Il voto è arma fondamentale per il cittadino e tale resta anche quando la si usa per uno scatto umorale. Non sarebbe male, però, che si riflettesse sugli effetti che si provocano con quella piccola crocetta messa sul nome di un candidato sindaco piuttosto che su un altro. Perché si vota oggi ma gli effetti principali si sentono qualche anno dopo. Pensate a quei napoletani che votarono Antonio Bassolino contro il sistema di potere di Antonio Gava e ora sono chiamati - sempre da sinistra - a votare Luigi De Magistris contro il sistema di potere di Bassolino. Non avrebbero fatto meglio quei partenopei a valutare più precisamente i programmi, a pensare a quello che sarebbe successo cinque, dieci anni dopo?
A considerare, per esempio, che è meglio il termovalorizzatore proposto da Gianni Lettieri (intervento peraltro adottato dalla giunta di sinistra ma riformista della vicina Salerno) che la pura voglia di forca impersonata da De Magistris? Certo non è facile scegliere per un’opinione pubblica che ha rari informatori «terzi »: si consideri solo che il candidato sindaco di Napoli non è- come sembrerebbe dai racconti di certa stampa - «l’uomo » di Silvio Berlusconi o di Nicola Cosentino,è l’ex presidente degli industriali della città, «baluardo» della presidenza Montezemolo contro quelli che allora venivano chiamati i berluschini tipo Antonio D’Amato. Anche a Milano la prima considerazione che deve fare l’elettore è sul domani della città, su chi ha un’idea chiara su quel che avverrà, su chi ha progetti precisi per il futuro. E al di là dei difetti di comunicazione, la sfida fra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia su questo terreno è nettamente dalla parte del sindaco uscente.
Il piano di infrastrutturazione legato all’Expo 2015, le nuove grandi vie di collegamento impostate (la Pedemontana, la Tem e così via), le linee ferroviarie ad alta velocità, le connessioni cittadine al nuovo sistema infrastrutturale (innanzi tutto le nuove linee di metrò messe in cantiere) sono imponenti e sostengono un’idea di crescita urbana orientata a Nord- Ovest secondo la migliore tradizione dell’asse che dal Sempione scende verso la Malpensa e la nuova Fiera di RhoPero. Una scelta strategica possibile solo grazie alla cocciutaggine della Moratti nel battersi per l’Expo e resa concreta da una visione realistica dei problemi che non c’è nella squadra pisapiana dove si baloccano su ipotesi che non rendono possibili gli investimenti necessari. Alla scelta strategica delle infrastrutture per l’Expo è legata quella del Piano di governo della città, un disegno di crescita di Milano fondato sul verde, sui trasporti e sulla libertà di scelta (dentro i vincoli detti e quello della «qualità ») conferita ai cittadini. Chi ha frettolosamente seguito il dibattito sul Pgt appena approvato avrà sentito parlare di cementificazione della città, di mani dei costruttori sullo sviluppo.
Ora però deve fare i conti con un impacciato Stefano Boeri che spiega per conto di Pisapia ai costruttori milanesi come il «piano» vada sostanzialmente bene, salvo alcune modifiche. L’elettore avvertito non può non comprendere come «il va sostanzialmente bene» sia la liquidazione delle critiche distruttive del recente passato. Mentre «le alcune modifiche» frutto del pasticcionismo di una coalizione radical-estremistica non produrranno che un blocco della città per più di qualche anno.
Se, dunque, invece che da un «mal di pancia », ci si farà orientare da un «ben di testa», l’unico voto per il futuro non potrà che essere quello dato a candidati che hanno idee e forze necessarie per accettare le sfide ardue del domani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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