coinvolgendo anche e soprattutto la giornata del solstizio. In Umbria vengono accesi in questo periodo dell’anno i Foconi, falò con fascine in legno di quercia, un albero simbolico dal quale anticamente si otteneva una farina dalle ghiande.

Nei giorni precedenti al Natale (o anche a partire dal giorno dell’Immacolata), in corrispondenza con il solstizio, si prepara inoltre il panpepato. È un dessert, di casa in particolare nelle zone di Terni, Spoleto e Foligno. Si tratta di un dolce che risale al XVI secolo, ovvero da quando in Italia giungevano sia le spezie da Oriente sia dal Nuovo Mondo.

Il panpepato è un pane dolce e gustosissimo di forma circolare, che si prepara con farine di grano, con l’eventuale aggiunta - in base alle varianti territoriali - di noci, agrumi, cannella, noce moscata, cacao, liquore, uvette e mosto cotto.

La sua caratteristica più speciale è che, senza il bisogno di conservanti, si mantiene a lungo: per questo c’è chi lo prepara l’8 dicembre ma lo consuma in occasione del solstizio: il gusto rimane inalterato come nel primo giorno di preparazione.

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