Vietato pilotare al controllore che provocò la tragedia

Nonostante il suo passato, non ha perso la passione per il volo. Proprio a causa del suo passato, gli hanno detto che quella passione se la può scordare. Perché lui era a Linate, nel giorno del più grave disastro aereo della storia d’Italia, quando un Cessna tagliò la pista a un Md-87 in fase di decollo, facendolo schiantare contro un deposito di bagagli: esplosione, rogo, 118 vittime e un solo sopravvissuto sfigurato dalle ustioni. Quel giorno - l’8 ottobre del 2001 - Paolo Zacchetti era il controllore del traffico aereo. Quattro anni più tardi - e all’epoca, con una sentenza di condanna a 8 anni sulle spalle -, aveva chiesto che gli venisse rilasciato il nulla osta per ottenere il certificato di idoneità al volo da diporto o sportivo. Domanda respinta dalla Questura di Milano. Una decisione contro cui Zacchetti ha presentato ricorso al tribunale amministrativo. Ma pochi giorni fa, anche il Tar della Lombardia ha stabilito che l’ex controllore può scordarsi di prendere in mano una cloche, anche fosse soltanto quella di un ultraleggero.
Scrivono i giudici di via Corridoni che è «del tutto ragionevole» il fatto che la Questura - incaricata di valutare l’esistenza di pericoli per la pubblica sicurezza - non abbia dato l’ok a Zacchetti. L’ex controllore, infatti, «si è reso protagonista di condotte negligenti \ dalle quali è derivata la morte di numerose persone». Zacchetti è «inaffidabile». Ed è del tutto priva di fondamento, sostiene il Tar, la tesi secondo cui l’amministrazione avrebbe dovuto aspettare la sentenza definitiva (arrivata dopo la domanda presentata da Zacchetti, e che comunque lo ha condannato a 3 anni).

È sufficiente «la natura dei fatti commessi, la loro oggettiva gravità, nonché la loro stretta attinenza al settore del volo». I 118 morti di Linate, insomma, bastano e avanzano perché con il volo l’ex controllore non abbia più nulla a che fare.

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