Chi passa dal centro di Milano di certo non dimentica di salutare il toro all'interno della Galleria Vittorio Emanuele II, non solo ammirandone l'immagine artistica ma rendendogli omaggio in un modo del tutto singolare. La figura dell'animale è parte dell'affascinante pavimentazione a mosaico della galleria stessa, e contribuisce a decorare la zona centrale posta sotto la volta a ottagono.
A lui è legata un'antica tradizione che, con il tempo, sta favorendo la deformazione della struttura tanto da costringere a svariati interventi e opere di restauro. Scopriamo di cosa di tratta.
Galleria Vittorio Emanuele II, la pavimentazione artistica
Vera e proprio opera artistica la Galleria Vittorio Emanule II collega elegantemente piazza del Duomo con piazza della Scala. Costruita seguendo i dettami artistici dello stile neoclassico e neo-rinascimentale vanta una disposizione a crociera, con una volta centrale, nota come ottagono, alta 47 metri. La costruzione alterna una struttura in muratura con eleganti decori, statue, dipinti, mosaici e un tetto in vetro e ferro, quale emblema dell'architettura dell'ottocento. Area commerciale ricca di negozi di classe e di pregio, sin dagli esordi, si è trasformata nel punto di ritrovo preferito dalla borgesia cittadina. Divenendo presto il salotto dei milanesi che, ancora oggi, si danno appuntamento per ammirare i negozi più belli, degustare prelibatezze raffinate o semplicemente passeggiare immersi nell'eleganze della stessa galleria.
I primi lavori legati alla sua costruzione risalgono al 1865 per poi terminare nel 1877, frutto di un progetto dell'architetto Giuseppe Mengoni e dedicata al re d'Italia. Mosaici e simboli caratterizzano la pavimentazione realizzata da artisti veneziani, con la presenza di lastre e tesserine di marmo, e pasta di vetro, protetta e preservata con cura nei secoli grazie a continui restauri. Al centro della struttura e dello stesso pavimento spicca lo stemma della casa reale dei Savoia, realizzato interamente a mosaico, mentre ai lati gli stemmi di quattro città e capitali del Regno d'Italia: Roma, Torino, Firenze e Milano. La simbologia degli stemmi è presente anche sulla parte superiore della Galleria Vittorio Emanuele II dove svettano una serie di cariatidi in marmo, e lungo la ringhiera dove sono presenti gli stemmi delle cento città italiane.
Il toro dei milanesi e la tradizione del rito scaramantico
In rappresentanza dello stemma della città di Torino ecco comparire la figura del toro, realizzato a mosaico come gli altri presenti. Simbolo del capologuo piemontese, la sua figura non è passata inosservata sia per la rappresentazione elegante che per gli attributi in bella mostra. Un'opera artistica, emblema di forza e vigore, che ha sempre catturato l'interesse dei passanti, soliti fermarsi per replicare un antico rituale scaramantico. Secondo la tradizione, allo scoccare della mezzanotte del 31 dicembre, si appoggia il tacco della scarpa destra sui genitali dello stesso, per poi effettuare tre rotazioni complete. Il tutto su una sola gamba e a occhi chiusi.
Un gesto degno del migliore equilibrista e che porterebbe fortuna, anche se in origine i milanesi lo mettevano in pratica solo per schernire i torinesi per un'antica rivalità. Agli inizi del '900 era d'obbligo ripetere il gesto anche per le matricole universitarie, ma con gli anni il tutto si è trasformato in rituale slegato dal Capodanno. Una pratica costante, a opera dei tanti avventori e turisti di passaggio, che obbliga a frequenti restauri della parte in questione.
In una di queste occasioni il toro fu ripristinato senza i genitali, non è chiaro se per errore o per far desistere i turisti. Ma l'assenza non fu notata infatti, ancora oggi, i volteggi persistono tanto che il povero animale presenta una poco artistica infossatura.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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