La vittoria del prete campanaro

Di quel din don dan non se ne poteva più. Soprattutto del don, esattamente don Marino. Un prete vecchio stile che, al suono delle campane, si illumina di immenso. All’inizio i suoi parrocchiani lo assecondavano, ma poi - storditi dal batacchio impazzito - hanno presentato un esposto al giudice di pace, anzi di pax. Che ora, dopo cinque anni di perizie e controperizie, ha assolto il religioso «perché il fatto non sussiste».
«Forse a non sussistere è il reato, ma il rumore dello scampanio sussiste, eccome», scherzano al bar della frazione di Villa Chiaviche, provincia di Cesena. Lì vicino sorge la chiesa di don Marino Budelacci, uno che già dal cognome si capisce che non porge volentieri l’altra guancia. Quando infatti partì la denuncia per «disturbo all'occupazione e al riposo delle persone», il sacerdote giurò (davanti agli uomini e a Dio) che a spuntarla sarebbe stato lui. E così è stato. Merito forse di qualche santo in paradiso, ma soprattutto del giudice che ha fatto un poetico distinguo tra «campane che suonano a festa» (quelle di don Marino, appunto) e quelle dal «suono molesto» (tutte le altre, si suppone).
«Già nel 2004 il Comune aveva stabilito limiti al suono delle campane della chiesa del paese - racconta Il Resto del Carlino -: sì alle campane, ma solo per le funzioni religiose. Nel 2005 l'ennesima protesta era sfociata in un'accusa formale di una residente della zona». In aula alcuni testimoni hanno spiegato che il suono delle campane era «intollerabile e che già dalle 7 del mattino venivano svegliati dallo scampanio». Il prete, attraverso i suoi legali, ha spiegato che «il volume delle campane non si può abbassare come fosse una tivù. Quando una campana suona non puoi zittirla a tuo piacimento. Si tratta di campane elettroniche, messe in moto da un martelletto. È assurdo che i fedeli non possano essere richiamati a messa dal suono di festa delle campane: non le faccio suonare tutto il giorno». «Tanto più - aggiungono i simpatizzanti di don Marino - che la parrocchia ha fatto installare in passato sul campanile dei pannelli che smorzano il rumore in partenza». Ma probabilmente il problema non è «in partenza», bensì all’arrivo. All’arrivo nelle orecchie, per la precisione. Infatti, secondo il tecnico dell'Arpa che ha fatto i rilievi, nonostante questi accorgimenti, le campane «continuavano a superare i limiti di tollerabilità stabiliti dalla legge».
Non è stato però dello stesso parere il giudice che ha assolto il sacerdote con formula ampia. «Sono soddisfatto, ora le mie campane potranno continuare a suonare» ha commentato don Budelacci dopo la lettura del verdetto.
Qualche tempo fa il religioso aveva dichiarato alla stampa: «Se il giudice mi darà torto allora sentenzierà anche che tutti i campanili d’Italia devono tacere. Sto valutando di raccogliere 50mila firme per presentare in Parlamento una proposta di legge ad iniziativa popolare. Una legge che stabilisca che l’inquinamento acustico non sia contemplato nel caso di campanili e torri civiche per i relativi rintocchi dell’orologio. I fedeli mi seguiranno.

Già in molti mi hanno manifestato la loro solidarietà».
Squillante la replica dei contestatori di don Marino: «I parrocchiani che si sono schierati dalla sua parte sono anziani con problemi di udito. Insomma, sordi». Come campane.

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