La voce della Gruberova per Mozart e Dvorak

«Non so quale opera preferire fra tutte quelle che ho cantato. Ma più di ogni altra cosa mi interessa il direttore», confidò una volta Edita Gruberova. E proseguiva: «credo che l’unico genio della direzione d’orchestra sia Carlos Kleiber. Con lui posso fare in qualunque momento un’opera qualsiasi; lui ascolta e rispetta i cantanti». Ma il mentore e lo scopritore della giovane Gruberova, a Vienna, dopo molte stagioni di anticamera alla Staatsoper, fu Karl Bohm che, nel ’76, la volle in un’opera straussiana (Arianna a Nasso).
Partita da Bratislava , sua patria, verso Vienna, la Gruberova si affermò come soprano di coloratura, prediligendo i rispettivi ruoli nei primi anni di carriera. Ora la Gruberova torna, dopo molti anni, a cantare a Roma, per la stagione da camera dell’Accademia di Santa Cecilia, con un repertorio liederistico, che da sempre ha alternato al melodramma; e, per prevenire possibili imprevisti con direttori o accompagnatori, da tempo lavora solo con un partner sul podio o al pianoforte, Friedrich Haider, suo marito, con il quale si presenta anche a Roma.

I titoli del suo repertorio si sono nel frattempo ridotti e cristallizzati, la qual cosa spiega la sua longevità artistica e la intatta bellezza del suo registro vocale. Nel programma di questa sera (ore 21) in prevalenza Lieder di Mozart , Schubert e Richard Strauss, e un intero ciclo di Antonin Dvorak: Canti d’amore, op.83: una curiosità per il pubblico romano.

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