Welcome fiducia

Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha detto: «We welcome». Diamo il benvenuto. Ed è proprio così. Finalmente sono arrivati dei dati positivi sui conti dello Stato e sulla ripresa economica. È il Fmi (Fondo monetario internazionale) a darli. Pil di quest'anno +0,2 per cento e deficit al 4,3 per cento. Stima di crescita del Pil per il 2006 +1,6 per cento. Arrivano anche buoni dati sull'indice di fiducia dei consumatori in Europa. Ce li fornisce l'Eurostat. La fiducia cresce nell'Unione Europea con un +1,7 punti. In Italia un ottimo, e oltre le previsioni anche più rosee, +3,8 punti. Il nostro Paese distanzia tutti gli altri, Germania compresa, che si ferma a 2,0 punti. Gran Bretagna e Francia registrano un declino della fiducia. Aumenti forti della fiducia si registrano - in Italia - nei settori dei servizi e della distribuzione ma anche tra i manager dell'industria e, appunto, tra i consumatori.
Partiamo da qui. Cosa rappresenta la fiducia dei consumatori che cresce? Rappresenta un sentimento di chi compra, di chi consuma, che spinge a spendere perché si nutre una certa fiducia nel futuro dello sviluppo e dell'economia del Paese. Significa che i consumatori, soprattutto quelli che appartengono alle fasce di reddito medio-basse decidono di spendere i soldi che hanno in tasca, pochi o tanti che siano, perché non hanno paura, nel domani, di rimanere senza soldi. Significa che quei 22 milioni di occupati, record nel nostro Paese e primo posto nelle classifiche europee degli occupati, sentono di poter rischiare perché avvertono che il clima sta cambiando e che l'ottimismo può, alla fine, cominciare a prendere il posto del pessimismo. Che si può uscire dalla depressione dei consumi. Certo è un fatto economico. Quel numero straordinario di occupati qualcosa vorrà pur dire, in questa direzione. Ma, altrettanto certamente, è anche un fatto di tipo psicologico e qui certamente c'entra anche la fiducia che i consumatori nutrono nei confronti di chi li governa.
Lo sviluppo economico, e i sistemi capitalistici, si reggono sulla fiducia, sull'ottimismo, sulla ipotesi che il domani possa essere meglio dell'oggi. Che la creazione della ricchezza possa rinvigorirsi e, quindi, che ce ne possa essere per tutti. Chi più, chi meno.
Ma, nel nostro tempo, oltre alla fiducia occorre anche un altro ingrediente: la credibilità dei conti dello Stato di un Paese che sono continuamente sotto la lente di ingrandimento di vari organismi internazionali. È il caso del Fmi. Il capo delegazione del Fondo, Alessandro Leipold, ha affermato che «i segnali di ripresa sono positivi» e che, quindi, possono essere raggiunti gli obiettivi stabiliti della finanza pubblica. Buon giudizio dunque sulla Finanziaria.
Naturalmente ci aspettiamo che per qualcuno questi dati non saranno positivi. Che, in questo caso, magari, il Fmi non sarà attendibile. Che, a questo giro, non è da ascoltare. Tutto previsto. Tutto scontato. E, in più, siamo in campagna elettorale.
Ma questo poco importa.
Quello che conta è altro e riguarda proprio il centrodestra, la coalizione che governa che si trova a poter giocare una bella carta. Quella di una possibile ripresa della quale già si vedono i segni.
Politicamente il Governo ha riacquistato una certa forza e il leader è nuovamente in sella. Le recenti vicende parlamentari hanno dato una spinta all'unità della coalizione.


Ora l'economia ricomincia a respirare e, come si sa, le elezioni si vincono toccando i cuori della gente che, a sua volta, però, poi, si mette anche le mani in tasca. Insomma, è un'occasione da non perdere. Occorre rinforzare l'azione del Governo perché questi tram passano e, spesso, non ripassano.

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