Chi l’ha visto ieri dice che «è furibondo». Formigoni stoppa la Lega sulle super poltrone della sanità. Subito dopo aver sbriciolato le ambizioni degli ex di An su quella del vicesindaco. Con Ignazio La Russa che difende Riccardo de Corato e l’assessore Giampaolo Landi di Chiavenna che invoca «merito e professionalità» contro le tessere che piacciono al collega del Pirellone Luciano Bresciani («La nomina politica fiduciaria è indispensabile») e ha posizioni più vicine ai futuristi finiani, appena abbandonati, che ai colleghi del Pdl. De Corato, invece, sfida Matteo Salvini facendo il leghista. «I clandestini - ha spiegato ieri citando l’ultimo rapporto Ismu - rubano 45 volte più degli italiani».
Il fuoco amico arroventa ancora il dibattito nel centrodestra che procede di polemica in polemica. E il governatore Formigoni che, da cavallo di razza quale è, appena sente aria di gara elettorale torna a pretendere il suo ruolo di regista. Domenica l’assist al Carroccio, ieri lo schiaffo. In piazza Duomo, alla manifestazione del Pdl in sostegno al governo Berlusconi, si parlava dell’uomo da affiancare a Letizia Moratti, alla cui candidatura a sindaco Giancarlo Giorgetti, plenipotenziario di Umberto Bossi in Lombardia, aveva appena dato il via libera. Lega disposta dunque a rinunciare a una candidatura di peso, si era parlato addirittura di Bossi, per mantenere fede al patto stretto con Berlusconi. Milano era e resterà del Pdl così come deciso ad Arcore nelle cene del lunedì. Con la Lega pronta a incassare la poltrona del vicesindaco. Divisione che non piace al coordinatore nazionale del Pdl La Russa impegnato a difendere De Corato («È una questione di uomini, non di partiti. Ma ora non apriamo questo fronte»). E Formigoni che, invece, conferma l’opportunità della divisione dei ruoli. «È logico che la poltrona di vicesindaco sia assegnata alla Lega», ha ripetuto anche ieri. Il nome? Matteo Salvini, ma anche di Renzo Bossi o il presidente del consiglio regionale Davide Boni. «Iniziamo a vincere le elezioni», frena Letizia Moratti. «Se l’alleanza resta fondata su Pdl e Lega Nord - le fa eco Formigoni - c’è una sua logica nel dire che i posti di responsabilità vanno attribuiti a uomini e donne dell’uno e dell’altro partito. Poi si valuteranno i nomi, i cognomi, le attitudini personali perché vogliamo fare soprattutto governi che funzionino, che rispondano ai problemi dei cittadini». E il suo pensiero va al tandem con il leghista Andrea Gibelli inaugurato in Regione.
E su nomi e cognomi divampa anche la polemica legata alle nomine nella sanità. Con l’assessore Bresciani intenzionato a far valere i risultati elettorali anche nella scelta dei manager. Decisa la stoccata di Formigoni. «Così le cose non devono andare», ha tuonato ieri deciso. E come devono andare? «Nei prossimi giorni parlerò». Ha parlato invece, nella sua veste di assessore, Landi di Chiavenna l’ex futurista tornato nei ranghi pdl.
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