Le vite parallele di Vivaldi e di Lucietta, "putta" e organista

Le vite parallele di Vivaldi e di Lucietta, "putta" e organista
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Anno Domini 1548: Papa Paolo III Farnese, quello che indisse il concilio di Trento e che i romani motteggiavano, per via dei commerci della sorella col papa Borgia, «cardinal fregnese», ordina di murare una lapide in Calle della Pietà a Venezia. «Fulmina in Signor Iddio maleditioni, e scomuniche contro quelli quali mandano, ò permettano siano mandati li loro figliuoli, e figliole, in questo Hospedale della Pietà». In una nicchia del muro di quella calle venivano abbandonati i trovatelli, senza cura alcuna della maledizione papale. «D'altra parte non saprebbero leggerla», soggiunge Federico Maria Sardelli, direttore d'orchestra e pittore, compositore e autore satirico, musicologo che narra le vite parallele di Vivaldi e di una sua putta in Lucietta. Organista di Vivaldi (Sellerio, pagg. 318, euro15). Sardelli alterna con equilibrio e godibilità di lettura fatti immaginati su basi storiche e fatti documentati per darci un quadro brulicante di vita: la storia di quelle ragazze che diventarono strumenti formidabili nelle mani di Vivaldi, attrazione primaria per i forestieri e i nobili in visita alla capitale lagunare.

Lo spirito volterriano dell'autore, di timbro schiettamente labronico, non impedisce al lettore di sentire l'eco del fiume di musica che si alza a Venezia e di provare empatia per la durezza della vita delle putte, immerse fin dal primo vagito in un mondo di stenti, fame, preghiere, contrizioni, pene corporali e messe senza sosta: «agli inizi del Settecento il solo Ospedale del Derelitti celebra 8.906 messe all'anno. Alla Pietà la media è di 50 al giorno. Ogni chiesa, in antico regime, è un formidabile messificio».

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