Sono già passati dieci anni da quando la trasmissione musicale più rivoluzionaria dei nostri tempi è sbarcata in Italia. In questo periodo X Factor è entrata prepotentemente nelle abitudini e nel linguaggio del pubblico televisivo, facendo molto parlare di sé sia sulla stampa tradizionale sia nel mondo web, collezionando milioni di tweet e diventando oggetto di costante dibattito. Proprio l'Italia è il Paese in cui sta ottenendo un successo che non accenna a esaurirsi, mentre altrove sembra che il meccanismo del talent sia al limite della consunzione. Sarà che noi siamo un popolo votato al bel canto e alla melodia, o piuttosto che c'è ancora tanta gente che sogna visibilità e successo attraverso la tv, anche se l'astuta formula del game non assicura nessun futuro ai vincitori, molti dei quali si sono persi, non essendo tutti riusciti a ottenere il successo di Mengoni, Michielin, Fragola.
Procedendo in una modalità consolidata, giovedì scorso è andata in onda la prima delle sei puntate di selezione, una specie di antipasto al vero e proprio X Factor che partirà nell'autunno inoltrato. Ciò che fin qui ha fatto notizia è l'inclusione di Manuel Agnelli, leader degli Afterhours, tra i quattro membri della giuria. Capelli lunghi, sguardo torvo, atteggiamento severo, Agnelli è stato chiamato per recitare il ruolo del cattivo, uno che conosce la musica e dunque pretende molto, non sopporta le banalità né le soluzioni troppo facili. In questi mesi gli è stata contestata l'assoluta mancanza di coerenza: come può un autore nato e cresciuto nell'underground, che ha portato avanti la battaglia contro le major e a suo tempo si inventò un festival indipendente, prestare la propria immagine a un programma così popolare? Agnelli sostiene che oggi è importante parlare a un pubblico più vasto e meno settoriale (chissà se gli frutterà in termini di vendite di dischi), ma certo il suo essere completamente fuori posto colpisce e funziona.
L'altro nuovo giurato è Alvaro Soler e siamo decisamente agli antipodi. Bello, perbene, ultimo idolo delle teenagers, autore di due banali tormentoni estivi, lo spagnolo è il giudice che dovrebbe prendere il posto di Mika, ma senza averne né l'inventiva né la sfacciataggine. È evidente che a X Factor, quando si parla di estetica, preferiscono puntare su quella maschile che fa tanto gay friendly.
Unica donna, Arisa rappresenta un ritorno. Apprezzata dalla critica e dal pubblico dopo la vittoria a Sanremo, dimostra un'indubbia vis comica, sa stare al gioco, duttile e performantica. Il giudice veterano si conferma invece Fedez, l'anello mancante tra il mondo rap e il pop più commerciale, che nonostante lo scivolone di Vorrei ma non posto, dove si parla di comprare esami all'università, è tra i preferiti dai giovanissimi.
D'altra parte, questo è il dato rilevante, X Factor in Italia è in grado di attrarre il pubblico che di solito non guarda la Tv. Si può trarre da ciò più di un significato sociologico. Ma la convinzione è che il piccolo schermo possa ancora fare qualche miracolo. Di certo riesce ad alimentare sempre curiosità e attesa.
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