Voto immigrati, legge bipartisan. Il Pdl è diviso Bossi: mandiamoli a casa. Fini: anatema inutile

Proposta di legge bipartisan: diritto di voto alle elezioni comunali e circoscrizionali per i cittadini stranieri non comunitari che risiedono in Italia da più di cinque anni. E' scontro tra Fini e Bossi

Voto immigrati, legge bipartisan. Il Pdl è diviso 
Bossi: mandiamoli a casa. Fini: anatema inutile

Roma - Diritto di voto alle elezioni comunali e circoscrizionali per i cittadini stranieri non comunitari che risiedono in Italia da più di cinque anni. Questo il senso di una proposta di legge bipartisan presentata oggi a Montecitorio. Gli immigrati potranno essere anche essere eletti consiglieri e fare parte della giunta diventando assessori, ma non potranno correre alla carica di sindaco o di vicesindaco. La proposta è sottoscritta da parlamentari del Pd, del Pdl, dell’Idv e dell’Udc, mentre la Lega, secondo quanto hanno spiegato i firmatari, è stata sollecitata ad aderire ma si è rifiutata di farlo. Immediata la replica il presidente dei deputati del Pd, Fabrizio Cicchitto: "Proposta inaccettabile non contenuta nel programma di governo".

La proposta bipartisan Il primo firmatario Walter Veltroni ha spiegato che si tratta di "tradurre in atti concreti il senso di due concetti fondamentali come inclusione e responsabilizzazione". "Con questa proposta le persone straniere anche se non cittadine italiane, potranno partecipare attivamente a scegliere i rappresentanti delle comunità in cui vivono e risiedono da oltre cinque anni - ha aggiunto l’ex segretario del Pd - l’estraneità porta alla separazione mentre fare partecipare i cittadini stranieri a queste scelte è l’unica maniera di favorire l’inclusione e la responsabilizzazione". Veltroni ha ricordato che il voto amministrativo agli stranieri, "con modalità diverse" è previsto in 16 paesi europei su 27 ed è "un provvedimento che corrisponde alla storia del nostro paese". L’ex sindaco di Roma ha sottolineato che "non ci sono ragioni politiche dietro a questo progetto, perchè su alcuni temi è naturale che ci si trovi d’accordo pur avendo posizioni politiche di verse, perchè alcune regole vanno scritte insieme e non è possibile che si oscilli sempre tra guerra civile permanente e l’inciucio".

L'appoggio della Perina Flavia Perina, deputata del Pdl e direttrice del Secolo, ha ammesso, citando le polemiche all’interno del Pdl e i rapporti tesi di queste ore tra Berlusconi e Fini, che l’iniziativa "avviene in un contesto particolare". Tuttavia, ha aggiunto citando un articolo del Giornale che recita Perina e Veltroni insieme alla guerra contro Silvio (leggi l'articolo), "questo è uno schema da demolire: su questioni così fondamentali e che hanno una rilevanza nazionale importantissima non è possibile usare certi schemi". Secondo la Perina la partecipaziione degli stranieri alle scelte delle comunità in cui vivono "è l’unico antidoto alla nascita di partiti su base etnica o religiosa. Sarebbe sbagliato al contrario considerare questa partecipazione un tabù, il rischio sarebbe quello di consegnare il futuro del paese ai partiti islamici, romeni, filippini o altro". "Se noi del centrodestra continuiamo a seguire logiche xenofobe - ha proseguito la Perina - non facciamo l’interesse nazionale".

Una forza nel parlamento Per Fabio Granata, promotore anche della proposta di legge sulla cittadinanza, l’iniziativa condivisa sia da esponenti del centrodestra che del centrosinistra "significa riaffermare con forza l’importanza del ruolo del parlamento". Leoluca Orlando dell’Idv ha ricordato che l’iniziativa accoglie le indicazioni dell’Europa che "non è solo la Maasrticht delle finanze e dei banchieri", mentre Roberto Rao dell’Udc, chiede di "evitare le strumentalizzazioni: qui non stiamo parlando di clandestini - ha aggiunto - ma di persone che vivono nelle nostre comunità e che quotidianamente aiutano le nostre famiglie e le nostre imprese e hanno il diritto di partecipare attivamente alle comunità nelle quali vivono".

Il Pdl si oppone Secondo Cicchitto, è "inaccettabile che su un tema così delicato quale quello riguardante il tema della concessione del voto alle elezioni amministrative agli immigrati residenti in Italia da cinque anni alcuni colleghi appartenenti al gruppo del Pdl abbiano preso l’iniziativa di presentare un disegno di legge firmato con esponenti di tutti i gruppi dell’opposizione, senza che la presidenza del gruppo sia stata minimante interpellata e tenendo conto che questa proposta non è contenuta nel programma di governo". Dal momento che "la materia non rientra in quelle riguardanti la bioetica, come il testamento biologico, sulle quali vige la libertà di coscienza", Cicchitto ha invitato i coordinatori nazionali a "convocare riunioni degli organismi statutari che discutano e decidano". Cicchitto ha, poi, auspicato "la continuità dell’opera di governo, l’unità del PdL e l’omogeneità della maggioranza. Per favorire questo risultato è indispensabile che ci sia una sede, quella degli organismi di partito, di discussione e di decisione".

Il Carroccio si oppone "Noi restiamo della nostra idea: gli immigrati devono essere mandati a casa loro. Non c’è lavoro nemmeno per noi". La posizione del ministro alle riforme, Umberto Bossi, è perentoria. "La concessione del diritto di voto alle elezioni amministrative agli immigrati è un’idea tipicamente di sinistra", ha puntualizzato il presidente dei deputati della Lega Nord, Roberto Cota, ribadendo che il Carroccio è "fermamente contrario perché siamo coerenti rispetto agli impegni presi con chi ci ha votato". "Il diritto di voto è una cosa seria, sacra, che spetta solo ai cittadini - ha spiegato l'esponente del Carroccio - la precisazione del Capogruppo Cicchitto sulla posizione del Pdl è molto opportuna - ha, poi, concluso Cota - altrimenti la gente non capisce più nulla".

Fini zittisce Bossi "Ci può essere un anatema, una battuta liquidatoria, 'sì lasciamoli a casa loro', ma non risolve il problema". Lo afferma il presidente della Camera, Gianfranco Fini, rispondendo indirettamente a Bossi, nel corso di un convegno organizzato da Farefuturo sull’immigrazione. "Non si può condannare una persona a non avere una identità. È necessario rendere il percorso per una cittadinanza di qualità un antidoto al rischio di un ritorno di pregresse identità e a una loro declinazione in modo conflittuale" spiega il presidente della Camera. "Sono necessarie politiche di lunga durata oltre a quelle che mirano a garantire la legalità". Fini rilancia l’ipotesi di concedere la cittadinanza a chi fa parte "di quella che ho definito la generazione Balotelli: è un’eresia e uno scandalo darla ha chi ha 11 anni ed è qui da quando è in fasce e ha frequentato le scuole?".

Il presidente della Camera critica perciò le "chiusure contro il buon senso e la logica, ma anche contro l’interesse nazionale" perché "rischiamo di trovarci tra qualche tempo con problemi maggiori di quelli di oggi".

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