Le vittime dell'ex Santa Rita contro la Regione: «Siamo stati abbandonati»

I pazienti della clinica finita sotto inchiesta per le operazioni non necessarie chiedono che il Pirellone faccia pressioni sulla casa di cura perchÉ vengano riconosciuti i risarcimenti

Si sono sentiti promettere un risarcimento che non è ancra arrivato. Hanno sperato che le istituzioni si schierassero con forza al loro fianco. Così, dicono, non è stato. «Siamo attoniti per la sostanziale inerzia della Regione a fronte del completo disinteresse dell'Istituto clinico città studi (ex Santa Rita, ndr). I miei assistiti si sentono abbandonati. È difficile spiegare a chi ha subito delle lesioni sulla propria pelle come mai non ha ancora visto un euro di risarcimento, quando la Regione si è spesa per sé, portando a casa prima ancora dell'inizio del processo 7 milioni per danni di immagine e danni patrimoniali». È lo sfogo dell'avvocato Marco Marzali, legale di quattro presunte vittime dell'ex primario Pier Paolo Brega Massone, a fronte della mancata concretizzazione degli accordi di risarcimento anticipato pubblicizzati dall'istituto prima dell'estate. Il legale, secondo cui questa perplessità è condivisa anche dagli avvocati delle altre parti civili, spiega che «a giugno la clinica ci aveva fatto ben sperare di poter definire un accordo di risarcimento delle singole persone offese prima della fine del processo, ma la cosa non ha avuto alcun seguito concreto e l'istituto si è di fatto smentito rispetto alla disponibilità ventilata all'epoca. E nel frattempo la Regione, che prima aveva concesso e oggi ha rinnovato la convenzione alla clinica privata, ha già incassato 7 milioni, ma si è disinteressata del destino dei cittadini che comunque sono vittime di malasanità». Secondo Marzari, insomma, «sarebbe giusto che la Regione, pur non avendo una legittimazione processuale, esercitasse più pressione sulla clinica. Oppure che desse almeno un segnale, per esempio potrebbe intervenire direttamente per risarcire almeno in parte le persone offese, rivalendosi poi sulla clinica». Tutto prende il via dalla lettera inviata il 25 giugno dalla clinica ai legali delle parti civili, in cui rappresentava la disponibilità a valutare una transazione, chiedendo però di poter visitare i pazienti per valutare il danno da loro subito. Tra l'altro nella lettera l'avvocato Luca Troyer, il legale della Santa Rita, chiedeva l'autorizzazione a poter render pubblica questa iniziativa.

«I miei assistiti hanno prestato un'ampia disponibilità a farsi visitare - afferma ancora Marzari -, cosa che è avvenuta a settembre, poi due mesi dopo sono arrivati riscontri giudicati assolutamente non accettabili». Alla domanda se da parte della clinica sia arrivata una concreta proposta risarcitoria, il legale ha spiegato di non poter rispondere perché la clinica ha imposto l'obbligo della riservatezza.

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