Vip e gente comune a Porta Romana per salutare la Rame

Dalle 11 al Piccolo di via Rovello la camera ardente Domani il feretro sarà portato al teatro Strehler

Vip e gente comune a Porta Romana per salutare la Rame

«Morire, dormire, sognare forse». Parla Amleto per dire della morte di Franca Rame, spentasi ieri mattina alle 8.50 nell'abitazione di Porta Romana a 83 anni. La sua salma riposerà nel Famedio, dopo aver ricevuto l'estremo saluto dei milanesi nel foyer del Piccolo di via Rovello da stamattina alle 11 fino a domani, quando il feretro sarà accompagnato al teatro Strehler per l'addio, sempre alle 11. «Non si può non riconoscere il talento e l'intelligenza di questa donna, virtù che, al di là delle opinioni più o meno condivisibili, hanno scandito il suo impegno politico» ha detto il presidente della Provincia Guido Podestà. Alla sua voce si sono unite quelle di Raffaele Cattaneo, presidente del Consiglio Regionale, e di Cristina Cappellini, assessore regionale alla Cultura: «Ha rappresentato una parte importante del pensiero contemporaneo del nostro capoluogo e del Paese» ha detto la Cappellini, esprimendo il cordoglio del Presidente Roberto Maroni.

Nei primi anni '50 fu Franca Rame a convincere il marito, il giovane Dario Fo, allievo dell'accademia di Brera dove sognava di fare il pittore, a dedicarsi al teatro. Si sposarono il 24 giugno 1954 nella basilica di Sant'Ambrogio e quel matrimonio ha segnato il palcoscenico del XX secolo con un'unione di ferro. Un'unione resistita alle intemperie e alle tentazioni della vita, visto che proprio a Franca Rame, che auspicava donne e donne al suo funerale, si deve una delle più belle frasi sul tradimento maschile: «Gli uomini sono sempre pronti, come il Nescafè».

Franca era nata a Villastanza il 18 luglio 1929 da Domenico Rame e Emilia Baldini. Non venne al mondo, nacque alla scena visto che i suoi genitori la fecero debuttare in fasce sul palcoscenico, e quelle erano fasce avvezze al teatro fin dal 1600, quando apparve il primo gene drammaturgico della famiglia Rame e guarda il caso al tempo di William Shakespeare. Colpita da un ictus il 19 luglio dello scorso anno, Franca Rame aveva fatto le sue ultime apparizioni nella riedizione di «Mistero Buffo», prima della malattia, e poi si ritirò nel silenzio, un silenzio che ha varcato ieri mattina il muro d'ombra dell'ultimo respiro.

«Milano la piange» ha commentato il sindaco Pisapia e la commemora domenica 2 giugno al Monumentale. Il programma, che contempla visite alle opere d'arte del cimitero con guide come l'ex sindaco Carlo Tognoli e il presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo, prevede alcune scene di cui l'attrice è stata protagonista, interpretate dagli attori della scuola Paolo Grassi e dell'accademia d'arte drammatica Carlo Tognoli.

Molti i personaggi che ieri si sono recati nell'abitazione di «Franca», raggiunta subito dal figlio Jacopo. Da Paolo Rossi, che ha avuto difficoltà a passare perché non riconosciuto da una vicina di casa, a Sergio Cusani; e poi Gad Lerner, Stefano Boeri, Milly Moratti, che l'ha definita «una donna ancora piena di progetti».

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