Weimar andata e ritorno: quattro secoli di arte italiana

La mostra «Italiani a Weimar», che aprirà i battenti il 15 ottobre alla Casa di Goethe, è la più importante e preziosa (sono altissimi i costi per assicurare le opere) fra quelle presentate dalla giovane istituzione tedesca di via del Corso. Sono di Giorgio Vasari, Perin del Vaga, Guercino, Annibale Carracci, Salvator Rosa, Bartolomeo Pinelli, Giulio Romano, solo per fare qualche nome, i 55 disegni visibili fino all’inizio del nuovo anno. Provengono dalle collezioni della Klassik Stiftung Weimar, l’ex Museo Granducale di Weimar, considerato fino alla seconda guerra mondiale fra le raccolte di grafica più prestigiose della Germania.
Una collezione iniziata verso il 1775 dai duchi Sachsen-Weimar, incrementata da acquisizioni e donazioni e curata dallo stesso Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832), coadiuvato in ciò dal suo braccio destro per le questioni d’arte Johann Heinrich Meyer. Oggi conta oltre mille fogli fra ritratti, paesaggi, vedute, capricci, soggetti storici, letterari, popolari, studi, schizzi, di diverse scuole nazionali, fra cui quella italiana molto amata dal poeta.
Se il fondo tedesco e fiammingo è stato sempre studiato, quello italiano durante il periodo della Germania Est comunista cadde nel dimenticatoio. Tornato in auge dopo la caduta del muro, qualche anno dopo, nel 1999, quando Weimar fu capitale europea della cultura e celebrò il 250° anniversario della nascita di Goethe, ha ricevuto la sua consacrazione in una grande mostra di 127 disegni che ha toccato Vaduz (in Liechtenstein), Weimar e Monaco.
A Roma sarà presentata una selezione di maestri italiani dal XVI al XIX secolo, quattro secoli di storia fra i più luminosi dell’arte del nostro Paese. Anche se non mancano esempi di scuola lombarda, veneta, bolognese, napoletana o toscana, è Roma - città nella quale gli artisti venivano a copiare i monumenti antichi - il punto focale della rassegna. E «romani» sono molti disegni in mostra. A Roma furono ideati per decorare chiese e palazzi, tanto che sarebbe possibile instaurare una sorta di dialogo muto fra i disegni e le opere conservate in quelle chiese e in quei palazzi. Tra questi vi sono i disegni di Giorgio Vasari per la «Deposizione» della chiesa di Sant’Agostino (ora a Palazzo Doria Pamphili), di Giovanni Lombardelli per l’affresco della seconda Sala dei Paramenti in Vaticano, di Cesare Nebbia per Santa Caterina dei Funari, di Francesco Mola per Palazzo Montaguti a piazza Mattei, di Giuseppe Chiari per la basilica di San Clemente, di Camillo Rusconi per San Giovanni in Laterano. Ha lumeggiature in oro l’incisione di Giovanni Volpato che ritrae gli affreschi dei Carracci nella Galleria di Palazzo Farnese.
Romanissimo anche il logo della rassegna «Due uomini che camminano verso sinistra», studio preparatorio a matita rossa del Cavalier d’Arpino per l’affresco del «Ritrovamento della lupa» nella Sala degli Orazi e Curiazi del Palazzo dei Conservatori sotto il quale nel 1957 furono firmati i Trattati di Roma per la Fondazione dell’Unione Europea.

Altrettanto romano lo studio per l’affresco al centro del cosiddetto Camerone di Palazzo Altieri con l’«Apoteosi di Romolo» di Domenico Maria Canuti.
Casa di Goethe, via del Corso 18, tel. 06-32650412. Dal 15 ottobre 2008 al 18 gennaio 2009.

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