E' il pandemonio. La foto di Vasto si sta ingiallendo e scolorendo. Sono passati i tempi in cui l'anti berlusconismo faceva da collante e teneva unito il centrosinistra. Adesso i nodi vengono al pettine. Mentre il leader del Sel Nichi Vendola è rimasto fuori dai giochi politici, Pierluigi Bersani e Antonio Di Pietro litigano quotidianamente sulla linea da adottare in parlamento dinnanzia alla manovra economica licenziata dal premier Mario Monti. Il capogruppo Dario Franceschini assicura che il Pd garantirà tempi certi e la "massima velocità" per approvare le misure anti crisi. Ma questo non basta. Almeno non a Di Pietro che, in una intervista all'Unità, accusa apertamente il segretario del Pd di avere "un atteggiamento intimidatorio e ricattatorio" nei confronti dell'Idv: "Questa manovra è frutto di accordi sottobanco, la dimostrazione che ancora una volta Berlusconi s'è fatto pagare per lasciare il posto". Accuse che sia Bersani sia Rosy Bindi rispediscono al mittente invitando l'ex pm a un atto di responsabiliutà.
Dopo (pochi) giorni passati a collaborare, sempre mugugnando e sempre digrignando i denti, Di Pietro torna alla carica e minaccia il governo di non sostenere la manovra. "L'IdV farà opposizione dura e costruttiva", assicura annunciando che sta scrivendo una contro manovra. Un déjà vu. Non è infatti la prima volta che l'ex pm di Mani Pulite prova a sostituire il governo in carica. Lo aveva fatto anche con Silvio Berlusconi annunciando una contro manovra da spedire ai vertici dell'Eurogruppo. Accolto dalle risa generali, aveva però trovato il supporto di Bersani. "Stupisce - sottolinea Di Pietro - l’atteggiamento intimidatorio e ricattatorio dell’amico Bersani". Ad ogni modo l'Idv farà "una serie di interventi mirati" in Commissione al fine di individuare "diverse tipologie di entrate ed uscite". "Il governo deve riscrivere la manovra e accogliere alcune nostre proposte - avverte Di Pietro - un governo sordo e cieco non è all’altezza della fama che l’ha accompagnato fin qui".
Il Pd non è d'accordo con l'estremismo di Di Pietro. Se infatti la Bindi sottolinea che "la disponibilità annunciata da Berlusconi" sul percorso delle riforme è "un segnale positivo", Bersani ci tiene a ricordare al leader Idv che bisogna difendere i ceti popolari. "Di Pietro può tendere l’elastico e dire che protesta di più ma non parli di inciuci con la destra - avverte il segretario democratico - non si permetta". Bersani proverà, comunque, a convincere il governo a intervenire sulle questioni che più stanno a cuore ai Democratici: il blocco delle indicizzazione delle pensioni, la penalizzazione per chi sceglie di ritirarsi prima e l'Ici. Su quest’ultimo tema il Pd potrebbe provare la sponda dol Pdl. Lo schema di lavoro deciso è che siano i capigruppo del partito nelle commissioni Bilancio e Finanze a raccogliere le indicazioni dei singoli parlamentari. L’obbiettivo è, che alla fine, siano relatori ed esecutivo a presentare gli emendamenti al fine di evitare una competizione tra partiti. La linea di ridurre al minimo le richieste è stata dettata da Franceschini invitando a non cedere alla tentazione di presentare decine di emendamenti di bandiera.
Insomma, Bersani è al lavoro per cercare di portare "correzioni mirate" alla manovra pur mantenendone intatto l’impianto. Se il Pd cerca di ricompattarsi almeno al suo interno, resta l'incognita Di Pietro. In molti lo considerano una "scheggia impazzita".
"Di Pietro ha votato la fiducia a questo governo - spiega la stessa Bindi chiacchierando coi giornalisti in Transatlantico - non può tenersi le mani libere quando questo governo fa la prima scelta, per cui è stato voluto da tutti". Lo spazio di manovra resta, quindi, stretto. E l'Idv Massimo Donadi avverte: "Non rispondiamo a chi, con minacce e ricatti, cerca di condizionare la nostra azione".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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