Sede del Comune di Milano, degli uffici del sindaco, della giunta e di tutto lo staff, ecco Palazzo Marino, antichissima e importante struttura a pochi passi dalla Scala e dal Duomo di Milano. La sua nascita è stata subito funestata da un'antica maledizione, scagliata da un frate all’indirizzo del vecchio proprietario. Una vicenda misteriosa ma affascinante, che mescola sapientemente oscurità, tragedia, ma anche realtà con leggenda.
La ricchezza del conte Tommaso Marino e la nascita di Palazzo Marino
La storia della nascita di Palazzo Marina è legata a doppio giro con la vita e le gesta del conte genovese Tommaso Marino che ne ordinò la costruzione. L'antico nobile, giunto da Genova a Milano nel 1553, era una persona molto ricca ma dal carattere piuttosto arrogante, al servizio degli spagnoli che dominavano la città. Il conte, per loro svolgeva, il compito di tesoriere generale del ducato di Milano, ma anche di fermiere del sale ovvero riscuoteva le tasse sul prodotto. Imposte che aveva contribuito lui stesso a imporre, in quanto gestore del Monopolio del Sale così da impoverire ulteriormente i cittadini di Milano. Uomo ricco, influente e abile affarista il conte, sposato con Bettina Doria, vantava numerosi privilegi dati dal suo ruolo, prestando soldi a molteplici personalità, ma con interessi da vero usuraio. Tra questi i Gonzaga, i francesi, gli spagnoli, la Tesoreria dello stato di Milano e anche al Papa.
Ricevendo in cambio innumerevoli titoli, palazzi, terreni, privilegi e una sostanziosa fortuna, il conte era animato da una forte sete di potere e importanza che lo spinse a commissionare la costruzione di un mastodontico palazzo. Un'opera affidata al più costoso architetto dell'epoca, Galeazzo Alessi, in una location particolare come quella di Piazza San Fedele, centralissima e sotto lo sguardo di tutti. Per avviare i lavori fece espropriare le abitazioni del posto, radendo al suolo tutto e gettando sul lastrico molti cittadini. Riconfermando così la sua arroganza e il disinteresse verso i più indigenti, se non per mero interesse. Questo scatenò le ire di molti milanesi, in particolare quelle di un frate che, secondo la leggenda, si scagliò contro il conte lanciando una temibile maledizione sul palazzo in costruzione. La magione definita accozzaglia di pietre, costruita con soldi disonesti, non avrebbe avuto vita facile e duratura. Perché "vittima di crolli, fiamme e incendi, finendo in rovina o tra le mani di un altro ladro".
Palazzo Marino, la funesta profezia si avvera
Secondo le storie giunte fino ai nostri tempi la profezia pare abbia trovato terreno fertile, la sfortuna colpì il conte che si ritrovò a sostenere costi eccessivi per la costruzione del palazzo stesso, intaccando così le finanze, e costringendo Tommaso Marino a trovare una soluzione economica alternativa ovvero facendo sposare la figlia Virginia con il ricco nobile spagnolo Martino de Leyva. Dalla loro unione nacque la piccola Marianna, successivamente meglio nota come la Monaca di Monza e descritta anche da Alessandro Manzoni ne I promessi sposi. Nel frattempo il figlio maschio del conte, Niccolò, uccise la moglie, figlia del console spagnolo. La storia narra di una sua fuga ma anche della sua morte, per mano di alcuni sicari, i famosi bruti nominati anche dallo stesso Manzoni.
Un gesto che incrinò per sempre i rapporti tra il conte Marino e la corte spagnola, che decise di confiscargli buona parte del patrimonio adducendo debiti di vario genere. Questo decretò un forte impoverimento di Tommaso Marino che morì solo e indigente, mentre il palazzo finì in un vortice di decadimento. Venne poi confiscato dagli austriaci e restaurato da Luca Beltrami, che ne spostò l'ingresso verso piazza della Scala. Ma la guerra e le bombe incisero nuovamente, distruggendolo in parte. Il palazzo finì vittima di un incendio e, con l'unità d’Italia, venne assorbito dal comune di Milano divenendone sede ufficiale dello stesso.
Un percorso tra leggenda e storia
La maledizione di Palazzo Marino pare sia ricca di molti aneddoti, secondo alcune leggende il conte decise di far costruire la struttura accanto alla chiesa di San Fedele perché luogo dell'incontro con la sua amata: non la moglie citata negli scritti, ma la giovane Arabella Cornarom figlia di un rinomato nobile veneziano, che il conte vide uscire dalla chiesa stessa. Un vero colpo di fulmine con tanto di dichiarazione osteggiata dal padre di Arabella, certo non ci fosse un solo palazzo in tutta Milano degno della bellezza della giovane. Tommaso Marino decise di accontentare la richiesta facendo costruire l'omonimo palazzo e radendo al suolo abitazioni e attività e ricevendo in cambio la famose maledizione del frate. Le spese eccessive e non preventivate per la costruzione di Palazzo Marino incisero sulle finanze del conte, che cedette la costruzione all'erario e si trasferì con la giovane moglie nella residenza estiva di Gaggiano.
E lì, in preda alla follia omicida, uccise Arabella che venne trovata impiccata al baldacchino del letto, per poi finire lui stesso nella povertà e nella solitudine, perseguitato dai debiti e dal rimorso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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